Gli sfratti arretrano un po’, fatto positivo, ma restano troppi, la precarietà abitativa comunque non è sconfitta. Pubblicati poche ore fa, sul sito del Ministero dell’interno, i dati relativi agli sfratti 2023, segnalano complessivamente una riduzione anche se non è chiaro se la nota apposta sotto alla fine della tabella delle procedure di rilascio, con la quale si afferma che i dati del 2023 sono quelli consolidati al 26 settembre 2024, il che potrebbe dire che vi possa essere un aggiornamento ulteriore. Intanto diamo una prima lettura a questi dati.
In attesa di eventuali dati a consuntivo, si può dire che siamo comunque in linea, nelle sentenze di sfratto, con gli anni passati. In particolare le sentenze di sfratto emesse nel 2023, ad oggi risultano 39.373 mentre nel 2022 il dato definitivo dava un numero di 41.849. E’ plausibile ipotizzare, nel caso di un eventuale aggiornamento, che il consuntivo del 2023 sia in linea con il 2022 e magari leggermente superiore.
Le richieste di sfratto da parte degli ufficiali giudiziari nel 2023, sono state 73.800 rispetto al 2022 quando erano state a consuntivo 99.316. Le esecuzioni di sfratto con ufficiale giudiziario sono state nel 2023, 21.345 rispetto alle 30.385 del consuntivo 2022. Le sentenze di sfratto per necessità del locatore nel 2023, sono state 2.231, il consuntivo del 2022 vedeva un numero di sentenze di sfratto per necessità pari 2.819. Le sentenze di sfratto per finita locazione nel 2023 sono state 6.440 rispetto alle 5.508 del 2022, in questo caso si evidenzia comunque un aumento.
Le sentenze di sfratto per morosità nel 2023 sono state 30.702 rispetto alle 33.522 del consuntivo 2022. Le sentenze per morosità restano la principale motivazione di sfratto, infatti su un totale di 39.373 nuove sentenze, quelle per morosità sono 30.702, circa il 78%.
Tra i dati regionali da segnalare che le regioni maggiormente interessate dagli sfratti per morosità risultano: la Lombardia con 5751 sentenze totali, delle quali motivate da morosità sono 1.489 quelle emesse nei comuni capoluoghi e 4.262 nei restanti comuni delle province; il Piemonte con un totale di sentenze di 4.045, delle quali per morosità 1.817 nei comuni capoluogo e 1.891 nei restanti comuni delle province; il Lazio che vede 5.870 sentenze complessive, di queste 3.396 sentenze emesse per morosità nei comuni capoluogo e 749 nel resto dei comuni; la Campania che su un totale di 4.109 sentenze di sfratto, quelle per morosità nei comuni capoluogo sono state 1.346 e nei restanti comuni sono state 1725.
Per quanto riguarda i Comuni al di là dei segni negativi che sono frutto del fatto che si tratta di dati certi al 26 settembre 2024, si può notare che tra i comuni che vedono un segno positivo, si possono citare: Vercelli dove le sentenze aumentano del 61,86% rispetto al 2022; Bergamo che vede un aumento delle sentenze del 102,37%; quasi tutti i comuni lombardi con una punta a Monza del 71,33%; Belluno con un + 51,72%; Modena con un + 11%; Segno positivo si riscontra anche in tutti i comuni delle Marche; nel Lazio Frosinone vede un aumento delle sentenze di sfratto del 48,78%. Nel sud a Matera le sentenze di sfratto aumentano del 34,85%; a Sassari del 92,86.
Per quanto riguarda le esecuzioni di sfratti si può affermare che si nota una generale riduzione che porta ad un meno 29,75%.
Lo spazio a disposizione non consente di citare altri dati che chi vuole può andare a leggere qui. In attesa di un eventuale aggiornamento dei dati diffusi dal Ministero dell’interno si possono fare alcune considerazioni e chiavi di lettura.
Anche nel 2023 le sentenze di sfratto per morosità sono circa l’80% del totale delle sentenze emesse, si può dire, con alti e bassi, che è un dato storico. Un dato che parla di un mercato delle locazioni con valori eccessivi e che rimangono tali, senza alcun riferimento ai redditi delle persone che possono solo prendere una casa in affitto. L’affitto e i suoi valori insostenibili, restano una delle emergenze, queste sì, consolidate.
Positiva, anche la riduzione delle richieste di esecuzioni di sfratto, anche se nei primi 9 mesi del 2023 assistiamo a 73.800 richieste di sfratto pari a 8.200 richieste al mese e a 410 richieste al giorno. Altrettanto positiva la riduzione delle esecuzioni di sfratto che comunque hanno riguardato 21.345 famiglie ovvero 2.371 al mese. Famiglie estromesse dalla casa spessissimo senza alcuna assistenza da parte delle amministrazioni locali e che sono entrate in grave precarietà abitativa.
La questione abitativa derivante dagli sfratti, ma anche dagli altri indicatori sociali quali povertà, lavoro povero, lavoro precario e famiglie nelle graduatorie, avrebbe bisogno di una assunzione di responsabilità programmatica e quotidiana, invece assistiamo a scorciatoie repressive e si propongono nuovi reati e anni di galere per i precari dell’abitare e per coloro che con questi solidarizzano, appunto, quegli attivisti sociali che le persone senza tetto o sfrattate vedono, oltre alle forze dell’ordine negli sgomberi e nelle esecuzioni di sfratto.
Ricordo che i dati del Ministero dell’interno non riguardano gli sgomberi di occupazioni, anche di case popolari, o gli interventi di esecuzione di espropri per mancato pagamento dei mutui.