Moda e Stile

di Ilaria Mauri

Paris Fashion Week, da Schiaparelli a Giambattista Valli, Loewe e Vivienne Westwood: via al superfluo

In tempi di crisi delle vendite e di incertezza dei mercati, gli stilisti restano fedeli ai rispettivi codici identitari ma eliminano tutto il superfluo. In atto c'è un'operazione collettiva di sottrazione, riduzione, ripulitura. Il risultato sono abiti concreti e portabilissimi, che emanano quella freschezza e della gioia di vivere tipiche dell'estate

Paris Fashion Week, da Schiaparelli a Giambattista Valli, Loewe e Vivienne Westwood: via al superfluo

PARIGI – Leggerezza, essenzialità. E’ questo il fil rouge che lega le collezioni per la prossima Primavera/Estate 2025 che stiamo vedendo alla Fashion Week di Parigi. In tempi di crisi delle vendite e di incertezza dei mercati, gli stilisti restano fedeli ai rispettivi codici identitari ma eliminano tutto il superfluo. In atto c’è un’operazione collettiva di sottrazione, riduzione, ripulitura. Il risultato sono abiti concreti e portabilissimi, che emanano quella freschezza e della gioia di vivere tipiche dell’estate.

Emblematiche, in tal senso, le collezioni di Loewe e Vivienne Westwood, dove il massimalismo e l’audace sperimentazione tipici dei due brand lasciano il passo ad un’inedita essenzialità. “Volevo che le cose fossero ariose, leggere, ridotte nei colori. Giusto un tocco di rosso e rosa. Nessuna stampa, maglieria super fine, abiti preziosi – a volte, lavati e indossati”, spiega Andreas Kronthaler, vedovo della stilista Vivienne Westwood e direttore creativo del marchio da lei fondato. Parole che riecheggiano quelle di Jonathan Anderson e la sua visione per la prossima estate: “Cosa succede quando rimuovi tutto il rumore? È possibile riempire una stanza bianca vuota, attirando l’attenzione, senza gridare allo spazio?”. Ovviamente gli è possibile eccome, semplicemente giocando con le silhouette e i volumi. Le scarpe Oxford si allungano, mentre gli orli degli abiti si accorciano. La pelle, essenza stessa di Loewe, diventa l’elemento chiave della collezione, si plasma seguendo linee curve e dà vita ad abiti, blazer e cappotti che definiscono i contorni di una riduzione radicale e rivelano il linguaggio più puro di Anderson.

Ancor più emblematico, in tal senso, il lavoro di Daniel Rosberry da Schiaparelli. Dimenticate le scenografiche teste di leone o le donne-robot a cui ci ha abituati nell’Alta Moda: per la sua quarta collezione di prêt-à-porter lo stilista texano crea un guardaroba quasi minimalista, dove i simboli chiave della maison – le serrature, i corsetti, l’aragosta – sono il dettaglio, non il centro del look. “La couture è il mio laboratorio creativo, ma con il ready-to-wear volevo creare abiti che potessero entrare davvero a far parte della quotidianità dei nostri clienti”, ci spiega lo stilista nel backstage della sfilata tenutasi in Place Vendome.” Volevo fare qualcosa che fosse abbastanza forte da poter essere mostrato, ma che fosse abbastanza reale esser prodotto in serie e indossato in vacanza, cosa che per i nostri standard è stata una sfida“. Una sfida che Rosberry ha decisamente vinto, riuscendo nell’impresa di creare una collezione che fosse intergenerazionale, desiderabile e portabile sia dalle madri che dalle figlie, il tutto con l’obiettivo di diventare “il vintage del futuro”. Protagonista indiscussa è la maglieria, patrimonio sartoriale della maison: chic e confortevole, originale e sofisticata, si declina in una gamma eclettica di piqué, coste leggerissime e tonalità perlescenti. Il denim è protagonista, e spiccano le rivisitazioni degli archetipi dell’abbigliamento maschile, come la canottiera, la polo da tennis e la camicia bianca in piqué, rese iper-femminili da invisibili corsetti elasticizzati che ne sovvertono le forme. Le silhouette sono nette, maxi spalle e vita strettissima. Non mancano i rimandi e le suggestioni, soprattutto agli anni ’90 e a quell’allure di mito con il quale li ricordiamo oggi, ma nel complesso sono la freschezza e la leggerezza della collezione a rimanere impressi.

Come succede anche con Giambattista Valli, che per la prossima Primavera/Estate ha archiviato i maxi volumi e i tulle iconici rievocando piuttosto un giardino incantato, dove i fiori sbocciano in mille sfumature di rosa, lilla e verde menta, e le donne fluttuano come ninfe in abiti di chiffon e organza. Ci sono i fiocchi, le rose e le balze; ma tutto è etereo ed essenziale: “Voglio andare nella profondità del mio lavoro. A partire dallo studio delle relazioni tra leggerezza e peso, guardando al futuro”, sottolinea lo stilista romano che invita cosi’ a riflettere sul paradosso dell’esistenza, tra libertà e responsabilità, effimero e permanenza. Ispirandosi a “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, Valli esplora la dualità tra la grazia eterea degli abiti e la ricchezza dei dettagli, tra la delicatezza dei colori pastello e la forza delle silhouette, lavorando anche lui per sottrazioni. La leggerezza è il filo conduttore che unisce tutte le creazioni. Abiti lunghi e fluttuanti in mussola, tuniche da vestale che accarezzano il corpo, micro-abiti che avvolgono come un soffio di vento. Le trasparenze giocano con la sensualità, lasciando intravedere la lingerie. È una leggerezza consapevole, che si interroga sul senso della vita, sulla ricerca di un equilibrio tra la gioia e il vuoto esistenziale. Ci invita a “navigare tra i due estremi”, come dice lo stilista, a trovare la nostra strada in un mondo in continuo cambiamento.

E se c’è qualcuno che ha trovato la sua strada e la percorre a passo sicuro è Gherardo Felloni, il direttore creativo di Roger Vivier. La sua collezione Primavera/Estate 2025 “Jardin à la Vivier” è un centrato di tutto il suo estro creativo e non poteva scegliere cornice più adatta per presentarla del maestoso hôtel particulier de la Rochefoucauld-Dudeauville, sede dell’Ambasciata italiana in Francia. Il palazzo parigino si è trasformato infatti un giardino incantato, dove la natura e l’arte si incontrano e le creazioni di Felloni dialogano con l’ambiente, riflettendo la maestria della maison e il savoir-faire dei suoi artigiani. Ogni salone del palazzo riflette la magia dei giardini formali francesi. Nel Salon Jardin d’Été, la leggendaria fibbia Vivier brilla su scarpe e borse come la nuova Belle Vivier, proposta in tonalità pastello e toni naturali, in omaggio all’eleganza senza tempo. La scarpa, indossata da Catherine Deneuve in Belle de Jour, si reinventa con nuove combinazioni di colori vivaci come il verde bosco e il corallo. Felloni ha trasformato il palazzo in un tripudio di meraviglie artigianali. Dal vimini intrecciato alla rafia arricchita da cristalli, i sandali gioiello e le borse scultoree sono il simbolo di un’eleganza estiva e gioiosa, esaltata anche nei dettagli preziosi delle scarpe Marlene, reinterpretate in chiave moderna. L’incanto culmina nel salone delle feste al primo piano, dove palme dorate svettano tra i preziosi stucchi e ombreggiano le scarpe più preziose: qui l’arte dell’artigianato è al suo apice. E la meraviglia anche.

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