Hassan Nasrallah non sarà più in grado di terrorizzare il mondo“: l’annuncio ha i crismi dell’ufficialità, è firmato dall’esercito israeliano e rappresenta un punto di non ritorno nella crisi del Medio Oriente. L’attacco del 27 settembre è stato sferrato dall’aviazione di Tel Aviv contro il quartier generale del movimento sciita nella periferia sud di Beirut. L’obiettivo non dichiarato dell’operazione era solo uno: eliminare il nemico storico di Israele, il leader di Hezbollah appunto. Al momento Hezbollah non commenta, ma ribadisce tuttavia di non essere riuscito a contattare il suo leader da ieri sera: “I contatti sono stati persi venerdì sera”, ha detto la stessa fonte. Secondo l’Iran, invece, Nasrallah sarebbe ancora vivo: l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, vicina ai Guardiani della rivoluzione, cita fonti informate in Libano secondo cui il leader di Hezbollah è vivo e nessuno degli alti leader del gruppo libanese sarebbe rimasto ucciso nel raid israeliano di ieri sulla periferia sud di Beirut. Una ricostruzione diametralmente opposta rispetto a quella dell’Idf, che non solo conferma l’uccisione del leader, ma contestualmente comunica la morte del comandante del gruppo per il ‘fronte sud’, Ali Karaki, insieme ad altri comandanti militari del Partito di Dio. “È semplice il messaggio per chiunque minacci i cittadini dello Stato di Israele. Sappiamo come raggiungervi“. Queste le parole del capo di Stato Maggiore delle forze israeliane (Idf), Herzi Halevi, che poi è aggiunto: “Non è ancora finita. Non abbiamo esaurito tutti i mezzi a nostra disposizione”.

Come è arrivata la notizia – Le prime notizie sulla sorte di Nasrallah sono arrivate durante la notte: una fo nte vicina a Hezbollah ha dichiarato che il leader non è al momento raggiungibile. L’agenzia di stampa iraniana Tasnim ha riferito che Nasrallah “è in un luogo sicuro ed è ancora vivo”, mentre fonti israeliane affermano che è “probabile” la sua morte, dato l’enorme potenziale distruttivo del raid. Hezbollah, dal canto suo, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla sorte del suo leader, ma ha minacciato ritorsioni. La tv Al-Manar, vicina al movimento, ha diffuso immagini delle macerie del quartier generale distrutto, accompagnate da messaggi che invitano i sostenitori a “pregare per la sicurezza del loro leader”

Il raid di Tel Aviv – Il raid ha avuto luogo nella notte, pochi minuti dopo che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva terminato il suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, dove ha ribadito la necessità di una risposta militare decisa contro Hezbollah e Hamas. Il bombardamento ha colpito duramente Dahiyeh, considerata la roccaforte di Hezbollah a Beirut, lasciando sul terreno morti e feriti. Secondo i media libanesi, almeno sei persone sono rimaste uccise e 91 ferite nei violenti attacchi che hanno scosso l’intera città. Secondo l’esercito israeliano, inoltre, sono state distrutte decine di missili antinave in possesso di Hezbollah, immagazzinati sotto alcuni edifici di Beirut. Per l’Idf, Hezbollah disponeva di missili cinesi C-704 e C802, oltre ai missili iraniani Ghader, che hanno una portata fino a circa 200 chilometri. Questi missili erano conservati, gestiti e mantenuti da un’unità d’élite di Hezbollah, considerata altamente esperta ed erano immagazzinati nei depositi distrutti questa notte dall’esercito. Alcuni membri di questa unità avevano partecipato all’attacco contro la nave della marina israeliana Ins Hanit nel 2006, in cui persero la vita quattro marinai. Lo riferisce il Times of Israel.

Le altre vittime secondo Idf – Oltre a Nasrallah e Ali Karaki, l’esercito israeliano ha rivendicato l’uccisione di Muhammad Ali Ismail, numero tre di Hezbollah responsabile dell’unità missilistica dei miliziani nel sud del Libano, e del suo vice, Hussein Ahmad Ismail, in un attacco aereo. Non solo: l’Idf, le Forze di Difesa Israeliane, sostengono di aver eliminato anche Ahmad Muhammad Fahd, capo della rete di Hamas nella Siria meridionale, prima che portasse a termine un’operazione contro Israele.

Altri bombardamenti – L’escalation non si ferma qui. Israele ha intensificato gli appelli alla popolazione civile del sud di Beirut, invitandola a evacuare immediatamente le aree vicine ai siti di Hezbollah. “Hezbollah ha piazzato armi in zone civili, mettendo a rischio i cittadini libanesi per colpire i civili israeliani”, ha scritto l’Idf in un comunicato. “Continueremo a operare in modo preciso per smantellare le capacità offensive di Hezbollah”. Il ministero della Sanità libanese ha disposto l’evacuazione di tutti gli ospedali nella periferia meridionale di Beirut per prevenire ulteriori vittime civili in caso di nuovi attacchi. La Croce Rossa libanese, attiva nei soccorsi durante e dopo i bombardamenti, ha riferito che le ambulanze sono state impegnate per tutta la notte a trasportare i feriti nei pochi ospedali ancora operativi nella capitale.

Reazioni internazionali – A livello internazionale, la preoccupazione cresce. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lanciato un appello alla calma, chiedendo un immediato cessate il fuoco e invitando tutte le parti a evitare ulteriori provocazioni. “Il rischio di un conflitto su larga scala è reale e le conseguenze sarebbero devastanti per l’intera regione”, ha avvertito Guterres in una nota diffusa dalla sede Onu di New York. Gli Stati Uniti, tradizionali alleati di Israele, hanno ribadito il diritto di Israele a difendersi da minacce alla sicurezza, ma hanno anche sollecitato “moderazione” e “prudenza”. Washington teme che un conflitto aperto con Hezbollah possa coinvolgere altri attori regionali, in particolare l’Iran, storico sostenitore del gruppo sciita libanese. L’inviato speciale per il Medio Oriente, Brett McGurk, ha dichiarato: “Stiamo monitorando da vicino la situazione e lavoriamo con i nostri partner internazionali per prevenire un’escalation che potrebbe avere conseguenze imprevedibili.”

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