E se il destino ama giocare con i numeri, beffandosi del dolore di chi rimane e può conservare solo un ricordo, oggi sono in tutto 27 gli attori del cast di Harry Potter scomparsi
Nata per essere una stella, Maggie Smith è diventata un tesoro nazionale per i britannici. Il destino l’ha portata via a 89 anni legandola ancora indissolubilmente ad uno dei ruoli più recenti che, come amava ironizzare, “le aveva pagato la pensione”. Strano, bizzarro ed è forse anche inutile farsi troppe domande, fatto sta che i due attori che interpretavano i volti buoni della scuola di Harry Potter, il preside e la sua vice, sono morti entrambi il 27 settembre, ad un anno di distanza. E se il destino ama giocare con i numeri, beffandosi del dolore di chi rimane e può conservare solo un ricordo, oggi sono in tutto 27 gli attori del cast di Harry Potter scomparsi, come ricordato da alcune testate on line.
La professoressa Minerva McGonagall (o Minerva McGranitt, in italiano, interpretata da Maggie Smith) “è uscita dal corpo di un gatto come nessun altro” ha ricordato sul suo profilo X il micio più famoso d’Inghilterra, Larry, il caccia topi di Downing Street. Il piglio fermo, il cappello nero a punta ed il cuore morbido erano i tratti essenziali della professoressa entrata sugli schermi di tutto il mondo come primo personaggio femminile ad apparire nella serie di film usciti tra il 2001 e il 2011 e il dedicata al maghetto più amato.
Richard Harris interpretava Albus Dumbledore (Silente, ndr), ma il preside della scuola di Hogwarts cambiò volto dopo la sua morte avvenuta nell’ottobre del 2002, fu così la volta di Michael Gambon, anche lui, appunto, scomparso esattamente il 27 settembre 2023.
Maggie Smith è stata ricordata con una foto affettuosa, mentre lei gli stampa un bacio sulla guancia, dall’attore Rupert Grint, il Ron Weasley che entrò nel cast a soli 11 anni e ci restò altri 10. “Ora la professoressa McGonagall è riunita con il professor Snape, con Magrid e con Albus Dumbledore” è stato scritto con il pennarello nero su una lavagna posta all’ingresso della metro di Londra, così come usa fare da queste parti.
Ai giornalisti, così come al biografo Michael Coveney che le chiese di parlare di sé, rispondeva che “non c’era nulla di interessante da dire” ed in effetti il silenzio e la discrezione erano la cifra della sua “britishness” più originale. “Non capisco davvero cosa ci sia da dire”, rispondeva alle domande insistenti sulla sua carriera e sulla sua vita e quell’atteggiamento pian piano le valse quello sguardo sempre più distaccato e altezzoso, con tanta ironia, che la rese unica.
Lei, nei panni di Lady Violet in Downton Abbey, più che protagonista di una interpretazione sembrava proprio esser stata al centro di una rivelazione: quella del suo animo più profondo. Non certo delle sue origini, però, piuttosto semplici, sulle quali tanti studi di dizione avevano lavorato per cambiare toni ed accenti. Margaret Natalie Smith, infatti, era nata ad Ilford, nell’Essex, nel 1934 da mamma segretaria e padre impiegato come patologo in un laboratorio.
La sua ultima immagine pubblicata nell’ottobre del 2023 su Vogue, la ritrae mentre posa per la campagna pubblicitaria di un brand di moda. I suoi capelli grigi, le rughe a scalfire il viso, ma non il suo sguardo fiero e diretto, sta avvolta in un cappottone peloso, mentre alle sue spalle si chiude un angolo sul quale si stringono due muretti di mattoncini rossi, tipicamente inglesi. “Saggia, spiritosa, fumantina e meravigliosa”, la ricorda così chi l’ha conosciuta, sempre riservata fino al 2008 quando raccontò del tumore al seno che l’aveva colpita e poi dei problemi al cuore e quella salute sempre cagionevole.
Due gli Oscar conquistati nella sua carriera di oltre 60 anni: nel 1970 quello come miglior attrice per The Prime Of Miss Jean Brodie e nel 1979 come miglior attrice non protagonista in California Suite al fianco di Michael Caine. Sono rimasti accanto a lei fino all’ultimo i due figli avuti dal primo matrimonio. Sono entrambi attori, ma lei ci ha sempre tenuto a precisare che “non hanno mai ricevuto alcun aiuto per entrare nel mondo del cinema”. Un tea con Mussolini, Sister Act e la sue indimenticabile reverenda madre superiore, Gosford Park e prima di allora il teatro con Lawrence Oliver che la scoprì negli anni ’60. La carriera, la vita e la stella di Maggie Smith resteranno come un faro nella storia della Gran Bretagna che l’ha amata trasformandola nella “nonna” di un intero Paese che oggi la celebra mentre lei avrebbe ironizzato ancora una volta dicendo: “Tanto i miei ruoli li offrono sempre prima a Judy Dench”.