Politica

Strage di Marzabotto, Mattarella: “Quello che accade ai confini dell’Ue è un monito. I fantasmi dell’orrore non hanno lasciato la storia”. Steinmeier: “Provo tristezza e vergogna”

Ha definito Marzabotto come il luogo che “non separa più tedeschi e italiani ma li unisce”, il “simbolo e le fondamenta” dell’intera Europa. Poi ha avvertito: davanti ai conflitti in atto non dobbiamo essere “né ciechi, né addormentati, né immemori”. E “sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia, […]

Hai già letto 5 articoli
questo mese.

PER CONTINUARE A LEGGERE

1 € PER IL PRIMO MESE

Ha definito Marzabotto come il luogo che “non separa più tedeschi e italiani ma li unisce”, il “simbolo e le fondamenta” dell’intera Europa. Poi ha avvertito: davanti ai conflitti in atto non dobbiamo essere “né ciechi, né addormentati, né immemori”. E “sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia, siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo. I fantasmi dell’orrore non hanno lasciato la storia“. Ha parlato di passato, di presente e di futuro Sergio Mattarella nel suo discorso tenuto a Monte Sole. Il capo dello stato è intervenuto insieme al presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier, alle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della strage di Marzabotto. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 le truppe naziste guidate dal maggiore Walter Reder trucidarono 770 civili tra cui donne, bambini e anziani nei territori tra i comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno.

Il ringraziamento a Steinmeier – Dopo avere deposto le corone in memoria dei caduti nella strage, i due presidenti – che hanno anche fatto un omaggio privato a San Martino, uno dei luoghi della carneficina, tra le note del Silenzio – si sono recati in piazza Martiri delle Fosse Ardeatine, a Marzabotto, dove hanno tenuto le orazioni conclusive delle commemorazioni. Ad ascoltarli, tra gli altri, l’Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, cardinal Matteo Zuppi che, nella prima mattinata, ha celebrato la Messa in suffragio delle vittime della ferocia nazifascista nella chiesa dei Santi Giuseppe e Carlo della cittadina emiliana. “In questa giornata, alla presenza del Presidente Steinmeier, possiamo affermare, con le parole pronunciate dal Presidente Rau nel 2002, che Marzabotto è divenuto luogo che non separa più tedeschi e italiani ma li unisce”, ha detto Mattarella, rivolgendosi al collega tedesco. “Presidente Steinmeier, desidero ringraziarti. La Repubblica italiana ti ringrazia per essere qui, insieme ai nostri concittadini, ai familiari delle vittime, per condividere un anniversario così carico di significato storico e civile. Conosciamo la tua sensibilità: la presenza a Civitella Val di Chiana nel 2014, quando era ministro degli Esteri. E, da Presidente, l’omaggio al Mausoleo dei caduti delle Fosse Ardeatine, nel maggio del 2017. La commemorazione anni dopo delle stragi nel Comune toscano di Fivizzano, con un discorso toccante che contribuì a trasformare quel doloroso giorno di ricordo in un prezioso seme di riconciliazione, nel segno di una civiltà più umana. Permettimi di considerare l’evento di oggi come un segno ulteriore”.

“Marzabotto pietra angolare della Repubblica” – Poi il capo dello Stato ha ricordato che “Marzabotto e Monte Sole sono pietre angolari della Repubblica italiana. A ottant’anni da quei tragici giorni oggi avvertiamo più nitidamente che Marzabotto e Monte Sole sono simbolo e fondamenta dell’intera Europa, prova del nostro destino comune che, insieme, nei giorni scorsi, a Berlino come a Bonn e Colonia, abbiamo confermato di volere scegliere”. Quindi Mattarella ha spiegato che “Italia, Germania ed Europa sono state capaci di risorgere da quell’inferno, costruendo libertà, pace, democrazia, diritti, comunità, una nuova sicurezza. I nostri genitori, i nostri nonni non si abbandonarono alla rassegnazione. Furono capaci di trasformare il dolore più indicibile e inspiegabile in una forza generatrice. In una nuova epoca. In un sistema che, benché imperfetto, intendeva guardare al rispetto della dignità di ogni persona. Non è stato facile ricostruire un continente dalle macerie materiali e morali cui nazismo e fascismo l’avevano condannato. Ha richiesto coraggio e sacrificio”.

“Memoria richiama responsabilità” – L’inquilino del Quirinale ha ricordato quanto successo sugli Appennini ottant’anni fa. “Quasi ottocento le vittime, uccise tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 nei Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzane Morandi. Quasi duecento i bambini. Marzabotto e Monte Sole sono simbolo tra i più sconvolgenti della strategia di annientamento che accompagnò la volontà di dominio, il mito razziale, la sopraffazione nazionalista, insomma quell’impasto ideologico che sospinse il nazismo – e i loro complici, tra cui il regime fascista – a perseguire il catastrofico progetto di conquistare l’Europa e svuotarla della sua storia”. Oggi, ha aggiunto Mattarella “siamo qui per chinare insieme il capo davanti a tante vite crudelmente spezzate, per riempire con i sentimenti più intensi di solidarietà quelle voragini che la disumana ferocia nazifascista ha aperto in queste terre, in queste comunità. Siamo qui per ricordare, perché la memoria richiama responsabilità. Nella Seconda guerra mondiale si toccò il fondo dell’abisso. La barbarie, la cancellazione di ogni dignità umana”. Quindi il capo dello Stato ha spiegato che questi luoghi “hanno conosciuto il terrorismo delle SS e dei brigatisti neri fascisti. Non c’erano ragioni militari che potessero giustificare tanta crudeltà. Sui pendii di Monte Sole vennero uccisi anche sacerdoti. Don Ubaldo Marchioni era all’altare di Casaglia di Caprara. Non si trattava soltanto di disprezzo verso la religione. Era la negazione radicale di ogni umanità, come scrisse Giuseppe Dossetti, capo partigiano, Costituente, dirigente politico di primo piano, che lasciò la politica attiva per fondare, proprio a Casaglia, la sua comunità di monaci, per riposare poi, a pochi passi dalla chiesa distrutta, in quel piccolo cimitero divenuto anch’esso teatro di sterminio. Perché? Perché tutto questo? Si può, si deve dimenticare? Continuiamo a chiedercelo percorrendo questi luoghi, sostando dinanzi ai memoriali”.

