di Stefano Briganti

Impunità, Ineguaglianze, Incertezze: tre parole del segretario generale dell’Onu all’apertura della 79esima assemblea generale scolpiscono l’epitaffio di ciò che il mondo aveva voluto costituire, dopo il secondo conflitto mondiale, per evitare nuovi orrori. Il rispetto dei diritti e della dignità umani, i diritti di un popolo all’autodeterminazione, il diritto internazionale mirato alla risoluzione di conflitti aborrendo l’orrore dell’uso delle armi.

Dice giusto Guterres quando afferma che al tempo della Guerra Fredda esistevano delle “linee rosse” che venivano rispettate e dice bene dichiarando che ormai ognuno fa ciò che vuole in violazione ai principi fondanti costituiti sulle ceneri lasciate dalla seconda guerra mondiale. “Homo homini lupus” dicevano i nostri padri e secoli dopo si è ritenuto che i “valori democratici” avrebbero contenuto l’istinto ferino insito nell’uomo. Sappiamo invece che dopo pochi anni dalla fine della seconda guerra mondiale, sono iniziate decine di altre guerre combattute nel mondo. Nella maggioranza di questi conflitti troviamo come attore il paese-faro di quei valori.

Tutte queste guerre, come quelle del passato, non hanno costruito niente di positivo e tutte hanno lasciato quei morti, quelle distruzioni, quella fame, che il mondo con la costituzione dell’Onu, dell’Unsc, del Cpi voleva non ci fossero più. Non avendo le organizzazioni un potere esecutivo delle loro risoluzioni, sono i paesi democratici che dovrebbero avere l’obbligo morale di garantire che queste ultime vengano rispettate.

Le guerre nascono per motivi ideologici, economici, di potere. Alla fine della seconda guerra, dopo Bretton Woods e dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’ideologia prevalente, il potere economico e politico maggiori furono quelli americani. Prese forza un modello unipolare geopolitico condotto dagli Stati Uniti che guadagnarono così una posizione egemonica nel mondo. Questa posizione ha permesso l’esercizio da parte di Washington di una politica estera muscolare. La parte del mondo che si riconosce nel modello unipolare ha sviluppato una autoreferenzialità che porta a condannare chiunque non sia, per un verso o per un altro, allineato a tale modello. Il ruolo del dollaro nelle economie mondiali, il controllo di importanti e vitali strutture del mondo finanziario hanno permesso l’uso di potenti sanzioni verso paesi ritenuti potenziali minacce. L’apice di questa politica sanzionatoria è stata toccata con la guerra russo-ucraina.

Sempre Guterres ha sottolineato che un modello multipolare sta prendendo sempre maggior vigore. Non a caso l’allargamento del gruppo dei Brics è iniziato dopo lo scoppio del conflitto ucraino, quasi a certificare la presa d’atto del pericolo che l’egemonia del dollaro e del sistema finanziario ad esso legato possono rappresentare per molti stati fortemente nazionalisti.

Guterres certifica il cambiamento in atto dicendo: “… né abbiamo un mondo unipolare. Ci stiamo muovendo verso un mondo multipolare ma non siamo ancora li. Siamo in un purgatorio di polarità”. E’ il (lungo) viale del tramonto di un modello geopolitico a trazione statunitense e l’avvento di uno nuovo a trazione sino-russa.

Impunità, Ineguaglianze, Incertezza sono l’emblema del fallimento denunciato dal Segretario Generale. L’Onu ha gridato al mondo sia i crimini russi che quelli israeliani; nel primo caso è stata fortemente supportata la sua condanna e nel secondo no. Eppure Israele è uno stato considerato democratico e non dovrebbe essere tollerato ciò per cui si condanna e punisce la Russia. La scelta del resto del mondo democratico di non agire a supporto delle risoluzioni Onu contro Israele con la stessa forza usata contro la Russia (doppi standard). Le guerre di cui non si vede la fine, l’invasione russa, le mattanze di Hamas e di Israele dove terrorismo e democrazia sono accomunate dai morti, il Sudan ignorato. Impunità, Ineguaglianze, Incertezza, ci accompagneranno a lungo nel “purgatorio di polarità”.

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