Anche a 10 anni dalla sua morte, emergono nuovi risvolti e nuovi misteri sul caso Marco Pantani. Alcune persone non meglio identificate sarebbero entrate nella stanza dove venne ritrovato il corpo senza vita del Pirata, il 14 febbraio 2004 nel residence “Le Rose” di Rimini, prima di chiunque altro. Anche prima della polizia scientifica, che dovrebbe ispezionare il cadavere e il luogo senza che venga contaminato. “Ci diedero disposizioni affinché io e il collega aspettassimo fuori. Prima entrarono altri nella camera dove morì Marco Pantani”, hanno raccontato oggi i due agenti della polizia scientifica che all’epoca dei fatti furono incaricati di effettuare i rilievi all’interno del residence, ora demolito. I due sono stati sentiti come testimoni dalla Procura di Trento nell’ambito dell’inchiesta per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata al decesso di Pantani.

“La cosa mi parve strana in quanto sulla scena del fatto su cui si indaga, a mio parere, per primi dovrebbero entrare gli operatori della scientifica opportunamente attrezzati con calzari, guanti e tute“, hanno detto agli investigatori i due agenti della polizia scientifica. Fu riferito loro di aver ricevuto disposizioni da due persone entrate per prime nella stanza “di aspettare fuori”. Le loro parole si aggiungono a tante altre che sono state raccolte in queste settimane. Dallo scorso mese di luglio, infatti, la Procura di Trento è tornata a indagare sul famoso Giro d’Italia 1999, quello in cui Marco Pantani risultò positivo a un controllo anti-doping a Madonna di Campiglio, quando mancavano due tappo al termine del Giro e il Pirata aveva cucita addosso la Maglia Rosa. Il nuovo fascicolo, affidato alla pm della Dda Patrizia Foiera, riguarda l’ipotesi di un presunto giro di scommesse clandestine legate alla camorra che puntava a boicottare la vittoria finale del Pirata.

Ipotesi di reato senza indagati: la situazione
C’è una procura che assieme alla polizia giudiziaria sta lavorando e procedendo” ha dichiarato a LaPresse l’avvocato Fiorenzo Alessi che rappresenta la mamma del Pirata, Tonina Belletti (mentre il figlio Alberto segue Ferdinando Pantani). Sono dieci, fino ad ora, le persone informate sui fatti ascoltate in procura per ricostruire le modalità del prelievo effettuato a Madonna di Campiglio il 5 giugno 1999. Chi indaga vuole ad esempio capire perché alla provetta di Pantani non fu assegnato un numero progressivo e anonimo ma il 11440. “Dalle carte, se si leggono attentamente, emergono elementi che quel controllo non sia stato fatto secondo i crismi di legge con condotte che avrebbero potuto interferire sul campione ematico. Ora c’è un buon lavoro congiunto con la magistratura. Le circostanze sono la sostanza di un procedimento penale”, ha aggiunto l’avvocato Alessi. Nell’inchiesta, poi, risultano dei “buchi investigativi nelle risultanze relative alla morte di Marco Pantani ed eventuali elementi connessi alla criminalità organizzata che ne determinarono la squalifica nel 1999″. Fatti evidenziati dalla Commissione parlamentare antimafia: “Appare non condivisibile la scelta, conseguente alla frettolosa conclusione delle indagini, di non rilevare le impronte digitali nel luogo del rinvenimento del cadavere, del tutto inspiegabile in considerazione della copiosa presenza di sangue, visibile dalle numerose fotografie della polizia scientifica, di cui si sarebbe dovuta verificare l’appartenenza“.

Cosa accade nel 1999
Era il 5 giugno 1999, quando Pantani – maglia rosa in quel momento – venne escluso dalla competizione (alla penultima gara) per un valore di ematocrito nel sangue non consentito (era a 51,9%, il massimo tollerabile era 50%). Una coincidenza alquanto singolare dato che la sera prima e il pomeriggio successivo, Pantani si era fermato in un laboratorio accreditato per eseguire le controanalisi e i valori erano molto diversi. Un ritiro che costò al Pirata la vittoria del Giro d’Italia e diede un taglio netto alla sua attività: il ciclista non si riprese mai del tutto e la sua carriera prese una brutta piega fino a sprofondare definitivamente nel 2004. Secondo l’ipotesi alla base delle indagini, la camorra avrebbe scommesso miliardi di lire sulla sua sconfitta: per questo si parla da tempo di sabotaggio e manomissione della provetta, un’ipotesi tratteggiata anche nella relazione della Commissione parlamentare antimafia che era tornata a indagare sul caso.

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