Moda e Stile

Alessandro Michele, la prima sfilata per Valentino a Parigi è un inno alla bellezza

Alessandro Michele è tornato e con lui non ci sono mezze misure. O lo si ama o lo si odia. E noi propendiamo decisamente per la prima.

Avete presente la scena del film Disney “Anastasia” in cui la giovane discendente dei Romanov, dopo aver perso la memoria e la famiglia, entra per caso nel palazzo reale di San Pietroburgo, abbandonato dopo la cacciata degli zar? I mobili sono coperti da lenzuola, gli specchi rotti, un velo di polvere si é posato su tutte le superfici: ma, quando arriva nel grande salone delle feste, come per magia tutto prende vita. Nell’aria risuonano le note di una melodia lontana e l’atmosfera prende vita con uno dei gran balli del passato. Ecco, Alessandro Michele ci ha fatto vivere esattamente questa scena nella sua sfilata di debutto come direttore creativo di Valentino. Negli spazi della federazione di Judo alla porta di Châtillon, periferia sud di Parigi, ha allestito il suo “Pavillon des Folies”, uno spazio di sogno e memoria dove tutto era ricoperto da un telo bianco e il tempo sembrava essersi fermato. Poi, quando le luci si sono accese, ecco che é iniziata la magia, proprio come in Anastasia: modelli che sembravano usciti da un ballo d’altri tempi hanno preso a calcare la passerella fatta di specchi rotti, mentre nell’aria risuonavano le note incalzanti di una Passacaglia del ‘600.

“Bisogna gioire/ gioire bisogna”, ripeteva l’ipnotico canto. Un incessante “memento mori” per ricordare il senso di caducità della vita. Tutto puo’ cambiare in attimo, nasciamo con la consapevolezza di esser destinati a morire: e allora gioiamo, godiamo della vita e celebriamola. E’ questo il senso profondo dell”Inno alla Bellezza” di Alessandro Michele, che già con il primo look uscito in passerella ha spazzato via tutto il quet luxury e la monotonia di questi anni, riportando al centro della scena una moda volutamente alta, preziosa, opulenta, affascinante, démodé nel senso più letterale del termine. Lussuosa e preziosa anche nel quotidiano. Si’, perché il creativo si è immerso negli archivi di Valentino ed è stato attratto come una calamita dalle creazioni degli anni gloriosi di Garavani, dalla fine dei Sessanta agli Ottanta: anni di ricchezza e di un jet set mitico che ben sapeva come godersi la vita. Cosi’ Michele ha avviato il suo personalissimo dialogo sartoriale tra tempo e lusso, tra l’eredità di Valentino e l’ispirazione che ne ricavava. Il risultato sono abiti senza tempo, che rievocano un’epoca passata ma si proiettano nel futuro perché inevitabilmente destinati a lasciare un segno. Potrebbero uscire dal guardaroba di Liz Taylor come di uno dei personaggi di Agatha Christie in viaggio sull’Orient Express o da uno degli armadi abbandonati dai Romanov, perché parlano di un’eleganza che arriva da lontano e che credevamo perduta.

Ma guai a parlare di moda classista ed elitaria. Nel suo massimalismo e nell’iper ornamentazione dei suoi look c’è infatti un’apertura ad un pubblico più vasto possibile: dagli orecchini (anche quelli per il labbro) alle borsette alle scarpe, i cappelli, i bracciali o le calze di pizzo, fino ai jeans; c’è una vastità di oggetti per tutti i gusti e per tutte le tasche. Quasi un merchandising, come piace al popolo di TikTok ma anche ai manager che anelano ad un rialzo dei fatturati del brand: sono le regole del gioco, e Alessandro le conosce bene. Di più: sui social é già Michele-mania e certi accessori come le calze bianche di pizzo inizieranno ad essere copiati e rilanciati anche da altri marchi, invadendo gli scaffali dei negozi e i banchi del mercato. “Arrivare qui è stato come entrare a casa di un’altra persona. L’ho fatto in punta di piedi, cercando di prendermi cura delle cose preziosissime e fragili che c’erano. Ho passato molto tempo a studiare il lavoro di Valentino Garavani e ho capito che dentro ciò che ha fatto c’è grande amore per la bellezza e per la frivolezza, che non è frivolezza fine a se stessa. Noi vi abbiamo dato una connotazione negativa ma in verità è quanto di più necessario per assaporare la vita, é una leggerezza necessaria. E io oggi, in questo momento storico di passaggio, sentivo l’urgenza di recuperarla”, spiega lo stilista incontrando la stampa dopo al termine della sfilata. E, citando Michel de Montaigne, ricorda: “In natura non c’è niente di inutile; nemmeno l’inutilità stessa”.

Tutto questo si traduce in 85 look che condensano tutti i codici dell’estetica di Valentino e Michele, senza soluzione di continuità: fiocchi, stole di pelliccia, volant, balze; e ancora damaschi, abiti di chiffon con preziosi ricami floreali, maxi cappelli e pois. Si’, ci voleva Garavani per far usare per la prima volta al designer romano i pois. A tutto cio’ si intervallano jeans e blazer, tailleur pantalone e abiti dell’iconico rosso, emblema della maison. E alla fine è un trionfo. Ad applaudirlo, in una standing ovation collettiva, ci sono gli amici di sempre, da Harry Style a Jarred Leto e Damiano David, Carla Bruni, Paolo Sorrentino, Elthon John e Alessandro Borghi.