Economia

Gli italiani sono per un’imposta sui grandi patrimoni. Avs la vuole in un programma di coalizione, Pd e M5s: “Sì ma su scala europea”

“Il sistema fiscale in Italia non è equo. Lo è poco o per niente, nella percezione dell’85% dell’opinione pubblica”. Un’iniquità che contribuisce a rendere il Paese sempre più disuguale: per il 71%, le disuguaglianze in Italia sono aumentate negli ultimi cinque anni e sono di natura per lo più economica, ma anche di accesso ai servizi, soprattutto quelli sanitari. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine condotta a settembre dall’Istituto Demopolis per OXFAM Italia, i cui risultati sono stati presentati al Senato alla presenza di diversi parlamentari, dal responsabile economico Pd Antonio Misiani, passando per Giuseppe De Cristofaro e Angelo Bonelli (AVS), Riccardo Ricciardi ed Ettore Licheri (M5s).
Secondo la ricerca demoscopica, in particolare, 7 italiani su 10 sarebbero oggi favorevoli ad un’imposta europea sui grandi patrimoni, che in Italia si applicherebbe allo 0,1% più ricco della popolazione, circa 50mila cittadini, con patrimoni netti superiori ai 5,4 milioni di euro. “Una misura in grado di rafforzare l’equità del nostro sistema fiscale e generare considerevoli risorse da destinare al finanziamento dei crescenti bisogni sociali, al contrasto a povertà e disuguaglianze e alla lotta contro i cambiamenti climatici”, è stato sottolineato. Ricordando il sostegno dei 320mila firmatari dell’Iniziativa dei cittadini europei per un’imposta europea sui grandi patrimoni, sostenuta dalla raccolta firme La Grande Ricchezza promossa da Oxfam in partnership con Il Fatto (qui il link al sito dove è possibile aderire). Un’imposta del genere sarebbe quanto mai opportuna anche in Italia, secondo Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam sui temi di giustizia fiscale: “Come dimostrano i risultati dell’indagine, oggi non è un tema tabù nel nostro Paese”.
Secondo quando emerso dall’indagine, il supporto all’imposta europea sui grandi patrimoni è amplissimo tra gli elettori di AVS (94%), PD (88%) e M5S (86%) e nella porzione di popolazione che dichiara di astenersi dal voto (73%). Tra le principali forze dell’attuale maggioranza il supporto raggiunge, al netto di chi non esprime una posizione definita, una maggioranza relativa: il 49% dei favorevoli contro il 42% dei contrari tra chi vota Fratelli d’Italia, il 45% dei favorevoli contro il 42% dei contrari in quello di Forza Italia, il 46% dei favorevoli contro il 43% dei contrari tra gli elettori della Lega.
Così è soprattutto in casa Alleanza Verdi Sinistra che si spinge affinché una misura come quella della tassazione sui patrimoni dei super-ricchi venga inserita all’interno di un programma comune del futuro campo progressista, alternativo a quello delle destre di governo. Non è una novità, dato che Avs è stata (insieme alla lista Pace Terra Dignità di Santoro) l’unica forza a inserire la stessa tassa sui patrimoni nel proprio programma per le ultime Europee, al contrario di Pd e M5s. L’imposta sui grandi patrimoni assente nel programma? Condividiamo quello di S&D che la prevede a livello europeo”, aveva spiegato invece il dem Misiani. Una posizione ribadita ancora oggi: “Ritengo che la scala nazionale presenti una serie di criticità, a partire dal tema della fuga dei capitali, mentre quella europea dei 27 Paesi dell’Unione sia la scala più efficace”.
Mentre dal M5s è Ricciardi a condividere: “Penso che si debba rischiare, lo dico a noi, come a chi vuole costruire un campo progressista. Chiaro, sono d’accordo con Misiani sul perimetro per evitare fughe di capitali”. E ancora, alle telecamere del Fattoquotidiano.it: “L’imposta prima assente nel nostro programma? Noi dobbiamo spostare il focus della tassazione in Italia dal lavoro al patrimonio, partendo da proposte come queste che non sono simboliche, ma di equità sociale. Un punto su cui come M5s ci confronteremo, la Costituente è fatta anche per focalizzare temi che possono essere la nostra prospettiva politica futura”. Rispetto ai rischi di fuga dei capitali, però, è lo stesso Maslennikov a precisare: “Progressi in ambito di cooperazione amministrativa in materia fiscale ce ne sono stati tanti, ora serve potenziare procedure già esistenti, inglobare nuovi asset come per esempio la proprietà immobiliare, su cui si possono avere scambi di informazioni tra autorità fiscali nazionali. Questo permetterebbe di allentare il pericolo della fuga di capitali”. E ancora: “La scala nazionale potrebbe ancora funzionare. Come propone l’economista Gabriel Zucman, c’è anche la possibilità di prevedere anche in caso di esodo fiscale un prolungamento della tassazione per un certo numero di anni”.