Marine Le Pen da lunedì, 30 settembre, si gioca praticamente la candidatura all’Eliseo nel 2027: dovrà infatti comparire in tribunale, a Parigi, insieme ad altre 26 persone, nell’ambito del caso detto dei finti assistenti al Parlamento Ue del Front National (FN), il partito dell’estrema destra francese poi diventato Rassemblement National (RN). La patronne del RN deve rendere conto di “appropriazione indebita di fondi europei”, un’accusa per cui rischia fino a dieci anni di prigione e un milione di euro di multa, oltre che fino a cinque anni di ineleggibilità. Abbastanza per compromettere le sue ambizioni presidenziali.

L’inchiesta a carico del partito politico è stata aperta nel 2015, quando è stata scoperta un’enorme frode ai danni del Parlamento di Strasburgo: tra il 2004 e il 2016, i responsabili del FN prima e del RN poi avrebbero usato i fondi europei per assumere e pagare assistenti che in realtà lavoravano per il partito a Parigi su dossier non legati a Strasburgo o Bruxelles. Si parla di quasi 7 milioni di euro. Marine Le Pen, indagata nel 2017, è accusata di aver partecipato ad un vero e proprio “sistema strutturato e centralizzato”, portato avanti dai “successivi dirigenti del partito”, all’epoca sommerso dai debiti. Oltre a lei compariranno in tribunale anche Louis Aliot, sindaco di Perpignan e attuale vicepresidente del RN (dal 2020), oltre che figura “storica” del partito di estrema destra ed ex compagno di Marine Le Pen, l’ex numero due del FN Bruno Gollnisch e il portavoce del partito Julien Odoul.

In tutto dunque 27 persone. Sfuggirà invece al processo il “patriarca” Jean-Marie Le Pen, l’anziano fondatore del Front National che è stato parlamentare a Strasburgo tra il 1984 e il 2003 e poi di nuovo tra il 2004 e il 2019: a 96 anni, non comparirà in tribunale a causa del suo stato di salute. Marine Le Pen, anche lei ex eurodeputata, dal 2015 al 2017, ha preso le redini del partito paterno nel 2011 prima di lasciarle al suo delfino, Jordan Bardella, nel settembre del 2021, per presiedere il gruppo RN all’Assemblea nazionale. Bardella, che è stato anche lui assistente di un europarlamentare RN per alcuni mesi nel 2015, non figura tra gli imputati. Ma il giovane dalle grandi ambizioni è stato accusato da Tristan Berteloot, un giornalista di Libération che ha di recente pubblicato il libro La Machine à gagner (Seuil), di aver contribuito a falsificare dei documenti e a fabbricare delle finte prove per dimostrare il suo lavoro a Strasburgo, mentre lavorava a Parigi per il partito, e sfuggire quindi alle indagini. Lui ha smentito e denunciato “un grossolano tentativo di destabilizzazione”.

In questo brutto caso che mina il suo futuro politico, la leader RN si è sempre detta innocente. Ma contro di lei ci sarebbero delle prove schiaccianti. Alcune sono state rese note da una recente inchiesta di France Tv che, per la trasmissione “Complément d’enquête”, i cui reporter si sono procurati diverse mail e documenti del partito che sono nelle mani dei magistrati. Emerge per esempio che la guardia del corpo della famiglia Le Pen, Thierry Légier, è stata per anni remunerata come assistente parlamentare, quindi con i fondi dell’Ue, via contratti brevi, mentre figurava nell’organigramma del FN. Lo stesso vale per Catherine Griset, oggi eurodeputata, che è stata remunerata come assistente al Parlamento Ue dal 2010 al 2016, mentre era assistente personale e poi direttrice di gabinetto di Marine Le Pen.

Come riporta anche Libération, gli inquirenti sono in possesso di “diverse mail e sms che dimostrano che Marine Le Pen aveva il potere di favorire e decidere le assunzioni, l’assegnazione a un collaboratore di fondi particolari e […] che lei era in ultima analisi il principale decisore”. Il giornale riporta le testimonianze di alcuni ex assistenti ed ex deputati al Parlamento Ue che implicano direttamente la responsabilità della leader. Un ex eurodeputato RN riferisce per esempio che, poco dopo il suo arrivo a Strasburgo, in una riunione del giugno 2014, Marine Le Pen lo avrebbe messo rapidamente al corrente del sistema: “Posso dirle che potrà scegliere di assumere lei stesso un assistente – gli avrebbe detto la Le Pen – e che il resto della sua dotazione sarà messo a disposizione del movimento”.

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