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Ovadia: “Non è giusto definire Segre ‘agente sionista’, è un boomerang per chi come me è un sostenitore radicale dei palestinesi”

“Io, come è noto, sono molto radicale nel mio sostegno ai palestinesi, ma non è giusto definire Liliana Segre ‘agente sionista’. Non è questo il modo di combattere radicalmente per la causa palestinese, perché quel tipo di cartelli è molto controproducente. Sono quelle cose che soddisfano molto le viscere di chi crede di fare qualcosa di più radicale, ma in realtà diventa un boomerang“. Così, ai microfoni di Cinque Notizie, su Radio Cusano Campus, Moni Ovadia commenta il cartello apparso durante il corteo milanese pro Palestina contro la senatrice a vita Liliana Segre.

E aggiunge: “Io sostengo che i due Stati e i due popoli siano solo un raggiro, l’unica vera soluzione è uno Stato binazionale o plurinazionale democratico e laico. La comunità ebraica di Milano dice che esiste un afflato anti-ebraico? È possibile, però attenzione: questo è il tipico strumento per cercare di tappare la bocca alle voci critiche. L’antisemitismo è un crimine, ma criticare Netanyahu, stigmatizzare lo Stato sionista e denunciare i crimini che ha perpetrato nel corso di un settantennio e oltre – continua – è assolutamente legittimo e non c’entra niente con l’antisemitismo. Bisogna vigilare che non ci sia antisemitismo, ma al tempo stesso diffidare di coloro che usano e hanno usato in questi decenni l’accusa di antisemitismo per zittire i critici, facendo pagare ai palestinesi dei prezzi inerrabili e facendo anche il male di Israele, perché di questo passo non ha futuro. Se continua così, Israele secondo me finirà per implodere da solo“.

Per Moni Ovadia Netanyahu “ha il profilo del criminale nazionalista e guerrafondaio”. E spiega: “Questo gli evita di andare al confronto coi suoi guai giudiziari che lo porterebbero verosimilmente in galera. Netanyahu ha una ideologia di impianto fascista, viene dal sionismo revisionista, che non ha mai voluto nessuna mediazione e nessuna trattativa con i palestinesi, perché sostiene che tutta la terra della Palestina mandataria, cioè del mandato britannico, sia per gli ebrei. Lui a questo mira. Ma non solo – sottolinea – Netanyahu crede solo nella violenza e nella forza. È come tutti i nazionalisti, colonialisti e razzisti, quale lui è indiscutibilmente a mio parere. Si fermerà quando il suo delirio verrà fermato da una sconfitta, cioè quando entrerà in un vortice e a un certo punto i suoi si metteranno contro di lui, capendo che verranno trascinati in un baratro. E quindi a quel punto gli volteranno le spalle”.

Severo è il parere dello scrittore su gran parte della società civile israeliana che definisce ‘narcotizzata’: “Per impedire tutto questo indiscutibilmente dovrebbe fare di più ma non riesce a vedere quell’alternativa che in Israele solo i più illuminati e i più aperti vedono“.
E cita Ami Ayalon, ex direttore del servizio segreto israeliano Shin Bet ed ex capo della marina militare: “È una figura straordinaria. Ayalon dice che non ci sarà mai sicurezza per Israele fino a quando i palestinesi non saranno liberi e riconosciuti nella loro dignità e nei loro diritti. Non è certo uno che non ne sa, visto i ruoli che ha ricoperto. Invece ci sono soprattutto fanatici, anche infiammati da un credo religioso perverso e pervertito, che sono sostenuti dalla potentissima lobby pro israeliana. Una lobby che non è solo formata da ebrei, anzi sono meno gli ebrei, ma da cristiani evangelici americani. Quella è la lobby potentissima”.
E conclude: “Per contrastare questa lobby bisogna avere il coraggio di denunciare fino in fondo quello che Israele è, e tutto sommato, è sempre stato. Bisogna capire che il sionismo politico è un’ideologia colonialista, razzista, segregazionista“.