“Qui per dire mai più”- Poi il presidente si è rivolto ai presenti: “Perché? Perché tutto questo? Si può, si deve dimenticare? Continuiamo a chiedercelo percorrendo questi luoghi, sostando dinanzi ai memoriali. Le domande penetrano le nostre coscienze, senza riuscire a fornire una risposta esaustiva, definitiva, segnalando, piuttosto, una irrisolta inquietudine. E’ accaduto, quindi può di nuovo accadere, ci ammonì Primo Levi. Può accadere se dimentichiamo“. Quindi Mattarella ha ricordato che “oggi, i conflitti in atto, i luoghi della sofferenza dove il diritto umanitario internazionale non trova applicazione, ci richiamano bruscamente alla responsabilità di non essere né ciechi, né addormentati, né immemori. Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere. O forse, per citare ancora Levi: quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare”. In chiusura del suo intervento, l’inquilino del Colle ha spiegato “la ragione del pellegrinaggio laico a questi luoghi, fonti della nostra odierna convivenza civile, perenne richiamo alle follie degli uomini. Ecco le ragioni per cui i Presidenti Einaudi, Pertini, Scalfaro nel cinquantesimo anniversario della strage, Ciampi insieme al presidente tedesco Rau, vollero salire quassù. Per ribadire solennemente: mai più“.

Steinmeier: “Provo tristezza e vergogna” – Steinmeier, invece, ha preso la parola sottolineanco che “in qualità di Presidente federale tedesco, mi trovo oggi davanti a voi e non provo altro che tristezza e vergogna. Mi inchino ai morti. Vi chiedo perdono oggi a nome del mio Paese”. Il presidente della Germania ha sottolineato che “è un cammino difficile venire come Presidente Federale tedesco in questo luogo dell’orrore e parlare a Voi. Ma sono profondamente grato per il Vostro invito, stimate cittadine e stimati cittadini di Marzabotto e dei comuni limitrofi. E ringrazio Lei, caro Presidente Sergio Mattarella, per la possibilità di percorrere anche oggi assieme questo cammino, di essere venuti assieme qui dopo la Sua visita di Stato in Germania”. Poi aggiunto: “Le vittime e voi, discendenti e parenti, avete il diritto di essere ricordati. Nelle vostre famiglie, il ricordo continua a vivere, il dolore, l’orrore continua a vivere, l’ho appena sentito in una conversazione con alcuni di voi. Quello che mi avete detto mi ha davvero commosso. Tutta la zona qui a Monte Sole porta ancora oggi cicatrici profonde e visibili. E lo so: il dolore è ancora più grande perché la maggior parte dei crimini non sono mai stati espiati. Questa è la seconda colpa che incorriamo noi tedeschi”. A ancora, ha proseguito Steinmeier, “le parole in questo posto si fanno piccole. Non bastano per descrivere quello che accadde qui a Monte Sole 80 anni fa. Tanta crudeltà. Tanto tormento. Tanta tristezza. Così tante persone le cui vite si sono estinte qui”. Parlando in italiano, il presidente tedesco ha ricordato che “gli uomini delle SS uccisero in quei giorni dell’autunno 1944 come in preda a una sete di sangue. Chiudevano le persone nelle case e vi lanciavano bombe a mano. Bruciarono stalle, case, chiese e cappelle. Non conoscevano pietà, né umanità, nemmeno per le donne, i sacerdoti o gli anziani. E nemmeno per i bambini, tanti bambini”.

I precedenti – Mattarella e Steinmeier sono atterrati a Bologna, con l’aereo presidenziale proveniente dalla Germania, dove il presidente italiano era in visita di Stato. Per l’inquilino del Quirinale è la seconda visita a Marzabotto: nel 1992, da poco rieletto parlamentare alla Camera, fu relatore ufficiale durante la commemorazione del 48esimoo anniversario degli eccidi. L’ultima volta che un presidente della Repubblica italiana si è recato ufficialmente nei luoghi degli eccidi insieme a un presidente della Repubblica federale tedesca era il 2002, quando, qualche giorno prima del 25 aprile, Johannes Rau, il presidente tedesco, decise di salire a Monte Sole insieme all’allora presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi.

Anpi: “Storia chiede vigilanza” – In una nota Gianfranco Pagliarulo e Anna Cocchi, rispettivamente presidente e vice presidente Anpi, ricordano che quella di Monte Sole è stata la “più efferata d’Europa nel corso della seconda guerra mondiale. Oggi questa memoria è dell’Italia intera, la storia oggi interroga tutte le coscienze, chiede vigilanza, partecipazione democratica, senso di responsabilità per il presente e il futuro. Il nazi-fascismo ha distrutto milioni di vite, calpestato i diritti umani, criminalizzato, torturato e insanguinato il dissenso, segnato vergognosamente il mondo. E allora, mai più”.