Una svolta politica, radicale e populista potrebbe travolgere l’Austria dopo le elezioni che si svolgeranno il 29 settembre. Tutte le rilevazioni demoscopiche condotte dal gennaio 2023, con una piccola eccezione relativa a un sondaggio del marzo 2023, assegnano la vittoria elettorale al Partito della Libertà Austriaco (FPÖ), formazione di estrema destra, euroscettica, russofila e anti-islamica che si caratterizza per un programma radicale. Il portale di Politico riferisce, con dati aggiornati all’11 settembre, che FPÖ dovrebbe ottenere il 28% dei voti mentre il centrodestra moderato del Partito Popolare Austriaco si fermerebbe al 25% e i Socialdemocratici al 20% dei consensi. Molto distanti le altre formazioni con i liberali di NEOS al 9%, i Verdi all’8%, il partito di protesta BIER al 4% e il Partito Comunista al 4%. In caso di vittoria, con ogni probabilità FPÖ esprimerà anche il nuovo cancelliere, con conseguenze tutt’altro che secondarie anche sui già precari equilibri in Unione europea.
L’affermazione, di misura, dell’FPÖ non garantirà alla destra radicale il controllo del Consiglio Nazionale, formato da 183 seggi assegnati con un sistema di voto proporzionale, ma avvicinerà uno dei partiti più estremisti d’Europa alle stanze dei bottoni di Vienna. La situazione di stallo che si verrà a creare potrà essere sbloccata unicamente da un governo di coalizione multipartitico e non è detto che quest’ultimo escluderà FPÖ. Socialdemocratici e Popolari hanno posizioni divergenti in molti ambiti e, sebbene tutti i leader politici abbiano affermato di non voler collaborare con la destra radicale, non è escluso che il centrodestra possa decidere di allearsi proprio con loro. Un recente sondaggio, riportato da Euractiv, evidenzia come l’81% degli elettori dell’FPÖ e il 61% dei sostenitori del Partito Popolare è favorevole ad una coalizione di destra ed i due partiti governano insieme, a livello locale, in Alta Austria, Bassa Austria e probabilmente in futuro anche a Salisburgo.
La principale divergenza tra FPÖ e Popolari è rappresentata dalla possibilità che Herbert Kickl, leader della destra radicale, possa diventare “cancelliere del popolo”, un termine utilizzato da Adolf Hitler che, come ricordato da Euractiv, viene impiegato da Kickl per descrivere se stesso. Il politico ha aderito al FPÖ negli anni Ottanta e per lungo tempo ha ricoperto ruoli strategici, ma dietro le quinte, che hanno aiutato la formazione a elaborare una strategia che gli ha consentito di affermarsi a livello nazionale ed entrare nel governo nei primi anni Duemila.
Nel programma elettorale per le elezioni del 2024, come ricordato dall’Irish Times, ha promesso di trasformare l’Austria in “una fortezza” contro l’immigrazione e i rischi che derivano da essa. L’FPÖ vuole un’Europa delle nazioni e dei popoli e non un’Europa delle istituzioni e dell’integrazione che spinge per “multiculturalismo forzato, globalizzazione e immigrazione di massa”. L’alleanza, in sede comunitaria, con il primo ministro ungherese Viktor Orban è coerente con la linea programmatica della destra radicale e i rapporti sono ottimi anche con la Russia del Presidente Vladimir Putin. L’FPÖ si è ripetutamente opposto alle sanzioni varate dall’Unione europea contro il Cremlino in seguito all’invasione dell’Ucraina, definita un Paese corrotto, e ha chiesto a Vienna di adottare una linea neutrale in merito al conflitto. Il partito di destra radicale è in favore, tra le altre cose, della remigrazione, cioè l’espulsione delle persone con un background etnico non europeo che non si sono integrate nel Paese, e adotta teorie cospirazioniste, come ricordato da Euractiv, dichiarando “no all’onnipotenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”. Durante la pandemia FPÖ ha espresso tutto il proprio scetticismo nei confronti dei vaccini e delle misure restrittive contribuendo a ritagliarsi un ruolo ancora più marcato come partito di protesta ed anti-sistema.
Sullo sfondo delle elezioni si gioca, poi, un’importante partita energetica. L’Austria importa l’83% del proprio fabbisogno di gas naturale dalla Russia, aiutando indirettamente Mosca a portare avanti la guerra in Ucraina. Una situazione paradossale per uno Stato membro dell’Unione europea che, viste le sanzioni in vigore, dovrebbe adottare un atteggiamento diverso. Un recente aggiornamento della strategia di sicurezza nazionale ha confermato l’adozione della strategia comunitaria che prevede la rinuncia al gas russo entro il 2027 ma un governo con la partecipazione dell’FPÖ potrebbe rivedere questo piano d’azione. Una preoccupazione in più per Bruxelles che già deve affrontare l’avanzata delle destre estreme in tutto il continente: con un cancelliere del FPÖ crescerebbe il numero dei membri del Consiglio Ue fuori dalla nuova maggioranza Ursula e parte dei partiti esclusi dal cordone sanitario imposto dal Ppe. Un ulteriore ostacolo alle decisioni Ue, un altra freccia nell’arco di Viktor Orban.