Giustizia & Impunità

Amedeo Matacena, l’ultimo mistero dell’ex parlamentare morto latitante a Dubai: aveva un passaporto della Nigeria

Era latitante a Dubai ma aveva un passaporto della Nigeria. Nonostante sia morto ormai da due anni, la storia dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena continua a regalare colpi di scena. In queste ore sta circolando una foto sui telefoni di chi stava a stretto contatto con l’ex deputato, che dal 2012 aveva lasciato l’Italia per sfuggire alla condanna per concorso esterno alla ‘ndrangheta. In sostanza, nel 2020 la Repubblica Federale della Nigeria aveva rilasciato un passaporto a Matacena. Va stabilito, ovviamente, se si tratta di un documento autentico. E nel caso lo fosse in che modo Matacena era riuscito a ottenerlo.

L’ex parlamentare è morto nel settembre 2022 all’ospedale di Dubai a causa di un presunto infarto del miocardio. Alcune settimane fa è emerso che per la sua morte e per quella della madre, Raffaella De Carolis (deceduta tre mesi prima sempre negli Emirati Arabi), è indagata la sua seconda moglie, Maria Pia Tropepi, ex modella e proprietaria di centri estetici. Pochi mesi prima della morte dell’ex parlamentare, i due si sarebbero sposati con il rito islamico. Un particolare che ha provocato polemiche anche a causa di questioni legate all’eredità: il certificato di matrimonio, infatti, porta nell’intestazione “Repubblic of Kenya”. Secondo il legale della Tropepi, l’avvocato Attilio Parrelli, “il rito religioso con il quale la mia assistita si è legata al compianto Amedeo Matacena si è svolto regolarmente ed è stato officiato da un Ministero di culto Keniota”. “Il certificato – continua il difensore – reca nell’intestazione Republic of Kenya in ragione della nazionalità dell’officiatore (l’imam, ndr) che ha provveduto a svolgere il rito islamico e successivamente registrare l’atto nel proprio Paese”.

I dubbi sulla validità del matrimonio sono riconducibili alla presenza di due testamenti, rilasciati a distanza di oltre 10 anni, da Matacena: uno a favore dei figli, redatto in Liguria prima di darsi alla latitanza, e il secondo olografo a Dubai due mesi prima di morire con il quale l’ex parlamentare avrebbe indicato Maria Pia Tropepi come erede universale. “La presenza di due testamenti – chiarisce l’avvocato Parrelli – è legata agli avvenimenti che hanno colpito Amedeo in quel lungo arco temporale e alla volontà, dopo la morte della madre, di riconoscere un merito all’unica persona che gli era vicino. Il testamento olografo successivo, anche laddove non revoca in modo espresso il precedente, annulla le disposizioni che non sono compatibili rispetto all’ultima volontà espressa. Ne consegue che la scelta di nominare erede universale la signora Tropepi non è suscettibile di diversa interpretazione”.

Una questione a parte è quella del passaporto di Matacena, con tanto di foto e intestazione della “Economic Community of West African States”. Il documento, in questo momento, è in possesso di Maria Pia Tropepi. Dopo la morte dell’ex parlamentare la donna lo avrebbe esibito all’ambasciata italiana a Dubai, che di conseguenza lo avrebbe annullato. Almeno questo è quanto trapela negli ambienti vicini a Matacena che, stando alla foto, avrebbe ottenuto il rilascio del passaporto dalla Repubblica Federale della Nigeria il 15 gennaio 2020: il documento era valido fino al 14 gennaio 2025.

La questione del passaporto potrebbe interessare alla Procura di Reggio Calabria che sta indagando non solo sulla morte di Matacena, ma anche sugli ultimi suoi anni di vita a Dubai. Il procuratore facente funzioni Giuseppe Lombardo, l’aggiunto Stefano Musolino e il pm Sara Parezzan, infatti, indagano anche sul riciclaggio del patrimonio dell’ex parlamentare di Forza Italia e sul reato di procurata inosservanza della pena. In sostanza, i pm vogliono capire se Matacena sia stato aiutato nella sua latitanza anche dopo l’inchiesta che, nel 2014, ha portato all’arresto addirittura dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, condannato in primo grado e poi prescritto in Appello. Basta leggere i pochi atti notificati ai quattro indagati della nuova inchiesta per comprendere che il fascicolo della Procura della Repubblica era stato aperto prima della morte di Raffaella De Carolis e di Amedeo Matacena.

Ritornando al passaporto, dalla foto del documento emerge che è stato rilasciato nel 2020, pochi mesi prima che scoppiasse la pandemia Covid. Non è chiaro se l’ex deputato lo abbia ottenuto attraverso il consolato nigeriano a Dubai o se, invece, sia riuscito in qualche modo a lasciare gli Emirati Arabi per raggiungere Lagos. La principale città dello Stato africano, infatti, risulta come “l’autorità” che avrebbe rilasciato il passaporto a Matacena. Un mistero che, però, non è l’unico che gli inquirenti dovranno risolvere. Occorre capire, infatti, se quel passaporto sia stato utilizzato negli ultimi due anni di vita da Matacena per muoversi liberamente nonostante risultasse latitante per l’Italia. E, nel caso, verso quale destinazione era diretto l’ex deputato.