“Marzabotto è entrato a far parte della coscienza degli italiani”. Dalla strage nazifascista sono passati esattamente ottanta anni, i testimoni oculari sono quasi tutti venuti a mancare, eppure ancora oggi a Monte Sole sono sempre di più le persone impegnate a coltivare la memoria di quello che avvenne nel 1944. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre, i nazisti (con la complicità dei fascisti) massacrarono 770 persone, di cui 217 bambini. È per ricordare la più grave strage nazifascista compiuta in Europa occidentale che oggi in Emilia Romagna arriveranno anche il Capo delo Stato Sergio Mattarella e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. Tantissimi, come oggi anno, i giovani attesi a Casaglia, a Caprara o a Cerpiano, i luoghi dove i tedeschi trucidarono senza pietà uomini, donne e bimbi.
“Qui arrivano ogni anno dodicimila persone e diecimila ragazzi. Solo da Roma vengono cinque autobus. Mattarella è il quarto presidente che giunge fin qui per celebrare questo luogo sacro: prima di lui arrivarono Luigi Einaudi, Sandro Pertini e Carlo Azeglio Ciampi”, spiega il presidente del Comitato per le onoranze ai caduti, Valter Ciardi. Nel momento in cui i testimoni oculari vengono progressivamente a mancare (ormai ne restano in vita solo due) si moltiplica l’impegno di tanti: sono quelli che non erano ancora nati ai tempi della strage, ma cercano di onorare la memoria dei caduti, raccontando cosa avvenne in quei giorni di ottant’anni fa. “Riceviamo moltissimi studenti, anche bambini della primaria. Dopo il Covid abbiamo gli stessi livelli di affluenza del pre-pandemia. La consapevolezza collettiva a livello nazionale sta aumentando. Il fatto che il tempo passi accresce la volontà di non dimenticare”, racconta la sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi. “E’ importante portare le scolaresche a visitare i posti dove sono avvenuti i fatti, perché i ragazzi possono parlare anche con i familiari delle vittime, come lo sono io”, aggiunge la prima cittadina. Il bisnonno della sindaca, infatti, è stato ucciso davanti agli occhi del nonno, mentre la nonna è riuscita a scappare a Firenze, sfuggendo ai nazisti.
Il padre di Gianluca Luccarini, presidente dell’associazione Familiari delle vittime delle stragi nazifasciste, è invece riuscito a sopravvivere all’eccidio. “Hanno ammazzato mia nonna, un bambino che le era stato affidato e quattro zie – racconta – La mamma di mio padre era in chiesa a San Martino, è stata cacciata fuori e fucilata il 30 settembre. Mio padre, che a 18 anni era già un partigiano della brigata Stella rossa, si è salvato, ma quando alla sera è tornato a casa li ha trovati tutti per terra, tutti morti. Lui stesso ha sepolto i cadaveri nel cimitero di San Martino, prima che anni dopo venissero portati al sacrario”. Secondo Luccarini i media potrebbero dare un contributo maggiore per ricordare cosa avvenne a Monte Sole. Allo stesso tempo il presidente dell’associazione lancia un appello al mondo della scuola: “Se leggi di Marzabotto sul libro di storia è difficile capire cosa sia, capita anche a me pensando alla Prima guerra mondiale. Per questo motivo resta importante andare sui luoghi, vederli e viverli”.
È quello che ha fatto il regista Giorgio Diritti per girare L’uomo che verrà, il film che racconta l’eccidio. “C’è una comunità umana che sente ancora forte l’importanza di testimoniare – spiega – Sarebbe altrettanto significativo e importante che i media si ricordassero, che le scuole usassero ad esempio il mio film e altri documentari per mantenere viva una memoria che ci allontana dalla dimensione di certe ideologie e ci fa riconoscere chi ci vuole dominare“. Secondo Diritti si tratta di “uno sforzo che va fatto da tutti”. Il regista ha avuto modo d’intervistare numerosi sopravvissuti della strage per girare il suo film. “I testimoni diretti non ci sono più, io ho avuto il piacere di ascoltarli e sono stati importanti per la mia dimensione emotiva – spiega – Tutto questo potrebbe essere fondamentale ancora oggi che l’odore della guerra è già arrivato alle nostre case”. E in effetti basta guardare al Medio Oriente per rendersi conto di come i massacri di civili inermi continuino ancora oggi. Dalla strage di Marzabotto sono passati esattamente ottant’anni.