¡Bendita inmigración!, benedetta immigrazione, è il titolo di un editoriale su El País di Fernando Vallespín, docente di Scienze Politiche all’Università Autonoma di Madrid.

L’analisi parte da un dato certo: recenti inchieste demoscopiche assegnano all’immigrazione il primo posto tra i temi che maggiormente preoccupano i cittadini. Dati che sorprendono poco se letti in un’ottica europea, dove consolidati sistemi politici subiscono il peso di un populismo che spinge sulle paure e sulle incertezze.

Se però ci soffermiamo sulla storia recente della Spagna, leggere di una percentuale del 30,4% della popolazione che segnala come primo problema l’immigrazione irregolare allora l’interpretazione dei dati cambia.

Negli ultimi decenni la Spagna è stato il paese del sud Europa che ha regolato meglio il fenomeno, mai debordante sul piano sociale, non a caso fino allo scorso giugno dai sondaggi emergevano altre preoccupazioni per i cittadini: la disoccupazione, l’economia, la frattura tra organi statuali, con l’eterna questione del rapporto tra Madrid e il regionalismo spinto. Di certo non l’immigrazione, considerato problema da contenere solo per il 16% degli intervistati.

Il Centro de Investigaciones Sociológicas (CIS) segnala che la percezione sia cambiata, la nuova ‘crisis de los cayucos’ nelle isole Canarie ha dato la stura alle recriminazioni e alla paura del diverso. Massicci sbarchi di immigranti hanno fatto dell’isola El Hierro, nell’arcipelago canario – luogo geograficamente parte del continente africano – la nuova Lampedusa.

Il professore Vallespín invoca, nel fondo sul principale foglio progressista del paese, un accordo tra i due grandi partiti, il Psoe del premier Pedro Sánchez e i Populares di Alberto Núñez Feijóo. Un patto di Stato che avrebbe un doppio effetto: favorire la cooperazione tra regioni per consentire alla comunidad canaria, oramai al collasso, di uscire da una crisi insostenibile; permettere ai conservatori moderati di differenziarsi dalle posizioni xenofobe di Vox.

Non sarà facile portare i Popolari, in vantaggio sui socialisti in tutte le rilevazioni demoscopiche, su un piano conciliativo con l’esecutivo di sinistra. E non sarà agevole smuovere la maggioranza dei cittadini: uno su tre denuncia l’immigrazione irregolare come la prima questione sociale da risolvere. Sono i numeri a spaventare: gli sbarchi nei porti delle Canarie hanno registrato un aumento del 126% in questi mesi estivi, nell’enclave di Ceuta i passaggi di irregolari sono cresciuti di un 143%. Dati che hanno l’effetto del maestrale su un incendio vivo.

E ha suscitato impressione il tam tam scatenato sui social dai giovani magrebini che, nelle ultime settimane, hanno lanciato una campagna per una emigrazione di massa verso Ceuta, ultimo avamposto della speranza, distante solo pochi chilometri dalla miseria offerta dalla patria marocchina.

Video su TikTok disegnano, come in un videogioco, le rotte possibili per aggirare ostacoli e recinti e così intravedere un nuovo miraggio, a stento sfumato per lo straordinario dispiegamento delle forze magrebine di questi giorni. Ma è questione solo rinviata: inchieste segnalano che oltre la metà dei giovani sotto i 29 anni auspica di emigrare, e poco importa se illegalmente, verso l’Europa; il 94% dei giovani possiede uno smartphone. Con i social a fare da collante per rilanciare un sogno collettivo.

Barconi e chiamate di massa sui social, il connubio che agita le acque della politica spagnola.

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