Politica

Caos M5s, non sarà il Grillicidio a portare consenso

Quando vedo delle narrazioni a senso unico, a me è sempre piaciuto approfondire. Di fronte a guerre, crisi climatiche ed economiche, davvero una questione dirimente può essere il terzo mandato in Parlamento per qualcuno? E il problema può essere semplicemente ridotto al fatto che Beppe Grillo, come Garante del Movimento 5 Stelle e custode di valori e principi (non solo fondatore) si oppone a modificare questa regola usando le sue prerogative?

Quale sarebbe stata la “colpa” più grande del Garante? Aver, con un atto di responsabilità, sostenuto l’entrata del M5s nell’allora governo Draghi, con la celebre battuta “pensavo di trovarmi di fronte il banchiere di Dio, invece Draghi è un po’ grillino”. Ma è credibile che una semplice battuta possa generare un odio talmente grande verso chi ha fondato un movimento politico che ha permesso a migliaia di cittadini comuni di entrare nelle istituzioni? Ricordiamo che anche il Presidente Conte era assolutamente favorevole a entrare nel governo Draghi.

Ecco le parole di stima che usò con noi parlamentari: “[Draghi] è persona di spessore: io l’ho incontrato in diversi vertici e l’ho apprezzato. È stato lui che ha posto le basi per superare le politiche di austerità: è un interlocutore da prendere in seria considerazione”.

Insomma, ci sono due figure apicali all’interno del MoVimento, che sono il Garante (Beppe Grillo) e il Presidente (Giuseppe Conte), quest’ultimo tra l’altro responsabile della linea politica durante il governo Draghi, che erano d’accordo a entrare in quel governo, semplicemente che uno lo ha espresso in modo ironico (Grillo) e un altro in modo più istituzionale. L’emorragia di voti, tra l’altro, non è arrivata con il governo Draghi ma è arrivata dopo, quando Draghi non c’era più. Possono delle battute ironiche giustificare l’astio che vedo su gran parte dei mezzi d’informazione, ahimè compreso il Fatto?

Mentre tutte le forze politiche hanno sostanzialmente confermato i voti presi alle politiche, il Movimento 5 Stelle ne ha persi due milioni su circa quattro. Davvero sarebbe responsabile di questo il garante del Movimento Beppe Grillo? colui che ha fondato da zero una forza politica capace di arrivare a quasi undici milioni di voti e due volte al governo del Paese tramite cittadini prestati alla politica per lo più sconosciuti al grande pubblico? E quale sarebbero le soluzioni proposte? Far fuori il Garante del MoVimento, cambiare simbolo e nome e dare il terzo mandato ad alcuni parlamentari forse? Realizzare un campo larghissimo con la partecipazione di M5s e renziani come proposto in Liguria, Emilia Romagna, Umbria?

In tutti i contesti istituzionali c’è chi si occupa delle regole e chi della linea politica. Pensate che cosa accadrebbe se il governo potesse cambiare la Costituzione a suo piacimento. In questo caso si avrebbe davvero una figura “sopraelevata”, che non dovrebbe più chiedere conto a nessuno.

Per questo quanto potrebbe accadere all’interno dell’Assemblea Costituente del MoVimento, qualcosa che non è nello Statuto, andrebbe guardato con attenzione. Sono usciti i risultati della prima fase. Su 20 tematiche proposte, gli iscritti ne potevano scegliere 12 da trattare in modo prioritario. Al primo posto c’è la Riforma del Sistema sanitario nazionale con 12.728 voti, al secondo il Lavoro dignitoso con 11.254 voti e al terzo il Contrasto all’evasione fiscale con 10.655 voti. Salta subito all’occhio che il tema “Revisione del Codice etico per candidature e alleanze”, cioè regola dei due mandati e ruolo del garante, ha avuto solo 7.414 voti, terminando all’undicesimo posto, e rischiando seriamente di essere escluso dai 12 temi prioritari.

Insomma, la questione “regole interne” è considerata prioritaria solo dal 4% degli iscritti (ipotizzando che siano 170.000). E se non è importante per chi fa parte del MoVimento, possiamo immaginare per i semplici elettori, che preferiscono parlare di temi concreti. Tra l’altro, un dato che salta all’occhio è che sono arrivate più proposte (22.000) che votanti (15.000 secondo il Fatto).

Ma quanti sono ancora esattamente questi iscritti? La questione è tutt’altro che secondaria. Tra i poteri del Garante c’è quello di richiedere la ripetizione di un voto che modifica lo Statuto, il cui esito sarebbe confermato solo nel caso la partecipazione degli iscritti superi il 50%. Insomma, qualsiasi deliberazione che uscisse da questo processo potrebbe essere a rischio, quindi indipendentemente da come la si pensi, sapere se c’è la possibilità concreta di raggiungere la maggioranza qualificata dovrebbe essere importante per evitare una lunghissima battaglia legale, che non conviene a nessuno.

Parrebbe che in questi giorni si stia procedendo alla cancellazione degli iscritti che non hanno effettuato un login negli ultimi 12 mesi. È una possibilità prevista dallo Statuto ma che non mi risulta sia stata mai applicata fino ad adesso. Secondo il Corriere della Sera, gli iscritti che avrebbero dato la disponibilità per partecipare all’assemblea costituente sarebbero 71.000. Quindi, o la stragrande maggioranza degli iscritti non ha dato la propria disponibilità a partecipare all’assemblea costituente, oppure decine di migliaia di iscritti sono stati rimossi di recente.

Da iscritto M5S e in nome della trasparenza mi associo alla richiesta del Garante per sapere quanti sono questi iscritti m5s attualmente. Richiesta che a oggi non ha avuto alcuna risposta. I mezzi d’informazione, e mi permetto di dire, a partire proprio dal Fatto che stimo e con cui collaboro da oltre dieci anni, dovrebbero cercare di capire che cosa sta succedendo davvero all’interno del M5s, e non fermarsi al “Draghi Grillino”.

Possibile che in una forza politica che ha scritto #pace nel simbolo e chiede a gran voce il dialogo per l’Ucraina, per temi marginali si vada a uno scontro così acceso con il Garante e Fondatore, colui che ha permesso all’attuale Presidente di diventare prima due volte Presidente del Consiglio e poi leader indiscusso una grande forza politica? E soprattutto, non sarà il grillicidio che porterà consenso. Più che terzo mandato per qualcuno, il rischio concreto è che queste continue discussioni portino alla fine dei mandati per tutti.