La tragedia dell’ennesima alluvione in Emilia-Romagna non è solo colpa del cambiamento climatico.

Partiamo proprio dalla natura. Solo persone ignoranti o in mala fede possono negare che esiste il cambiamento climatico; è ormai scientificamente dimostrato ed è anche percepibile empiricamente da ognuno di noi. Però ogni qual volta si cerca sul piano politico ed economico di affrontare questo complesso tema per trovare soluzioni possibili e che non può che essere affrontato a livello globale, scatta la reazione conservatrice di chi, a strenua difesa del sistema liberista, consumistico e sfruttatore, strepita che l’economia non si può toccare, viene prima il denaro, il profitto, il mercato e costruiscono campagne politico mediatiche per impaurire la popolazione facendo credere che la transizione ecologica è essa una calamità e solo un costo per le comunità.

Bisognerebbe invece fortemente impaurirsi di più per i pericoli alla vita dei cambiamenti climatici che mette in discussione la stessa esistenza dell’umanità e per le più forti ricadute economiche che hanno i disastri ambientali. Semmai si sarebbero dovuti utilizzare la gran parte dei fondi del Pnrr, mai più disporremo come Paese di somme così ingenti, proprio per la riconversione ecologica, il dissesto idrogeologico e la cura e tutela del territorio. Lacrime di coccodrillo sulle tragedie e poi quando si devono mettere in atto azioni per cambiare il sistema scatta la reazione del sistema. Nulla cambia ed anzi si va sempre peggio per poi piangere, ipocritamente, alla prossima tragedia.

Ma devastazioni, danni e lutti in Emilia-Romagna non sono solo attribuibili al cambiamento climatico. Vi sono anche responsabilità con condotte commissive ed omissive degli esseri umani.

Comincerei dalle responsabilità più datate e strutturali da parte della politica regionale nel corso degli anni: il controllo e la manutenzione del territorio, dei fiumi, degli argini, la cementificazione selvaggia, il consumo di suolo, il dissesto idrogeologico. L’Emilia-Romagna è una delle regioni in cui si è registrato il maggiore consumo di suolo e quindi la sovversione del rapporto di equilibrio tra esseri umani, esseri viventi e natura. Poi parliamo di una classe politica favorevole all’autonomia differenziata ma che non ha saputo utilizzare nemmeno bene i fondi tra le varie alluvioni degli ultimi tempi. Poi abbiamo i disastri dei commissariamenti, il grande buco nero e spesso criminale del nostro Paese.

La Presidente Meloni e il governo decisero di non assegnare il ruolo di commissario al presidente della Regione Emilia-Romagna perché di altra sponda politica e hanno scelto la strada di un tecnico, il generale Figliuolo che rispondesse direttamente al governo. Da quello che emerge un disastro: soldi spesi poco e male, ritardi, assenza di cooperazione politica ed istituzionale con la Regione. Con in mezzo i sindaci, da un punto di vista istituzionale. Ma soprattutto con le persone stritolate da ritardi, incapacità, inadeguatezze, scontri di potere, tradimenti, come l’impegno della Meloni, con gli stivali nel fango, durante la precedente alluvione, a non lasciare nessuno indietro e senza soldi. Promesse non mantenute.

La politica e le istituzioni rappresentate da una politica quanto meno totalmente incapace sono responsabili di queste immani tragedie. E mi auguro che anche la magistratura accerti i responsabili di reati che appaiono senza dubbio evidenti.

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