Cultura

I pionieri della Cultural Farm di Favara sbarcano a Palermo per combattere l’overtourism: “Vogliamo aumentare la qualità dei visitatori”

di Alessia Rotolo
I pionieri della Cultural Farm di Favara sbarcano a Palermo per combattere l’overtourism: “Vogliamo aumentare la qualità dei visitatori”

Aprirà a luglio del prossimo anno e sarà incastonato nella zona ormai più turistica del centro storico di Palermo, via Maqueda. Andrea Bartoli e Florinda Saieva, i due pionieri della Cultural Farm di Favara, approdano a Palermo e aprono un museo dedicato alle città del mondo e alle loro evoluzioni. Un modo per resistere alla turistizzazione, l’overtourism che ha colpito il capoluogo siciliano. “Il cambiamento non si attua con le parole ma con l’esempio” è la frase che ripete Saieva mentre percorre i circa 500 metri quadrati dell’ex convento dei Crociferi o Casa di Santa Ninfa, che si trova in via Maqueda 206, incastonato tra una “salumeria alcolica” e un locale che propone cucina tipica siciliana. “Per avere questi locali abbiamo risposto ad un bando del Demanio che ce li ha affidati per cinque anni. Tutti i lavori, di ristrutturazione, sistemazione, pulizia, sono a nostro carico, cerchiamo sponsor e altre realtà che vogliano lanciarsi in questa avventura insieme a noi”.

Nel 2010 il notaio Andrea Bartoli e la moglie Florinda Saieva, avvocato, aprondo a Favara, in provincia di Agrigento, una galleria d’arte e una residenza per artisti. Dopo aver ospitato mostre pittoriche temporanee e installazioni permanenti, oggi la Farm Cultural Park è un centro culturale e turistico riconosciuto a livello nazionale. Nel 2022 arriva una seconda sede della Farm a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta.

Ora la coppia Bartoli-Saieva sbarca a Palermo, nel cuore della città: una zona che ha cambiato completamente il suo volto in pochi anni a causa dell’esplosione del turismo. “La presenza di Farm a Palermo arricchisce l’offerta culturale e compensa l’eccessiva offerta commerciale che attrae un turismo poco qualificato“, dicono al fattoquotidiano.it. “Con la nostra presenza – aggiungono – vorremmo contribuire ad accrescere un turismo di qualità. La nostra è una sfida importante, non è bello trovare davanti al portone d’ingresso una affettatrice, cercheremo di fare capire ai commercianti di via Maqueda che diversificare l’offerta può aumentare la qualità di turismo che arriva in città”.

Nei locali dell’ex convento dei Crociferi un tempo c’erano gli uffici della Marina Militare, ma lo spazio è ormai chiuso da vent’anni. “La scalinata storica potrebbe essere una tribuna naturale”, sostiene Saieva, che ha già chiamato a raccolta tutti gli amici del terzo settore e del mondo della cultura. Tanti saranno gli eventi organizzati e programmati da qui all’apertura dello spazio, il primo in ottobre: prevede una passeggiata notturna tra luoghi significativi di Palermo. “Noi siamo ossessionati dalle città – dice invece Bartoli – di come le città si trasformano, si evolvono, crescono, dalla qualità della vita che offrono, dalla sostenibilità. Quando abbiamo deciso di aprire la Farm, Favara sembrava terremotata, abbiamo dato una possibilità a un territorio, un’economia, abbiamo creato tantissime connessioni internazionali. Ma all’inizio non sapevamo da dove cominciare, cosa fare, così abbiamo studiato Charles Landry che ha scritto molto della trasformazione delle città attraverso la creatività. Non c’era un manuale di istruzioni però i suoi libri sono stati una bussola. Ad un certo punto lo abbiamo invitato a Favara, è venuto, e siamo diventati amici. Era la seconda persona al mondo che volevo conoscere dopo Barack Obama“.

Dall’apertura della Farm comincia il processo di studio sulle città. “D’altronde se ci pensiamo sono la più grande invenzione dell’uomo, – continua Bartoli – le città hanno sviluppato tutto: le relazioni, i diritti. Sono tantissime le storie che possono ispirarci. Ci sono tanti temi, la dimensione abitativa, quella lavorativa, quella sessuale. Quanto le città sono state essenziali per la sessualità, se stai in un piccolo centro fai fatica a trovare una compagna, se sei omosessuale fai fatica a fare outing. Un nostro amico gay di Sambuca di Sicilia (un piccolo centro dell’Agrigentino) è dovuto andare a vivere a Londra per vivere serenamente la sua omosessualità”. Resta da capire se il successo delle rigenerazioni urbane a sfondo culturale, già sperimentato a Favara e a Mazzarino, possa attecchire anche in un grosso centro come Palermo.

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