C’era uranio arricchito in una parte di terreno sotto alcuni cumuli di rifiuti convenzionali. Per questo i carabinieri del Noe hanno sequestrato un’area di circa 600 metri quadrati all’interno del sito nucleare Itrec di Rotondella, nel Materano, gestito dalla società pubblica Sogin, che si occupa delle attività di decommissioning degli impianti nucleari italiani e della relativa gestione dei rifiuti radioattivi. I livelli di contaminazione rilevati “non rappresenterebbero un pericolo immediato per i lavoratori, per l’ambiente e la popolazione”, specifica lo stesso Noe sottolineando che a certificarlo è l’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin). Ora l’area “verrà posta in sicurezza” secondo le indicazioni dello stesso Isin.

In particolare, il provvedimento, emesso dalla procura di Matera, che ha appena chiuso un’indagine su 16 persone per un presunto disastro ambientale provocato dalla gestione dell’impianto, riguarda “rifiuti convenzionali (terre e rocce da scavo) presso impianti esterni al sito nucleare e provenienti verosimilmente dalle attività di scavo effettuate per la realizzazione di alcuni manufatti, rientranti nell’attività di decommissioning”. La presenza di questi cumuli “era già stata oggetto di segnalazione e di approfondimento investigativo da parte dei carabinieri del Noe di Potenza, sin dal mese di maggio 2022”, quando sono state “accertate alcune criticità che inducevano il Noe a sollecitare lo smaltimento dei rifiuti, suddivisi in quattro lotti, da tempo (almeno dal 2014) stoccati” in quell’area.

Le operazioni di smaltimento sono state effettuate “senza criticità per tutti i lotti, ad eccezione di uno, relativamente al quale, nel mese di dicembre 2023 la stessa Sogin comunicava all’Isin che le analisi, propedeutiche allo smaltimento delle terre, avevano rilevato la presenza di uranio arricchito U234″. Gli investigatori spiegano che “l’alert induceva l’Ispettorato per la sicurezza nazionale a sospendere il nulla osta al conferimento del lotto, riservandosi, unitamente ai carabinieri del Noe, di effettuare ulteriori accertamenti atteso che quella tipologia di radionuclide, seppur in minime concentrazioni, non rientrava nei processi normalmente realizzati nell’impianto Itrec”. Nello scorso febbraio, personale dell’Isin ha effettuato accertamenti di riscontro sul materiale del lotto e gli esiti “confermavano la presenza di uranio arricchito U234-U235 non riconducibile ai radionuclidi uranio-torio in deposito presso il sito gestito dalla Sogin”.

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