Cultura

Gli eredi di Giuseppe Verdi alla carica con il ministero della Cultura: “Lo Stato compri la villa dove compose le sue opere”

di Manlio Lilli
Gli eredi di Giuseppe Verdi alla carica con il ministero della Cultura: “Lo Stato compri la villa dove compose le sue opere”

Il Requiem? Composto nella villa con tenuta di Sant’Agata, frazione del comune piacentino di Villanova sull’Arda. Come l’Aida e poi Il trovatore e La traviata. E ancora la quasi totalità delle opere liriche successive. Fino all’ultima, il Falstaff. Per Giuseppe Verdi, uno dei maggiori operisti e compositori di ogni tempo, la casa di campagna nella quale risiedette a partire dal 1851, si trasformò in un autentico luogo del cuore. Che meriterebbe rispetto e cure. La libera fruizione. Piuttosto che la sua chiusura, da quasi due anni di dispute ed abbandono. Che caratterizzano la storia recente.

L’ultimo episodio è l’appello al neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, da parte degli eredi di Verdi, tre pronipoti e il marito di un’altra, deceduta. Il tentativo in extremis di porre fine a una disputa che si protrae almeno dal 2001, dalla morte del padre degli eredi Verdi. Un appello perché lo Stato, attraverso il Ministero della cultura, acquisti l’immobile con le sue pertinenze. Insomma dia seguito alle promesse dell’ex ministro Sangiuliano, che a dicembre 2023 nel corso della trasmissione radiofonica Giù la maschera dichiarò: “Stiamo concludendo l’acquisto della villa di Giuseppe Verdi a Sant’Agata”.

Il proposito era stato anticipato dall’ex ministro, un mese prima, quando era stato ospite al Teatro Municipale di Piacenza ad uno spettacolo diretto da Riccardo Muti, “il Ministero è pronto con la cifra necessaria all’acquisto”. Si trattava solo di attendere i tempi burocratici per poi esercitare il “diritto di prelazione che spetta allo Stato”. Diritto di prelazione sulla vendita, con un prezzo di base d’asta di 30 milioni di euro, che il Tribunale di Parma aveva stabilito a dicembre 2022. Per trovare una soluzione all’impossibilità da parte dei discendenti di acquisire l’intero lascito.

Lo stesso Sangiuliano spiegava che la casa “è piena di cimeli del grande Maestro. Uno scrigno di tesori. Organizzeremo concerti verdivano e creeremo un circuito intorno alla figura di Verdi”. All’interno della struttura circondata da un grande parco, una infinità di opere d’arte. Dal piano a sei pedali Fritz usato dal compositore, al baule nel quale si trova la partitura de La forza del destino. Passando per i quadri della scuola del Correggio, allo scrittoio. E poi naturalmente spartiti e scritti verdiani, ma anche di Bach, Mozart, Haydn e Beethoven. Fino alla copia autografata de I promessi sposi.

A distanza di pochi giorni, lo “scrigno di tesori”, non era più da acquistare, ma da espropriare. Un comunicato del Ministero della Cultura aveva infatti comunicato che la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza “ha avviato il procedimento di dichiarazione di pubblica utilità, finalizzata all’esproprio”. Il motivo? “Questo bene non può rimanere esposto al degrado e all’incuria, ma deve poter costituire il nucleo centrale di un itinerario museale a disposizione del mondo intero”, si spiegava nel comunicato. Alla metà di maggio 2024, la notificazione ai proprietari, con relativo indennizzo. Quantificato sugli 8 milioni di euro. “L’indennità annunciata dallo Stato è offensiva – spiegavano a luglio i legali degli eredi -; non è stata colta la nostra richiesta di confronto, ora vedremo se si vorrà avviare una trattativa”. Richiesta di confronto alla quale seguì, immediatamente un ricorso al Tar. Nei giorni scorsi, poi, l’appello al neo ministro. La storia prosegue. Ma intanto, tra le ragioni del Ministero e quelle degli eredi di Verdi, la Villa continua a rimanere chiusa.

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