“In Italia urlare a volte può essere utile, viviamo in un paese dove talvolta alzare la voce funziona. La nostra città non ne poteva più. Il mio grido d’allarme, che aveva contenuti, diciamo, provocatori, alla fine ha dato i suoi frutti e ho ricevuto una prima risposta dalle istituzioni”. Sono le parole pronunciate a 24 Mattino (Radio24) dal sindaco di Faenza Massimo Isola che, esasperato dalle lungaggini amministrative negli interventi sul territorio e dai ritardi nei rimborsi ai suoi cittadini alluvionati, ha annunciato ‘disobbedienza istituzionale’ in una lettera scritta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“È evidente che siamo arrivati a un punto nel quale abbiamo perso la fiducia – spiega il primo cittadino – Stiamo affrontando la sfida del cambiamento climatico con gli strumenti del ‘900, non andiamo da nessuna parte così. Pensate che i nostri fiumi nelle zone di campagna hanno gli argini gestiti da un decreto regio del 1904 che fa riferimento a enti e soggetti che non ci sono neanche più. Come facciamo a affrontare le sfide del ventunesimo secolo con questo sistema? Ecco, il mio grido voleva essere proprio di merito. Siamo inadeguati e vecchi, non riusciamo a incidere, c’è proprio un problema strutturale”.
Isola denuncia l’eccessiva lentezza della burocrazia italiana: “Sono troppo lenti i tempi per dare risorse ai cittadini, così come sono troppo lenti i tempi per costruire gli strumenti di difesa del territorio. In questi 16 mesi ci siamo occupati della ricostruzione superficiale del passato, non siamo riusciti a trovare ordinanze e schemi di lavoro che ci aiutassero a mettere in sicurezza la Romagna in un’ottica preventiva. Noi – sottolinea – abbiamo il fiume Marzeno che ci ha dato grandi criticità. Ecco, faremo noi le dighe, gli argini e le aree di laminazione se non verranno fatte da altri. Faenza è l’esempio che col cambiamento climatico si devono cambiare le procedure ed aggiornare la nostra burocrazia”.
Poi la bordata ai piani istituzionali alti: “Abbiamo un progetto e guarda caso, dopo la mia lettera a Mattarella, le altre istituzioni ci hanno dato l’ok a realizzarlo in tempi rapidi. La progettazione l’abbiamo fatta noi perché non potevamo più aspettare che la facessero gli altri. Ieri ci hanno detto che la nostra progettazione funziona. È da 6 mesi che la struttura commissariale ci deve finanziare quel progetto per noi decisivo – continua – Abbiamo deciso insieme alla Regione ieri di farlo in somma urgenza. Io credo che ci debba essere la volontà e spero che il nostro dolore sia da esempio: se vogliamo aiutare i cittadini non possiamo aspettare 18 mesi per dargli le risorse. Novanta faentini su 4.500 alluvionati hanno avuto le risorse per la loro abitazione dopo 18 mesi. E questo non va bene”.
Il conduttore Simone Spetia fa notare che la gestione commissariale voluta dal governo Meloni deve servire proprio ad accelerare i tempi. “Lo credo anche io – risponde il sindaco di Faenza – Evidentemente abbiamo ancora un’idea di emergenza troppo lenta e troppo distante. L’emergenza, in questi tempi di cambiamento climatico, ci dice che dobbiamo fare in mesi quello che una volta facevamo in anni. Stiamo continuando a fare le cose in anni, ma il mondo fuori ha cambiato ritmo. Abbiamo avuto tre volte un’alluvione con oltre 300 millimetri d’acqua caduta, cose che mi dicono non succedeva a 500 anni. Forse dobbiamo svegliarci“.
Ed esprime il suo finale auspicio sui rimborsi agli alluvionati: “Sono riuscito a fare una variazione di bilancio per trovare risorse in modo che il Comune possa darle direttamente a una parte importante dei cittadini, visto che i percorsi dei rimborsi sono lentissimi – conclude – Mi auguro che una parte del mondo dell’impresa italiana, fondazioni, sistema di credito, ci diano una mano per aiutare anche altri cittadini della Romagna. Hanno bisogno di soldi e di risorse subito, non fra dieci mesi“.