L’Inter si trovava in una “situazione di sudditanza” verso i capi della curva e la situazione, negli ultimi tempi, non era “per nulla mutata”. Anzi, sembra addirittura essere peggiorata. È un giudizio tranchant quello del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, Domenico Santoro, che ha firmato i 19 arresti dei vertici degli ultras del club nerazzurro e del Milan. Buona parte dell’ordinanza è dedicata alle vicende della Curva nord, settore caldo del tifo interista. Ad avviso del giudice, le indagini dei pm antimafia Paolo Storari e Sara Ombra hanno “evidenziato che la società interista si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli seppur obtorto collo“, cioè a denti stretti.
La società “in balia” dei capi
Il gip Santoro sottolinea: “Appare (…) giustificato il commento del pm secondo cui la società era effettivamente in balia delle pretese di Ferdico e dei suoi sodali (effettivamente portati a conoscenza dei vari step, difatti) Beretta e Bellocco”. E aggiunge: “Società sottoposta, dunque, alle pressioni poste in essere da soggetti il cui curriculum novera condanne per gravi reati quando non misure di Daspo”. Nell’inchiesta sono 40 in totale gli indagati e tra loro non risultano dirigenti nerazzurri. La capa della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci, ha comunque spiegato che esistono agli atti dell’inchiesta “conversazioni” da cui emerge un “confronto” fra ultras, dirigenti dell’Inter e le figure deputate a “intrattenere i rapporti con la tifoseria”.
La situazione “non mutata” negli anni
Le conversazioni e le attività di indagine “concernono gli anni 2019 e 2020, ma la situazione, ad oggi, non è per nulla mutata (se non peggiorata) come attestato dalle attività investigative” svolte fino al 2023, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Nelle carte si parla dell’attività di “bagarinaggio” sui biglietti con cui i capi della Curva nord interista “hanno calcolato di trarre ingenti profitti illeciti”. Per la finale di Champions giocata a Istanbul, come emerge dagli atti, i capi curva Marco Ferdico, Andrea Beretta e Antonio Bellocco (ucciso da Beretta il 4 settembre), puntavano su “1.500 biglietti da porre in vendita per la sola curva”. Tuttavia, “la società nerazzurra aveva messo a disposizione”, si legge ancora, “un quantitativo più esiguo di titoli d’ingresso, corrispondente a 800 biglietti”.
Le “forti pressioni” dei capi
Pertanto, Ferdico, “consapevole che gli introiti che avrebbe potuto acquisire dall’evento sportivo sarebbero stati ingenti, non aveva esitato ad esternare forti pressioni sullo Slo (Supporter Liaison Officer, ndr) dell’Inter”, Claudio Sala, su almeno due giornalisti di importanti testate sportive, “su vecchi calciatori” come Marco Materazzi e Javier Zanetti, ora dirigente del club, nonché sull’allenatore Simone Inzaghi “chiedendo la ratio della scelta societaria”. Poi, Ferdico avrebbe minacciato “la possibilità che il tifo organizzato da lui rappresentato, la Curva Nord, potesse decidere di non presenziare e non tifare la squadra, ventilando l’ulteriore eventualità che questo potesse accadere non solo alla finale di Champions ma anche a quella di Coppa Italia che si sarebbe disputata da lì a pochi giorni”.
Il procedimento di prevenzione avviato
Dagli atti non risultano responsabili o dirigenti dell’Inter indagati. Al momento la procura di Milano ha tuttavia attivato un “procedimento di prevenzione” nel quale la società – così come il Milan – dovrà dimostrare, in un contraddittorio, di aver chiuso del tutto i legami con il mondo ultras, in particolare per quanto la gestione dei biglietti per le partite. Se così non dovesse essere esiste il rischio che la Sezione misure di prevenzione del Tribunale disponga un provvedimento di amministrazione giudiziaria, cioè l’affiancamento a manager e dirigenti della società di uomini scelti dal Tribunale affinché vengano ristabilite procedure corrette nella gestione del club.