Economia & Lobby

Ospedali in Piemonte, rieccoci al punto di partenza: il Pd dovrebbe chiederne conto a Cirio

Il gioco dell’oca degli ospedali-chimera del Piemonte si arricchisce di una nuova puntata: tre anni di proclami, progetti, incarichi e fiumi di denaro spesi, dirigenti rimossi e altri dimessi, rieccoci ora alla casella di partenza. Due giornali online, Lo Spiffero di Torino e La Guida di Cuneo – a seguire La Stampa – hanno informato i lettori che i nuovi ospedali del Santa Croce di Cuneo e quello dei Ss. Antonio, Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria non saranno più realizzati con l’apporto dei privato. Questo perché le proposte di partenariato, a partire da quella di Cuneo della Società Inc del Gruppo Dogliani, presentata nel maggio 2022, non sarebbero economicamente sostenibili.

Ma come, mi son detto: lo vado sostenendo da quattro anni a questa parte con corredo di dati e analisi finanziarie abbastanza raffinate, pure mandate a tutti i consiglieri e assessori e dirigenti della Regione… e solo adesso si rendono conto di ciò che è evidente da tempo a chiunque?

La soddisfazione di aver avuto ragione, seppure tardivamente, è durata poco perché mi sono ricordato che, immediatamente dopo il suo insediamento (maggio 2019), l’allora neo assessore Icardi (centrodestra) aveva dichiarato che i partenariati con i privati messi in campo dalla precedente giunta Chiamparino (centrosinistra) a lui non piacevano perché erano troppo costosi. Perciò, si impegnò con il Ministero della Salute e con Inail affinché finanziasse i nuovi ospedali del Piemonte nell’ambito del suo programma di edilizia sociale, con costi ben più convenienti. Così nel gennaio 2022 la Giunta fece approvare dal Consiglio Regionale l’intesa con Inail per la realizzazione in Piemonte di sei nuovi ospedali. Costo totale ai prezzi del tempo: € 1.285.000.000, interamente finanziati da Inail. Tra questi, quello di Cuneo.

Nel volgere di poche settimane gli orientamenti cambiarono in modo repentino. A metà maggio ‘22, il Gruppo Dogliani presentò all’Azienda Ospedaliera di Cuneo una proposta per costruire il nuovo ospedale con le modalità previste dal Partenariato Pubblico Privato (Ppp): 410 mln il costo dell’opera, 148 milioni il contributo pubblico, 261 milioni l’investimento privato. Il privato otteneva la concessione per 20 anni in cambio di un canone di 25,5 milioni annui. Sicché il solo costo finanziario della concessione arrivava a 657 milioni di euro. L’opzione Inail, che veniva accantonata, prevedeva un costo totale nei 20 anni di canone pari a 450 milioni. La differenza di costo tra la concessione di Ppp (656.800.000) e l’affitto Inail (450.180.000), è pari a 206.620.000 di euro: sarebbe un bel risparmio per i contribuenti piemontesi.

Il caso dell’Ospedale di Cuneo ha tuttavia qualcosa in più, a cominciare dalle indebite pressioni esercitate dalla Regione Piemonte nei confronti dell’intera direzione generale dell’Azienda Ospedaliera, poi dimessasi, perché accettasse la proposta di Ppp del Gruppo Dogliani, di Narzole (CN), che a parere del Presidente Cirio e dell’allora Assessore alla Sanità Icardi era vantaggiosa.

Ne erano così certi che, insieme all’ing. Petruzzi, Direttore Regionale degli investimenti nell’edilizia ospedaliera, andarono a sostenerla più volte, fino alla presentazione pubblica della proposta Dogliani, fatta al Centro Incontri della Provincia di Cuneo nel gennaio di quest’anno. Nel 2028 Cuneo avrebbe avuto il nuovo ospedale, cotto e mangiato. Ora si ricomincia da capo, l’ospedale torna ad allontanarsi. Qualcos’altro però non quadra.

Il Gruppo Dogliani dichiara una spesa vicina ai 5 milioni di euro per la predisposizione degli elaborati della proposta del piano che ha presentato, nonostante sapesse che il Consiglio Regionale aveva già deciso per Inail, più conveniente. Scelta poco logica, parrebbe. Intanto lo stesso gruppo, oltre alle proposte di partenariato per i due ospedali di Cuneo e Alessandria, al termine della gara in corso realizzerà il Parco della Salute della Ricerca e della Scienza di Torino. Si è anche aggiudicato le concessioni delle principali autostrade piemontesi, scalzando il Gruppo Gavio, con sede a Tortona (AL).

Le indiscrezioni fatte trapelate dall’assessorato alla Sanità del Piemonte e dalle Direzioni Generale delle due Aziende Ospedaliere interessate mi informano che anche il nuovo assessore alla Sanità, Riboldi, ex sindaco di Casale Monferrato (AL), ritiene i partenariati troppo costosi. Dopo che, con i loro comportamenti, Cirio e Icardi hanno fatto perdere a Cuneo e ad Alessandria altri tre anni di tempo, non vorrei che il nuovo assessore Riboldi si mettesse sulla loro scia.

Sarebbe ora che le opposizioni ricordassero ciò che hanno combinato in passato Cirio, il suo assessore Icardi – ora premiato con la presidenza della Commissione Sanità a tenere il sacco aperto – e tutto il cucuzzaro al seguito facendo il loro mestiere, senza compiacersi delle nuove chiacchiere spifferate dal neo assessore Riboldi pensando che si tratti di un loro risultato, perché non è così. In materia di edilizia ospedaliera il Pd piemontese, quando non ha condiviso, è stato distratto, lasciando che i costi crescessero a dismisura come sta avvenendo a Novara, limitandosi a prese di posizione del tutto ininfluenti.

Passare dall’ignoranza alla connivenza è un amen, per questo dovrebbero chiedere a Cirio di dare conto dei guasti che ha provocato insieme ai suoi assessori. Se non dovesse accadere, i piemontesi continueranno ad aspettare ancora per molto tempo i nuovi ospedali, accrescendo la convinzione che votare non serve un granché perché alla fine “pensano tutti solo per sé”, polizze sanitarie comprese.