Lavoro & Precari

Nell’indotto di Stellantis è il momento dei tagli: Fionda vuole licenziare un terzo dei dipendenti

C’è la prima azienda dell’indotto di Stellantis a pagare la più recente crisi di vendite del gruppo automobilistico. Le vetture non si producono e quindi arrivano i licenziamenti. Ad annunciarli è stata Fionda, spiegando di voler tagliare un terzo dei suoi 93 dipendenti. L’azienda, con sede a Frosinone e stabilimento a Cassino, fa parte della filiera dell’ex Fiat: compie le lavorazioni di qualità per le Maserati Grecale prodotte nello stabilimento ciociaro.

I volumi bassi, però, hanno portato all’avvio della procedura di licenziamento collettivo. Sono infatti solo 8 al giorno le Grecale nell’allestimento full electric che escono da Cassino, su un totale di 195 vetture. Troppo poco per mantenere tutta la attuale forza lavoro. Fionda si occupava fino al 2016 di progettazione e realizzazione dei rivestimenti e di arredi navali, aeronautici ed automobilistici, specializzandosi nella lavorazione di tessuti pregiati per rivestimenti.

Nel corso del primo semestre 2024 la Fionda ha concentrato le sue attività sull’automotive ma neanche i volumi di Maserati sono tali da crearle un nuovo mercato. I sindacati chiedono all’azienda di esaurire i 36 mesi di ammortizzatori sociali che ha a sua disposizione prima di procedere con i 30 licenziamenti e di valutare la possibilità di un ricorso ai contratti di solidarietà, tenuto conto del fatto che i fatturati dell’ultimo trimestre sono in crescita. L’azienda preferisce tagliare ed in assenza di un accordo è stato chiesto l’intervento della Regione Lazio.

Tra gennaio e giugno, la fabbrica di Stellantis a Cassino ha fatto registrare un calo storico con un arretramento della produzione pari al 38,7%, da 25.940 autovetture a 15.900. Un dato assimilabile a quello del semestre del lockdown per il Covid. Il raffronto con il 2017 racconta il crollo verticale del sito: sette anni fa occupava oltre 4.500 dipendenti che nei primi sei mesi produssero 153.263 automobili. In una manciata di anni, insomma, lo stabilimento laziale si è ridotto ad assemblar un decimo delle vetture e ora conta 2.700 lavoratrici e lavoratori.