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Ayotzinapa, migliaia in marcia in Messico per chiedere verità sui 43 studenti scomparsi: “Vogliamo giustizia, l’esercito complice”

Sono arrivati da tutto il Messico gli studenti e le studentesse delle scuole Normali Rurali per accompagnare i genitori e i parenti dei 43 studenti desaparecidos di Ayotzinapa. Con loro sotto la pioggia di Città del Messico ci sono migliaia di persone, che hanno mostrato rabbia e sdegno per una vicenda in cui manca ancora la verità.

Dieci anni dopo sono stati identificati solamente i resti di tre giovani, mentre insabbiamenti e prove false hanno ritardato il corso della giustizia. Aspre critiche anche al presidente uscente Andres Manuel Lopez Obrador, attaccato per non aver mantenuto le promesse sulla risoluzione del caso e per aver continuato a difendere l’esercito. Ancora oggi in Messico i militari rappresentano uno dei poteri più influenti. Tra chi manifestava c’era anche Fabián González, portavoce degli studenti di Ayotzinapa, che ilfattoquotidiano.it ha intervistato.

Fabian cosa pensi delle ultime dichiarazioni di Lopez Obrador?
Il presidente in quasi tutte le sue conferenze stampa mattutine ha detto che i genitori sarebbero stati comprati o diretti dalla Dea e da altre organizzazioni internazionali. Pensiamo che sia suo libero diritto dire quello che vuole. Non siamo colpiti dalle sue parole, ma dalle sue azioni contro i nostri compagni. Possiamo ignorare le sue dichiarazioni, ma non le azioni che questo governo ha intrapreso contro movimenti sociali o contro chi frequenta le scuole normali rurali ed è ciò che stiamo denunciando.

Speravate che con il cambio di governo si potessero fare passi avanti verso la verità?
Naturalmente, eravamo fiduciosi di poter arrivare alla verità e alla giustizia, che il caso sarebbe stato chiarito. Nutrivamo speranze nei confronti di questo governo, perché aveva preso un impegno con i genitori. C’erano aspettative molto alte, anche perché questo esecutivo è stato supportato da una coalizione che rappresenta anche le classi più povere del Paese. Invece ha criminalizzato tutti i movimenti che si sono opposti alle scelte del governo durante questi sei anni.

Secondo voi perché dieci anni fa c’è stato quest’assalto congiunto contro i vostri compagni di scuola?
E’ stato un duro colpo per tutti gli istituti che formano insegnanti rurali, non solo per l’istituto di formazione per insegnanti di Ayotzinapa. Se fossero stati coinvolti solo gruppi criminali, come molti media hanno detto, sarebbe stato un conto. Invece l’esercito messicano è uno dei complici, uno dei partecipanti . Da qui abbiamo dedotto che questo fosse un colpo inferto per cercare di chiudere definitivamente la Scuola Normale di Ayotzinapa.

Dopo il massacro di piazza delle Tre Culture, il 2 ottobre del 1968, la repressione governativa contro gli studenti in Messico passò dalla chiusura di 14 Normali Rurali, ritenute covo di sobillatori.
Crediamo che sia parte della guerra sporca di questi governi, una strategia che accomuna i governi che si sono succeduti alla guida del Paese. Una pratica consuetudinaria è quella di infiltrare le realtà che vogliono controllare e avere informazioni in tempo reale. Ed è proprio quello che è accaduto nella notte tra il 26 e 27 settembre di dieci anni fa.

Le indagini indipendenti, con conferma successiva del Ministero della Difesa, hanno scoperto che uno dei desaparecidos era un militare infiltrato e che prima di sparire stava comunicando tutto ciò che stava accadendo a suoi superiori. Perché voi considerate responsabile l’esercito e non i gruppi criminali?
Diciamo che la criminalità organizzata era coinvolta, ovviamente, non neghiamo questo. Ma accusiamo lo Stato perché le istituzioni hanno coperto i crimini di quella notte. È stato lo Stato perché sono coinvolti anche i militari nella sparizione dei nostri compagni. Lo Stato ha coperto tante cose anche tramite i media, che hanno cercato di ribaltare la realtà.