Tennis

La maledizione della Laver Cup: strage di giocatori, per ora si salvano solo in cinque su 14

Un’autentica strage sportiva. Mentre nel tennis tiene banco la polemica innescata da Carlos Alcaraz sulle troppe partite previste dal calendario Atp, tra Tokyo e Pechino è entrata nel vivo la fase dei tornei asiatici, che culminerà con il Masters 1000 di Shanghai. Ed è stata un vero choc per quei tennisti che hanno partecipato alla Laver Cup: dei 14 giocatori coinvolti, ben 9 si sono ritirati o hanno perso al primo turno. Per il momento si salvano l’azzurro Flavio Cobolli, che ha battuto Alexander Bublik a Pechino (ma durante le Laver Cup non è mai sceso in campo), e lo statunitense Ben Shelton, vittorioso contro Opelka a Tokyo. Hanno avuto un giorno in più di riposo prima di scendere in campo invece Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev e Francisco Cerundolo. Che almeno nel primo match hanno evitato di fare la fine dei loro illustri colleghi: Alcaraz ha battuto Mpetshi Perricard, Medvedev ha avuto la meglio di Monfils e Cerundolo ha sconfitto Mensik.

Per gli altri la Laver Cup è stata una maledizione. A inaugurare l’ecatombe è stato il numero 2 al mondo, Alexander Zverev, colpito da una polmonite. Lo hanno seguito a ruota Struff e Dimitrov, che si sono ritirati dall’Atp 500 di Pechino senza nemmeno scendere in campo. Kokkinakis non ci ha neanche provato, rinunciando a iscriversi a uno dei due tornei. All’Atp 500 di Tokyo ha partecipato invece Stefanos Tsitsipas, perdendo subito contro Michelsen. Stessa sorte toccata anche a Tiafoe (fuori al primo turno contro Nakashima), a Tabilo (che quantomeno ha perso contro Rune), a Fritz (il finalista degli Us Open è uscito contro il francese Fils) e pure a Ruud, che ha perso in due set contro Thompson. Il cemento giapponese non ha lasciato scampo a chi ha giocato la Laver Cup, escluso appunto Shelton. A Pechino sperano di avere una sorte migliore Alcaraz, Medvedev e Cerundolo, che ora dovranno affrontare il secondo turno.

L’esordio vincente di Cobolli al China Open resta quindi un evento eccezionale. L’azzurro, numero 32 Atp, si è imposto in rimonta contro il kazako Bublik, ottava testa di serie e numero 26 al mondo, in tre set col punteggio di 4-6, 6-1, 7-6(7-4) in 2 ore e 6 minuti. Ma il 22enne italiano alla Laver Cup aveva partecipato come riserva, senza mai scendere in campo. La tendenza generale quindi resta evidente. I tennisti che vi hanno partecipato hanno pagato la stanchezza e il viaggio da Berlino all’Estremo Oriente. Una circostanza che fa riflettere, soprattutto perché si interseca appunto con le parole di Alcaraz sul calendario troppo fitto e massacrante per i tennisti.

La Laver Cup, infatti, è un evento organizzato dall’Atp ma è pur sempre un torneo di esibizione, che non assegna punti per la classifica. Il format prevede due squadre, Team Europe e Team World, sfidarsi in vari match di singolare e di doppio. In teoria vi dovrebbero partecipare i migliori giocatori del Vecchio Continente e del resto del mondo, ma ad esempio Jannik Sinner se n’è tenuto alla larga. E tornano più che mai attuali proprio le parole del numero 1 al mondo: “Ci sono tornei obbligatori, ma un giocatore può comunque scegliere. Non devi giocare per forza: se vuoi giochi, se non vuoi non giochi“. La Laver Cup non è un torneo obbligatorio e nemmeno importante. Ma garantisce lauti guadagni: chi vi ha partecipato ha intascato molto più di quel che prevede il montepremi degli Atp 500 di Pechino e Tokyo. Adesso in molti ne sta pagando le conseguenze in termini di risultati e di classifica Atp.