La morte di Hassan Nasrallah, dal 1992 segretario generale di Hezbollah – movimento sciita libanese riconosciuto come organizzazione terroristica da Stati Uniti, Europa e Israele – apre un vuoto di potere che necessita di essere colmato quanto prima. Tanto più che, come affermano le forze armate, insieme al leader del partito di Dio sono stati uccisi altri venti importanti esponenti del movimento. Al momento la guida temporanea dell’organizzazione è stata assunta dal vice Naim Qassem, ma nei prossimi giorni il Consiglio della Shura – l’organo decisionale supremo – dovrà riunirsi per eleggere il nuovo segretario. E il principale candidato alla successione è un personaggio tanto discusso quanto stimato: Hashim Safi Al Din. Nato nel 1964 nel Libano meridionale, cugino di Nasrallah da parte di madre, proviene da una rispettata famiglia sciita e dal 2001 è a capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah, posizione che gli ha permesso di supervisionare la rete di organizzazioni politiche e civili del gruppo.
Vicino a diverse figure di spicco del mondo sciita come Fuad Shukr (comandante e consigliere militare di Hezbollah ucciso a luglio), inserito nella lista dei terroristi ricercati da Washington nel 2017, Al Din è considerato uno degli alti funzionari più importanti di Hezbollah sfuggito ai raid israeliani. Venerdì infatti non si trovava nel quartier generale del partito a Dahiya (nella zona sud di Beirut) quando Israele ha sganciato bombe da 2,3 tonnellate che hanno completamente distrutto il compound. Legato a Hezbollah sin dai primi anni della sua carriera politica, ha ricevuto un’educazione religiosa sciita ed è un grande conoscitore di strategie militari. Turbante nero e barba lunga – in onore della presunta discendenza dal profeta Maometto – il papabile successore di Nasrallah gli assomiglia molto anche esteticamente. La formazione religiosa ricevuta sin dai primi anni lo ha avvicinato agli insegnamenti di Imad Mughniyeh, accusato di aver orchestrato l’attentato del 1983 all’ambasciata statunitense a Beirut.
Durante la sua formazione, Al Din ha vissuto in due luoghi sacri dell’Islam sciita: prima Najaf in Iraq, poi Qom in Iran. Nel corso degli anni è diventato anche membro del Consiglio della Jihad, l’organo che dirige le operazioni militari dell’organizzazione. Interessanti anche i legami familiari: suo fratello, Abdallah Safi Al Din, è il rappresentante di Hezbollah in Iran. Il suo legame con Teheran si è rafforzato dal luglio del 2020, quando uno dei suoi figli, Sayyed Reza Hashim Safi Al Din, ha sposato Zeinab Soleimani, figlia di Qassem Soleimani, storico comandante della Forza Quds (unità d’élite dei Pasdaran iraniani) ucciso dagli Usa all’inizio del 2020.
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La Redazione
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Roma, 29 set. (Adnkronos) - "Schlein mi sta simpatica ma si può anche vincere mettendo tutti insieme ma non si governa. La vicenda di Prodi dovrebbe insegnare e parliamo di Prodi, con tutto il rispetto per Schlein". Così Gianfranco Fini a In altre Parole su La7.
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