“Gaza? C’è chi sostiene, secondo me con qualche ragione, che quella degli Usa sia tutta un’enorme finzione, e cioè che gli americani vogliono lasciare che Netanyahu porti a termine il suo lavoro di rappresaglia e di eliminazione di Hamas, facendo finta di arrabbiarsi”. Lo rivela ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) il giornalista Domenico Quirico, storico inviato di guerra per La Stampa, dove in un editoriale ha analizzato la deriva bellicista mondiale e la totale inanità dell’Occidente sul piano diplomatico.
“Sono spariti i diplomatici – osserva Quirico – Nel passato erano una categoria molto omaggiata, molto richiesta, molto necessaria, perché quando succedevano disastri grandi o piccoli erano i diplomatici che mettevano insieme i cocci. Oggi hanno funzioni totalmente gregarie, in qualche caso sono stati sostituiti da personaggi di più incerta definizione, come i capi di servizi di sicurezza che, per esempio, trattano la questione di una possibile o impossibile tregua a Gaza – sottolinea – E questa fine della diplomazia come possibilità di lenire le fratture delle guerre grandi e piccole è un segno tremendo dei tempi che viviamo. Ormai la guerra è diventata lo scenario principale o unico in qualche caso”.
Il conduttore Alessandro Milan cita le imprese diplomatiche fallimentari di Antony Blinken, segretario di Stato degli Usa, per un cessate il fuoco a Gaza. Quirico boccia totalmente l’operato del politico statunitense: “Possiamo fare un paragone tra un predecessore di Blinken, che era il discusso e discutibile Henry Kissinger, personaggio con molte sfaccettature su cui forse si possono fare riflessioni non sempre positive. Ma Kissinger era in continuo movimento – spiega il giornalista – come ad esempio nella guerra di Cipro, andava e veniva, e alla fine tirava sempre fuori qualcosa, un po’ perché gli americani erano molto più attenti di quanto lo siano adesso, un po’ forse perché lui era più bravo di Blinken. Il risultato è che oggi questo signore fa la diplomazia del nulla“.
E aggiunge: “Da numerosi conflitti si registra uno scivolamento pericoloso e negativo nell’idea che ci sia uno scontro tra bene e male, con le lettere iniziali maiuscole. In tutto questo la diplomazia nulla può fare perché tra il bene e il male l’uno vince, l’altro viene annientato. L’impotenza della diplomazia è un segno tremendo dei tempi, è una colpa gigantesca sia delle autocrazie, che ovviamente ci sguazzano come nella piscina di casa, sia delle democrazie, che hanno accettato questa logica. E in questa logica l’unica possibilità è la guerra totale“.
Quirico disvela anche l’ipocrisia dei regimi arabi come l’Egitto sulla tragedia di Gaza: “Ai regimi arabi non è mai importato un fico secco dei palestinesi, che hanno usato per gli affari loro, da Nasser in poi. Recitano una finta solidarietà che si ferma alla chiacchiera, ma in realtà li considerano rompiscatole e seccatori, da Mubarak ad al-Sisi al re di Giordania. Tutte le volte che c’è stato qualche problema interno hanno annunciato che avrebbero difeso i palestinesi e lottato contro l’entità sionista – conclude – ma era solo un modo per distrarre l’attenzione. In realtà, li lascerebbero volentieri finire nel nulla della storia o accontentarsi del loro quadratino di sabbia purché non rompano più le scatole. Però sono obbligati a fare un po’ di scena, ma la scena si ferma lì, a chiacchiere, a dichiarazioni roboanti e poi non succede nulla, perché, appunto, sono totalmente indifferenti alla sorte dei palestinesi. Totalmente differente, invece, è il caso del Libano“.