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Anche Unifil condanna i raid di Israele in Libano: “Attacchi ai civili sono una violazione delle leggi umanitarie internazionali”

È dall’8 ottobre che le notti dei Caschi Blu dell’Onu sono illuminate dai razzi e dalle esplosioni sopra le loro teste. Da quasi un anno, ormai, la Linea Blu è sorvolata dai missili di Hezbollah e di Israele, ma negli ultimi giorni il livello dello scontro è aumentato talmente tanto, a causa soprattutto dell’offensiva israeliana su larga parte del Libano, che anche per la missione Unifil, guidata dall’esercito italiano, oggi con la Brigata Sassari con a capo il generale Stefano Messina, è scattata l’allerta massima.

Tutti nei bunker, ma nessuna grave conseguenza per i militari italiani: “La missione rimane attiva nel sud del Libano e non ci sono feriti tra i nostri Caschi Blu”, ha detto all’Ansa il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, commentando l’escalation della crisi in Medio Oriente. Il pericolo non va però sottovalutato, sia perché un missile potrebbe cadere, anche accidentalmente, nell’area occupata dalle forze d’interposizione Onu, sia per il rischio ancora vivo di un’invasione di terra da parte di Israele: “La situazione è ancora molto preoccupante – sottolinea Messina -, i bombardamenti stanno continuando in tutto il sud del Libano e anche in altre zone. Al momento, in base ai dati del ministro della Sanità libanese, ci sono 569 persone uccise e più di 1.800 feriti”. Un’escalation che il portavoce condanna, anche perché la maggior parte delle vittime del fuoco d’Israele rimangono i civili: “Tra i morti – conclude – ci sono 50 bambini e 98 donne. Gli attacchi ai civili sono una violazione delle leggi umanitarie internazionali“.