Entra ed esce dal Consiglio dei ministri senza essere approvata la bozza di un decreto legge sull’immigrazione, intitolato “Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime del caporalato, nonché di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale”. Il cosiddetto decreto Flussi ha avuto solo un primo esame e la sua approvazione è stata rimandato alla prossima riunione, parlando di “approfondimenti”. Una versione per provare a nascondere le divisioni nella maggioranza. Contrasti che vengono negati dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
“Non ce ne sono. C’è l’esigenza, trattandosi di una materia particolarmente complessa, di arrivare a un prodotto definito che regga e che leghi bene ciascuna delle parti reciprocamente”, ha detto sottolineando che si tratta di “una materia molto complessa che richiede qualche affinamento e precisazione, che avverrà in maniera auspicabilmente conclusiva al prossimo Consiglio dei ministri”.
Il provvedimento si comporrà di quattro parti: dare effettività agli ingressi regolari e al collegamento col lavoro, rendere il contrasto al caporalato, quindi allo sfruttamento in nero, qualcosa di più effettivo facendo emergere – nelle intenzioni del governo, come ha spiegato Mantovano – dalla condizione di sfruttamento il lavoratore in nero, maggiori garanzie di identificazione del migrante che arriva irregolarmente, che è la parte proposta in modo particolare dal ministro dell’Interno e un’ultima parte che riguarda un esame più accurato dei ricorsi contro i dinieghi delle domande di protezione.
In sostanza, nei suoi punti principali, la bozza esaminata in Cdm rende “irricevibile la domanda del datore di lavoro che nel triennio precedente non ha sottoscritto il contratto di soggiorno all’esito di una precedente domanda” e prevede che “entro 8 giorni dall’ingresso in Italia il lavoratore straniero ed il datore di lavoro devono sottoscrivere il contratto di soggiorno”. Le nuove norme rendono anche più agevole il trattenimento dei richiedenti asilo, in vista dell’imminente apertura dei centri in Albania. È previsto infatti che il richiedente può essere trattenuto “qualora non abbia consegnato il passaporto o altro documento in corso di validità o non presti idonea garanzia finanziaria, ovvero nelle more del perfezionamento della procedura concernente la prestazione della garanzia finanziaria”.