“Costringere la Russia alla pace? Sarebbe un errore fatale“. Nel giorno in cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, interviene all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, avverte Kiev e i suoi alleati che quella intrapresa non è la strada corretta per portare la Federazione intorno a un tavolo di pace. Dopo aver diffuso lui stesso le immagini nelle quali firma dei proiettili di artiglieria destinati a colpire soldati o civili russi, Zelensky da Palazzo di Vetro ha dichiarato che “l’Ucraina vuole mettere fine a questa guerra più di ogni altro nel mondo”. Ma anche lui sottolinea che: “Non accetterà mai” un accordo di pace imposto. Un punto d’incontro potrebbe essere trovato grazie all’India che, come ha rivelato il ministro degli Esteri Subrahmanyam Jaishankar nel corso di un incontro all’Asia Society Policy Institute di New York, “sta condividendo con Russia e Ucraina i risultati delle conversazioni avute con entrambi”. Mosca, però, prospetta un conflitto ancora lungo e corre ai ripari dal punto di vista militare: secondo quanto rivelato da Reuters, la Federazione ha avviato un programma per sviluppare e produrre droni d’attacco a lungo raggio in Cina da utilizzare nella guerra contro l’Ucraina.
Zelensky invoca la (sua) pace a New York
Nonostante l’outfit rimanga quello del presidente in prima linea, Zelensky all’Onu ha deciso di vestire i panni di colui che ha come primo obiettivo il raggiungimento della pace tra Russia e Ucraina. Mentre Mosca avanza nel Donetsk e, dall’altra parte, Kiev continua la sua pressione nelle regioni russe di confine, il leader di Kiev ribadisce il concetto espresso negli ultimi giorni: costringere Mosca alla pace. In che modo? Con le armi e il sostegno occidentale. Non solo da un punto di vista militare, ma anche economico ed energetico. Non è un caso che gran parte del suo intervento fosse incentrato sulla principale preoccupazione in vista del gelido inverno ucraino: l’approvvigionamento energetico. Putin sta “pianificando attacchi alle nostre centrali nucleari e alle infrastrutture con l’obiettivo di scollegarle dalla rete elettrica con l’aiuto di satelliti, tra l’altro, di altri Paesi”, ha denunciato il capo dello Stato senza dare ulteriori informazioni riguardo a questi presunti alleati di Mosca.
In questo modo, ha aggiunto, l’autocrate russo sta cercando modi per “spezzare lo spirito ucraino” prendendo di mira l’infrastruttura energetica del suo Paese con attacchi deliberati alle centrali elettriche ucraine e all’intera rete energetica: “La Russia ha distrutto tutte le nostre centrali termoelettriche e gran parte della nostra capacità idroelettrica. È così che Putin si sta preparando per l’inverno, sperando di tormentare milioni di ucraini. Putin vuole lasciarli al buio e costringere l’Ucraina a soffrire e ad arrendersi“. Per evitare un disastro del genere, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è tornata per l’ottava volta a Kiev offrendo un prestito da 35 miliardi al governo, ma soprattutto annunciando uno stanziamento da 160 milioni per il sostegno energetico al Paese.
Gli attacchi, però, preoccupano Zelensky anche per un altro motivo: teme “un incidente nucleare” a Zaporizhzhia, l’impianto ancora oggi occupato dalle forze russe. “Il primo punto della mia formula di pace è sulla sicurezza nucleare, il mondo capisce cosa c’è in ballo”, ha aggiunto ventilando lo spettro di una nuova Chernobyl.
Molto di questo sostegno da parte del blocco Nato potrebbe venire meno in caso di vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni. Non è un segreto che i Repubblicani vogliano fortemente ridimensionare gli aiuti forniti a Kiev e a dimostrazione dei rapporti tesi tra le parti arriva anche la notizia di un incontro tra Zelensky e Joe Biden e Kamala Harris, ma non con il tycoon. A far cambiare idea all’ex presidente, secondo Politico, è la visita del leader ucraino domenica scorsa a una fabbrica di munizioni a Scranton, nello Stato chiave della Pennsylvania. Una mossa che ha irritato Trump che l’ha interpretata come una mossa elettorale.
La Russia dice ‘no’ alla pace imposta
Per fare la pace, però, bisogna essere in due. E da Mosca non c’è alcuna disponibilità a sedersi a un tavolo secondo le imposizioni di Kiev. Lo ha detto chiaramente Peskov: “Dal mio punto di vista, una posizione del genere è un errore fatale. Un errore fatale, un errore sistemico, è un’idea profondamente sbagliata che, ovviamente, avrà inevitabilmente delle conseguenze per il regime di Kiev”. Anche il ministro degli esteri, Sergej Lavrov, conferma che il clima a Mosca rimane quello di andare avanti con quella che hanno definito “operazione speciale”: “Raggiungeremo la vittoria, non abbiamo dubbi. Ci siamo veramente uniti di fronte alla guerra che l’Occidente ha scatenato contro di noi per mano degli ucraini e l’Occidente deve capire” che questa guerra “sarà persa”.
Intanto, le truppe russe hanno conquistato altri due villaggi nel Donetsk, quelli di Ostroye e Grigorovka. Mentre il Cremlino ha definito “positiva” per le sue truppe la “dinamica” della situazione militare nella zona di Vuhledar.
I droni Made in China
Nonostante l’enorme disponibilità di armi, la Federazione ha bisogno di incrementare la produzione per portare avanti il conflitto ancora a lungo. Così, secondo quanto riportato da Reuters, ha concluso un accordo con Pechino per produrre droni d’attacco a lungo raggio. IEMZ Kupol, sussidiaria della società di armi statale russa Almaz-Antey, ha sviluppato e testato in volo un nuovo drone chiamato Garpiya-3 (G3) in Cina con l’aiuto di specialisti locali, secondo uno dei documenti visionati e forniti da fonti d’intelligence europee.