Lotta al patriarcato e agli stereotipi? Prevenzione sulla violenza contro le donne nelle scuole? Convegni, corsi di formazione, presentazione di libri che trattano questi temi? Sembra che tutti gli sforzi che facciamo per promuovere una cultura del rispetto e della parità siano vanificati quando poi una Giunta regionale decide di finanziare un evento come il “Festival Giovani Adulti” che si svolgerà a Torino alla fine di settembre.
Il tema è “Il Corpo del mondo” e viene da chiedersi quale corpo? Quello della donna che questa destra vuole controllare? Quello immaginato dall’ideologia degli antiabortisti, tanto cara all’assessore alle Politiche sociali, che vuole ostacolare, frenare e contrastare il diritto ad una libera scelta che si incentra proprio sui corpi delle donne?
“Uno spazio per la carne, il sangue e ovviamente l’anima” così si presenta questo Festival che vorrebbe (ri)educare le nuove generazioni ad entrare nella società attraverso la lotta dei corpi. Quando si scorre il programma si rafforza l’idea, che purtroppo ci è chiara già da tempo, di quanto questa cultura sia improntata su una visione della società nazionalista, conservatrice e nostalgica. Bastano alcuni titoli degli incontri per capire dove si vuole andare a parare: Scuola di armi medioevali, Scuola di cavalleria, Guerra spiegata ai ragazzi” con Renato Daretti presidente di Anie, l’Associazione Nazionale Incursori dell’Esercito, e “Anima e corpo” con Don Ambrogio Mazzai, prete presente sui social, grande oppositore del ddl Zan che a suo dire priva le persone della libertà di esprimersi.
E dulcis in fundo un laboratorio dal titolo sconfortante e vagamente misogino “Maschi contro femmine” che ci fa capire quanto ancora non sia recepita nella cultura di destra l’idea che la parità, il rispetto siano valori che non passano attraverso il conflitto, lo scontro, l’opposizione ma si ricercano attraverso un lavoro di eliminazione dei modelli culturali e degli stereotipi della cultura patriarcale.
Ma è pura utopia pensare che questa destra, quella più retriva e conservatrice, incarnata dall’assessore alle politiche sociali Marrone, possa fare un’operazione culturale scevra dall’ideologia patriarcale, pilastro di tutte le loro politiche e che si ritrova non solo nei provvedimenti che riguardano i diritti sessuali e riproduttivi ma anche in quelli che sono gli altri fondamenti della destra radicale: i confini sovrani, la difesa della famiglia “tradizionale”, i principi su cui è fondata “Agenda Europa” network di organizzazioni internazionali sovraniste che ha come obiettivo quello di far retrocedere i diritti umani e di affermare una “legge naturale che la ragione umana può discernere e comprendere, ma che la volontà umana non può alterare (…) Una legge positiva che sia in contraddizione con i precetti della Legge naturale non ha alcuna legittimità, e nessuno è moralmente vincolato ad essa” come si legge nel manifesto “Ristabilire l’ordine naturale”.
Apparentemente e per chi è poco attento, il linguaggio usato per promuovere questa manifestazione può apparire neutro, non particolarmente lesivo, sessista o discriminatorio. Anche questa strategia, usata dalla destra e ben chiarita nel manifesto Agenda Europa, è purtroppo nota e utilizzata spesso dalla destra e dai movimenti antiabortisti e si basa sull’appropriazione di un linguaggio mutuato direttamente dal femminismo e dalle forze progressiste inquadrando questi temi in termini di diritti, utilizzandoli però con un significato diametralmente opposto.
Ma questo “camuffamento” è stato subito colto e il Festival Giovani Adulti inizia con una serie di proteste di comuni cittadini, reazioni della società civile sui social e prese di posizione dei partiti di opposizione. La consigliera Nadia Conticelli ha così definito il Festival: “una carrellata di titoli che rimandano, immagino volutamente, alla distorsione propagandistica del mens sana in corpore sano dei regimi assolutisti, come quello fascista (il discobolo nel logo è significativo a questo proposito)”.
Dobbiamo ancora una volta constatare che questa iniziativa è l’ennesima manifestazione della propaganda ideologica dell’assessore alle Politiche sociali, così come lo sono l’ “inesistente” stanza d’ascolto, i Fondi erogati alle associazioni antiabortiste e l’ingresso delle stesse nei consultori. Iniziative per cui, purtroppo, sono stati usati fondi pubblici che altra destinazione avrebbero dovuto avere.
Infatti per questo Festival pare sia stato erogato dalla Giunta piemontese un contributo di 100 mila euro da imputare al capitolo di spesa dedicato a “famiglie e minori, tutela materno-infantile, persone anziane e disabili, altri soggetti in condizioni di fragilità”. In una Regione in cui i consultori, che dovrebbero essere la prima preziosa risorsa per l’educazione di studenti e studentesse alla prevenzione e all’educazione sessuale, sono depauperati di risorse e personale, tanto da non poter più far fronte a queste deleghe che la legge sulla loro istituzione impone. O dove la contraccezione gratuita non viene erogata e in tutta la precedente legislatura non sono stati destinati finanziamenti a copertura di questo capitolo di spesa. O dove ancora 60.000 famiglie piemontesi sono rimaste senza voucher per pagare i libri (per cui bisogna avere un Isee inferiore a 26mila euro l’anno, ma “vince” chi partecipa prima al bando).
Non ci rassegniamo a questa egemonia culturale che la destra vuole imporre perché lontana dal perseguimento di una società equa, giusta, paritaria e democratica e citando un’espressione per definire destra e sinistra del grande filosofo Norberto Bobbio “tra una visione orizzontale ed egualitaria della società, o una visione verticale ed inegualitaria” noi siamo sicuramente sostenitrici della prima.