Il suo orientamento nella partita Unicredit- Commerzbank, la banca centrale europea lo aveva già lasciato intendere nei giorni scorsi. Oggi però è la stessa presidente Christine Lagarde ad appoggiare l’ipotesi di una fusione. “Le fusioni bancarie transfrontaliere sono auspicabili“, ha affermato oggi un audizione al parlamento europeo. “Non faccio osservazioni su fusioni specifiche”, ha poi sottolineato, come da prassi, ma chi ha orecchie per intendere, intenda.

Si tratta di operazioni, ha anche spiegato Lagarde, “che non sono prive di rischi” ma “spetta a chi le fa decidere se sono convenienti”. L’idea, ha spiegato comunque la presidente Bce è che le fusioni transfrontaliere possano “rendere le banche europee più competitive rispetto a quelle americane o cinesi”. L’appoggio ha valore anche perché spetta alla vigilanza Bce dare il via libera all’uso, da parte di Unicredit, dei contratti derivati di cui è in possesso e che consentono di raggiungere il 29,9% dell’azionariato della seconda banca tedesca.

“Perché quando c’è un soggetto italiano che compra in Germania è un atto ostile e quando arrivano i francesi in Italia è un atto di fraternità?”, si è chiesto oggi il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, a margine di un convengo di Anci Lombardia.

Il governo tedesco, secondo azionista di Commerzbank con il 12%, ha accolto negativamente le mosse di Unicredit, anche per l’inattesa aggressività con cui sono state attuate dal gruppo italiano. Per ora l’orientamento di Berlino è di un no all’operazione, un’opposizione che piace ai sindacati della banca tedesca, da subito molto negativi verso l’ipotesi Unicredit. Del resto Commerzbank è uno storico finanziatore del tessuto delle piccole e medie imprese tedesche, comprensibile che l’arrivo degli “stranieri” susciti dubbi e paure. Venerdì scorso si è svolto un primo incontro tra la nuova amministratrice delegata di Commerzbank, Bettina Orlopp e i vertici di Unicredit guidati da Andrea Orcel.

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