“Oggi sono qui davanti a voi come presidente federale e provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinanzi ai morti e, a nome del mio Paese, oggi vi chiedo perdono”. Così Frank-Walter Steinmeier, presidente della Repubblica tedesca, ha iniziato il suo discorso di fronte un migliaio di persone radunate a Marzabotto per commemorare l’80° anniversario dell’eccidio di Montesole, proseguendo un lungo percorso di riconciliazione: “Anche se so che un dolore in più è causato dal fatto che questa strage, come la maggioranza dei crimini nazisti in Italia, sia rimasta impunita”.

“Io c’ero, ottant’anni fa”, racconta Giovanna Monti, una delle ultime superstiti, che in quei giorni aveva 4 anni. “Quando rastrellarono eravamo a letto, ci portarono al piano terra con il mitra puntato dietro la schiena. Io e mia madre ci salvammo, mio padre non lo vidi più”. Prima dei discorsi pubblici del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del suo omologo tedesco, che hanno denunciato la recrudescenza delle destre e il pericolo rappresentato dall’escalation bellica e dal ritorno dei nazionalismi, c’è stato un incontro privato con i familiari delle vittime in uno dei luoghi della strage, a Monte Sole.Il massacro compiuto dai nazisti tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, reso possibile dalla collaborazione dei fascisti locali, fu uno dei più efferati della Seconda Guerra Mondiale. “Gli uomini delle SS uccisero come fossero assetati di sangue – ha scandito il presidente tedesco – rinchiusero le persone nelle case e vi gettarono dentro bombe a mano, diedero fuoco a stalle, case, chiese, cappelle. Non dimostravano nessuna pietà, neanche per i bambini. I morti furono 771, tra cui oltre 300 donne e 200 bambini, perfino neonati”.Pietro Marchioni, nipote del parroco ucciso sull’altare della chiesa di Casaglia, dove si era rifugiato insieme ai suoi parrocchiani sperando di mettersi in salvo dalla strage, riflette sulle conseguenze della disumanizzazione dell’altro: “Potevano ucciderci tutti e basta, invece si accanirono senza pietà. Questo fu possibile perché ci odiavano profondamente. Mio nonno Augusto Marchioni, che qui a Monte Sole perse due figli e la moglie, puntava molto su questo aspetto: ‘Se coltivi l’odio, puoi diventare come loro’”.

Tra i parenti delle vittime che hanno incontrato i presidenti c’era anche Bruno Zebri: “La memoria è importante perché, se non ricordiamo cosa vuol dire una guerra, cosa vuol dire una strage e una strage di bambini come questa, il risultato è che abbiamo tante ‘Marzabotto’ che si ripetono ogni giorno in tutto il mondo”. “È la storia dell’umanità: non impara mai niente”, commenta Franco Lanzarini, che in quei giorni aveva 7 anni e mezzo ed è scampato per tre volte alla fucilazione.

Dopo l’imbarazzante assenza di rappresentanti del governo all’80° anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema, era presente, insieme alle altre istituzioni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

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