La Corte d’appello di Torino ha assolto Monica Carcea, ex assessora del Comune di Saint Pierre, in Val d’Aosta, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa, tra gli imputati del processo Geenna istruito sull’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella Vallée. Si tratta di un processo bis del rito ordinario dopo che la Corte di Cassazione nel gennaio 2023 aveva annullato le condanne del primo processo evidenziando la necessità di “colmare” alcune “lacune motivazionali” della sentenza. Carcea è l’unica assolta di questo filone: la Procura generale aveva chiesto la sua condanna a 7 anni di reclusione, ma i giudici non sono stati di questo avviso.

A essere condannati, invece, sono stati altri tre imputati, tutti accusati di associazione mafiosa: al ristoratore aostano Antonio Raso (che per le informative dei carabinieri era ritenuto componente della cosiddetta “locale” di ‘ndrangheta) sono stati inflitti 8 anni di reclusione – a fronte di una richiesta di dieci anni – e all’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e ad Alessandro Giachino – entrambi ex dipendenti del casinò di Saint Vincent – sei anni e otto mesi ciascuno (otto anni la richiesta). E’ proprio a casa di Giachino, ad Aymavilles, che nel maggio 2018 l’allora governatore valdostano Laurent Vièrin (esponente della Union Valdôtaine Progressiste, nata da una costola della storica e originaria Union) viene fotografato a un incontro “a fini elettorali” al quale partecipa anche Roberto Di Donato. Per la Procura di Aosta “il sodalizio mafioso di matrice ‘ndranghetista capeggiato dai fratelli Marco e Roberto Di Donato è riuscito a influenzare le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Valle d’Aosta del 20 maggio 2018. Infatti è riuscito a condizionare le scelte elettorali di una parte degli elettori al fine di soddisfare gli interessi o le esigenze del sodalizio”. Sempre secondo le carte dei pm tre diversi ex presidenti di Regione cercarono l’appoggio dei boss.

Nell’altro filone del processo Geenna, che si è celebrato con il rito abbreviato, la Corte di Cassazione, nell’aprile 2023, ha già sancito definitivamente l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta che operava sul territorio di Aosta, con quattro condanne per associazione mafiosa.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Estorsione e usura a Reggio Emilia, fermate tre persone: “Vicine a una cosca locale di ‘ndrangheta”

next