Cinema

Maria Montessori (La nouvelle femme) è il film femminista e femminile che serviva. Jasmine Trinca vibrante

di Davide Turrini
Maria Montessori (La nouvelle femme) è il film femminista e femminile che serviva. Jasmine Trinca vibrante

E in principio fu la femmina. La nouvelle femme – in italiano Maria Montessori – è il film femminista e femminile che serviva. Non tanto per il sempiterno e logoro parallelismo con il presente, quanto invece proprio per capire lo sprofondo da cui le donne (e gli uomini) provengono nell’appena ieri e cosa accadeva 125 anni fa a Roma alla terza donna italiana laureata in medicina, ovvero Maria Montessori (nel film interpretata da Jasmine Trinca).

Co-titolare assieme al compagno dell’istituto ortofrenico (pedagogico) dove si aiutano i bimbi “deficienti”, nonostante la tenacia e i successi nel suo lavoro, Maria è ancora ombra, seconda linea, sfondo rispetto al dottore maschio. È nell’istituto romano che arriva Lily D’Alengy (Leila Bekhti), gran signora e intrattenitrice dei salotti parigini, a cui è stata riconsegnata dalla madre morta la figlia che teneva nascosta. La piccola Tina, anche lei con il linguaggio dell’epoca una deficiente, per la vergogna viene mostrata, e spinta a vivere nell’istituto, come nipote. I progressi della piccola e l’avvicinamento tra le due donne dall’identico temperamento ma dalla differente immagine pubblica (ma se si vuole anche due lati opposti della stessa medaglia femminile) farà infine emergere i problemi di Maria: il figlioletto appena nato affidato a una balia affinché nessuno vociferi di bimbi nati tra persone non sposate, nonché il fermo convincimento della Montessori di non volersi sposare in quanto “non vuole essere schiava e proprietà di nessuno”.

Il tema politico e di genere, con relativo immane squilibrio tra le parti, c’è tutto. I binari dell’impianto ideologico su cui far scorrere una irruenta, scientifica, intima battaglia emancipatoria della donna anche. Ma questa volta La Nouvelle Femme/Maria Montessori riesce a scansare i cliché didascalici di tanto cinema “femminile” contemporaneo grazie ad un racconto innervato da un sobrio ed essenziale senso per le immagini. Ed è poi attraverso la tensione vibrante di una Trinca drasticamente matura e irosa che il realismo della figura della Montessori si unisce al carattere finzionale e apparentemente frivolo della D’Alengy in una naturale, umana ed economica sorellanza.

In pratica La nouvelle femme/Maria Montessori è un film dove il maschio si fa ottusa grigia comparsa e gradualmente sfila di lato, anzi addirittura poco dopo la metà dell’opera proprio scompare lasciando la scena ad una rivoluzione storica rigeneratrice che attraverso l’innovativa tollerante brillante pedagogia per bambini che verrà (il Metodo Montessori) innalza la donna a diversi metri oltre l’uomo. La sequenza in cui Montessori spiega ad un pubblico di donne l’autopsia su un corpo femminile, atto impossibile per una laureanda in medicina all’epoca, con un corpo femminile nudo su un altrettanto nudo tavolo, divarica mentalmente nello spettatore il fine di un secolo futuro di battaglie (il Novecento): da un lato il senso necessario della civilizzazione; dall’altro, come recita Montessori/Trinca il dato incontrovertibile dell’origine, pardon, dell’uomo: “Eva madre simbolica della vita, della sessualità, della morte”. La regista del film è Lea Todorov, figlia del celebre letterato e saggista Cvetan (La letteratura fantastica). Co-produzione franco-italiana tra Geko Films, Tempesta e Canal +. Distribuito in Italia dalla santissima Wanted.

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