Davanti all’Assemblea generale dell’Onu, la malafede dell’autocrate turco Recep Tayyip Erdogan ha raggiunto l’acme. Senza fare alcun riferimento al pogrom di Hamas del 7 ottobre contro inermi civili israeliani – molti dei quali parte di comunità attive nel sostenere la cosiddetta soluzione due Stati per due popoli- il Sultano ha tuonato nuovamente contro la leadership israeliana paragonando il premier Benjamin Netanyahu a Hitler. Parole mai usate, ad esempio, nei confronti del suo omologo russo Vladimir Putin nonostante l’invasione dell’Ucraina durante cui le bombe di Mosca hanno più volte preso di mira ospedali pediatrici oncologici e reparti di maternità.

Del resto Erdogan ha più volte affermato che l’organizzazione islamista palestinese Hamas , rivale dell’Autorità Nazionale Palestinese, non è un movimento terrorista bensì di liberazione. “È una vera vergogna che un criminale che ha commesso un massacro in Palestina possa sedere sotto il tetto dell’Onu“, ha detto Erdogan riferendosi al premier israeliano. “Hitler ha avuto un sogno che è diventato un incubo per il popolo. Netanyahu, l’Hitler di oggi, alla fine si renderà conto che questo è stato solo un sogno e dovrà confrontarsi con la realtà”, ha detto Erdogan parlando con i giornalisti.

Tornato a casa, il Sultano, ha continuato a perpetrare la sua politica contro i diritti umani, come se non ci fosse incongruenza rispetto a quanto denunciato all’Onu. A pagarne le conseguenze, come da dieci anni a questa parte, sono soprattutto i turchi di etnia curda, una minoranza che solo in Turchia conta almeno 25 milioni di persone. Nelle ultime settimane, la polizia ha trattenuto e arrestato decine di curdi durante e dopo feste di matrimonio accusandoli di fare “propaganda terroristica” a causa delle canzoni che hanno suonato e degli slogan che hanno scandito.

Sabato, la polizia ha condotto delle incursioni in vari distretti di Istanbul, arrestando almeno 18 persone. Undici di questi cittadini sono stati arrestati, mentre sette sono stati rilasciati sotto controllo giudiziario. L’agenzia statale Anadolu ha riferito che un detenuto aveva condiviso un video sui social media in cui ascoltava una canzone “associata all’organizzazione terroristica”, riferendosi al gruppo militante del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).

La scorsa settimana, sei persone erano state arrestate dopo un matrimonio ad Ağrı e altre sei donne sono state arrestate a Siirt. Entrambi gli eventi erano matrimoni curdi tradizionali, con le loro canzoni, danze e balli. A Mersin, un gruppo di giovani è stato preso in custodia dopo che sui social media sono riemersi dei video in cui ballavano a ritmo di musica e cantavano slogan a sostegno di Abdullah Öcalan, il leader del PKK incarcerato, provocando una reazione nazionalista. Durante la custodia, ai giovani è stato fatto ascoltare la canzone nazionalista turca “Ölürüm Türkiyem” (Morirei per te, mia Turchia) e il filmato di quei momenti è stato condiviso sui social media dal ministro degli Interni Ali Yerlikaya in quello che i politici curdi hanno ritenuto un atto di “tortura”.

Il partito filo-curdo DEM denuncia queste azioni come parte di una campagna di molestie legali contro la cultura curda. Sezai Temelli, presidente del gruppo parlamentare del partito, ha chiesto: “Cosa fai quando vai ai matrimoni ?I curdi continueranno a celebrare la propria cultura”. L’Assemblea delle donne del DEM ha pubblicato un video in cui alcune ragazze mentre ballano l’halay cantano: “Canteremo le nostre canzoni e balleremo contro questa mentalità che si oppone alla cultura e alla lingua curda”.

I media statali e filogovernativi, d’altro canto, enfatizzano quelli che considerano slogan “pro-terrorismo” scanditi in questi eventi, facendo appello al sentimento nazionalista. Lo slogan più citato è “Biji Serok Apo”, che significa “Lunga vita al leader Apo”, cioè Abdullah Ocalan. Nonostante il leader curdo stia scontando una condanna all’ergastolo per crimini contro lo Stato, viene sostenuto dal DEM, la cui base elettorale rimane di circa 5 milioni di persone, la quarta più grande nelle ultime elezioni. I deputati del DEM spesso si riferiscono a lui come “Signor Öcalan”.

Entrambe le frasi “Biji Serok Apo” e “Mr. Öcalan” hanno portato a numerose accuse legali in passato. Tuttavia, gli organi più alti della magistratura turca hanno tollerato per molti anni questi slogan. Sia la Corte di Cassazione che la Corte Costituzionale hanno stabilito più volte che tali espressioni rientrano nella libertà di parola. Ma con la riforma costituzionale di 7 anni fa, frutto di brogli più che lampanti, il Sultano protettore di Hamas oltre a diventare presidente della Repubblica si è dato la facoltà di eleggere la maggior parte dei giudici delle due Corti, orientandone così pesantemente l’operato per mettere di fatto il bavaglio e le manette alla democrazia .

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