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Centro migranti in Albania, a che punto sono i lavori: il video della struttura a due settimane dal nuovo termine annunciato dal governo

Il reticolato con filo spinato sopra le mura perimetrali di contenimento. Prende sempre di più forma il Centro per i rimpatri di Gjader nel nord dell’Albania. Un mese fa il Fattoquotidiano.it aveva mostrato lo stato d’avanzamento dei lavori. Le immagini mostravano un evidente ritardo, la mura di contenimento del centro era stata abbozzata e gli alloggi prefabbricati inseriti alla rinfusa. Le immagini, registrate il 26 settembre, mostrano i progressi fatti. Con quasi 130 giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia (l’inaugurazione era stata fissata dal Governo italiano per il 23 maggio scorso) già accumulati, ieri il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano ha annunciato che la struttura detentiva sarà consegnata per il collaudo il 10 ottobre.

Una continua ed estenuante corsa contro il tempo per inaugurare un centro che sarà in grado di ospitare non più di mille richiedenti asilo alla volta. Nel suo intervento odierno Mantovano ha spiegato che i ritardi sono stati dovuti a “problematiche emerse in corso d’opera, prima legate al terreno e poi agli eventi atmosferici recenti e nello scorso mese di agosto”. In realtà oltre alle condizioni meteo pare che il grosso del problema in questa fase prossima alla consegna dell’opera sia stato provocato dalle utenze, energia elettrica in primis: “La struttura è montata e tecnicamente pronta – rivela uno degli addetti alla realizzazione del centro di Gjader – ma c’è ancora molto da fare per l’allaccio della corrente, senza dimenticare la rete fognaria. Non credo che in due settimane ce la faremo a partire coi collaudi”.

Di solito un’opera, pubblica o privata che sia, richiede svariati giorni per lo svolgimento dei collaudi. A Gjader, tuttavia, il governo ha fretta e dopo aver concluso con relativa facilità l’hotspot del porto di Shengjin (a 25 chilometri da Gjader) punta a risolvere, a ogni costo, lo spinoso capitolo. I lavori in questi giorni stanno proseguendo senza sosta. L’area, in aperta campagna, stretta tra due sonnacchiosi villaggi, Gjader appunto e Kakariq, è guardata a vista da un nutrito schieramento di agenti della polizia di stato italiana che non fa avvicinare nessuno. Un contingente arricchito dai colleghi dell’arma e da decine di funzionari e addetti del raggruppamento di imprese che ha realizzato le due strutture, in trasferta sull’altra sponda dell’Adriatico da settimane, se non da mesi. Tutti costi che rientrano, al netto delle more per i 130 giorni di ritardo accumulati, nel faraonico ‘Progetto Albania‘ per esternalizzare la frontiera migratoria.