Per la prima volta dall’invasione della Russia in Ucraina, quasi tre anni fa, gli Stati Uniti nel loro ultimo pacchetto di aiuti militari – annunciato ieri – rivolto a Kiev hanno inserito una fornitura di Joint Standoff Weapon (JSOW) AGM-154; si tratta di una bomba planante che può essere lanciata dai jet F-16. Entrata in servizio alla fine degli anni ’90, la Jsow può percorrere fino a 120 chilometri. Questo ordigno non ha la stessa gittata di missili come lo Storm Shadow (una produzione franco inglese, che anche l’Italia ha fornito, senza mai confermare ufficialmente, all’Ucraina) ma appare ugualmente funzionale sul piano politico. Gli Stati Uniti, che non hanno ancora dato il via al presidente Zelensky per colpire con le loro armi obiettivi in profondità dentro la Russia, mettono a disposizione una bomba planare che può essere lanciata da jet in volo senza superare il confine ucraino.
Di Jsow ne esistono vari tipi, e quelle che saranno fornite a Kiev – secondo un funzionario americano che ha confermato alla Abc – saranno dotate di bombe a grappolo. E qui ritorna la polemica sull’utilizzo di questi esplosivi. Le “cluster bomb” sono un’arma devastante perché i suoi piccoli ordigni sparsi in una vasta area mettono in pericolo i civili, anche anni dopo la conclusione dei conflitti. Il 30 maggio 2008, a Dublino, 107 Stati hanno firmato una convenzione per evitare l’uso di queste bombe. Il trattato è entrato in vigore nell’agosto 2010. Secondo i dati di Handicap International, il 98% delle vittime delle “cluster bombs” sono civili, di cui il 27% bambini. Questi dati sono stati poi aggiornati dal Cluster Munition Monitore 2023 che ha portato al 71% il numero dei minori che hanno subito conseguenze per le bombe a grappolo.
Nell’immediatezza, aderirono alla convenzione Gran Bretagna, Spagna, Italia, Francia, Belgio, Danimarca, Germania e Olanda e la maggior parte dei Paesi Nato. La convenzione non è stata firmata dai produttori di “cluster bombs”: Russia, Cina, Stati Uniti, Israele, Pakistan e India. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, le bombe a grappolo hanno fatto la loro comparsa dall’una e dall’altra parte. Sia Mosca che Kiev le trovano efficaci non solo per infliggere gravi danni al nemico, ma anche per rendere intere zone impraticabili.
Non è la prima volta che gli Stati Uniti forniscono cluster bombs all’alleato ucraino: per il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, gli ordigni sono sempre stati utilizzati “in modo appropriato”. Già nel settembre 2023 Alice Jill Edwards, relatrice speciale delle Nazioni Unite su tortura, trattamenti o le pene crudeli, inumani e degradanti, aveva rivolto un appello a Washington, rendendolo pubblico; la funzionaria aveva chiesto al governo americano di riconsiderare il trasferimento di queste armi ricordando che le cluster bomb “colpiscono indiscriminatamente e possono ferire gravemente i civili sia al momento dell’uso, sia nel post-conflitto”. La Casa Bianca, evidentemente, non ha tenuto conto di questa richiesta. Se il Cremlino, o lo stesso presidente Putin, abbiano ricevuto lo stesso tipo di appello da diplomatici e pacifisti russi, non è dato sapere: i dibattiti sulle armi e le eventuali opposizioni al loro utilizzo sono “difetti” occidentali.