Il Parlamento ha eletto i quattro componenti del consiglio di amministrazione della Rai. Alla Camera i nomi scelti sono quelli di Federica Frangi, indicata dalla maggioranza di governo, e Roberto Natale, supportato da M5s e Avs. Al Senato sono stati eletti, invece, Antonio Marano (sostenuto dal centrodestra) e Alessandro di Majo. La procedura, prevista dalla legge Renzi del 2015, ha spaccato però le opposizioni: da una parte il Pd, seguito da Italia viva e Azione, ha deciso di non partecipare al voto chiedendo prima una riforma della governance in linea con quanto chiesto dal Media Freedom Act e che renda i vertici indipendenti dalla politica; dall’altra 5 stelle e Avs hanno invece scelto di andare in Aula e votare comunque il proprio consigliere. Per Frangi hanno votato 174 deputati, mentre i voti per Natale sono stati 45. Al Senato Marano ha ottenuto 97 voti e di Majo 27. Sempre questa mattina il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha proposto alla Presidenza del Consiglio dei ministri la nomina di Simona Agnes e Giampaolo Rossi, che saranno così i due componenti di nomina governativa.

Ieri sera, dopo l’assemblea dei gruppi dem, la segretaria Elly Schlein aveva rivendicato la scelta di Aventino: “Siamo coerenti con le cose che diciamo e non siamo disponibili a farci tirare per la giacca”, ha detto. “Non c’è ragione di rinnovare il Cda, visto che già controllano la Rai. Non è una smobilitazione, è una mobilitazione ancora più forte fatta da una posizione di coerenza inattaccabile. Sono altri che devono rispondere di aver cambiato posizione”. Oggi, ospite di Omnibus su La7 ha rilanciato: “Io non entro nelle decisioni di altri” e “continuiamo a pensare che la riforma della governance sia urgente. La maggioranza vuole rimandarla al 2000mai. Noi non ci stiamo e non partecipiamo al voto. Il Pd è coerente con quanto ha detto nelle ultime settimane: non ci interessa stare lì a discutere di poltrone”. Alla leader dem ha replicato il presidente M5s Giuseppe Conte: “Noi siamo stati coerenti sulla Rai. Siamo con Avs, non capisco la decisione del Pd. Il cda del servizio pubblico deve essere presidiato dalle forze di opposizione. La spaccatura c’è stata da parte del Pd insieme a Renzi, che dopo la riforma della Rai del 2015 fanno questa spaccatura”.

“La lotta intelligente e perseverante vince! Finalmente si comincia il percorso di riforma della Rai in Parlamento per liberare il Servizio Pubblico dai partiti”, ha detto la presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia (del M5s), commentando l’esito del voto alla Camera: “Oggi il M5s e Avs hanno condiviso un obiettivo fondamentale: impedire che ci fosse un Cda privo del presidio delle forze di opposizione e che la maggioranza nominasse tutti i consiglieri di amministrazione, garantendo così un equilibrio fondamentale per il pluralismo dell’informazione e il rispetto delle diverse sensibilità del Paese”.

L’opposizione, dunque, si è spaccata, nonostante gli appelli arrivati dalle sue varie anime per evitare una divisione che rischia di minare il nascente campo largo. Resta ferma, comunque, la linea comune che prevede di disertare la votazione del presidente in Commissione di Vigilanza, impedendo così il raggiungimento del quorum richiesto per l’investitura. I dem continuano a chiedere di procedere con la riforma prima delle nomine. Ieri 25 settembre, il pressing per avviare l’iter è proseguito con un intervento della presidente della Commissione di VigilanzaFloridia, dopo un mandato unanime della bicamerale a procedere in questo senso. È stato, quindi, il presidente dell’ottava Commissione di Palazzo Madama e senatore di Forza Italia Claudio Fazzone ad annunciare che il primo ottobre “verranno incardinati tutti i disegni di legge” con l’obiettivo “di agevolare un corretto e proficuo confronto tra maggioranza e opposizione”. Una mossa che tende, dunque, la mano all’opposizione nel tentativo di sbloccare anche l’impasse sul presidente. Il nome di Simona Agnes, voluto da Forza Italia, che dovrebbe essere indicata dal Mef, insieme al futuro amministratore delegato Giampaolo Rossi, non viene giudicato, però, abbastanza super partes dalla minoranza che conferma la volontà di non presentarsi in aula a Palazzo San Macuto. Si andrà, quindi, con ogni probabilità verso una bocciatura, che aprirebbe la strada a un secondo tentativo della maggioranza, forse dopo le elezioni in Liguria, nella speranza che una parte dell’opposizione possa cambiare idea, o alla ricerca di un presidente di garanzia. Una soluzione, quest’ultima, che anche Palazzo Chigi sembra caldeggiare proseguendo i contatti con l’opposizione, ma che potrebbe minare gli equilibri nel centrodestra.

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Cda Rai: Frangi, Marano, Natale e di Majo. Chi sono i nuovi componenti eletti dal Parlamento

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