Politica

Calenda-Mastella, la sfida infinita ora va verso il duello in tribunale: primo sì del Senato al processo per diffamazione al leader di Azione

La Giunta per le immunità del Senato ha dato il primo via libera al processo per diffamazione nei confronti del leader di Azione Carlo Calenda, querelato dall’ex ministro e attuale sindaco di Benevento Clemente Mastella. Ora il caso passerà al voto dell’Aula per l’eventuale ok definitivo. A votare a favore dell’autorizzazione a procedere è stato l’intero centrosinistra – Pd, M5s, Verdi-Sinistra e Italia Viva -, mentre il centrodestra si è astenuto. Al centro della questione c’è un tweet di Calenda nei giorni in cui si presentavano le liste dei candidati alle elezioni europee. Il leader di Azione commentò le voci intorno alle candidature di Stati Uniti d’Europa (lista che univa Italia Viva e +Europa) con queste parole: “Non ha alcun senso portarsi dietro, sia pure per interposta persona, Cuffaro, Cesaro e Mastella. La cultura della mafia è l’opposto dei valori europei”. Qual è la contestazione di Mastella appare questione logica: “Questo pariolino viziato che gioca a fare il bulletto mediatico non può permettersi di associare il mio nome e la mia storia politica alla mafia” disse.

Da qui la querela e il processo finché il gip ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere. Da qui l’iter a Palazzo Madama. L’11 settembre in audizione Calenda aveva sostenuto che il riferimento alla cultura della mafia non era rivolto al sindaco. “Il mio riferimento era a Cuffaro, su cui c’è una sentenza della Cassazione e non c’è bisogno di altre spiegazioni”, aveva sottolineato. La relatrice sulla richiesta di deliberazione Ada Lopreiato (M5s) sottolinea che “la questione per quanto mi riguarda era molto chiara e limpida, altre forze politiche (il centrodestra, ndr) che fanno una interpretazione un po’ più estesa, tendendo a garantire il parlamentare nelle sue dichiarazioni, hanno fatto un passo indietro in questo caso. Si andrà ora in Aula, credo che non sia nell’immediatezza. Non credo che ci sarà un ribaltamento, sarebbe svilire l’attività di giunta. E anche se qualche volta è successo, non credo che questo sia il caso”.

Il duello a distanza tra Mastella e Calenda (e viceversa) va avanti da molto tempo tra sfottò, minacce di querele e a questo punto querele anche vere e proprie. Nel 2021 per esempio si incrociarono le rispettive partite per la tenuta del governo Conte 2 (in fase di dismissione per i colpi di Matteo Renzi) e per la corsa elettorale al Campidoglio. Calenda rivelò sempre sui social che Mastella l’aveva chiamato per questo “scambio”: i senatori calendiani per il Conte 2, il centrosinistra per Calenda candidato a sindaco. “Telefonate? Io ho chiamato solo Calenda e mia moglie…” rispose Mastella definendo Calenda un “burinotto, pariolino, figlio di papà… Lui sindaco di Roma? Spero non lo faccia per il bene dei romani, una persona così… Lo conoscevo per le segnalazioni al Cis di Nola…”. Il Cis di Nola è il “Centro Ingrosso e Sviluppo Campania” per il quale Calenda ha lavorato in gioventù. A quel punto Calenda telefona in trasmissione per replicare, ma prima ci sono problemi sul collegamento e poi Mastella se ne va dalla trasmissione: “Non ho nessuna voglia di confrontarmi con Calenda, buon pomeriggio!”.. E Calenda racconta: “Mi ha cercato Mastella. Io non lo conoscevo. io ho semplicemente ricordato che un signore a me sconosciuto mi ha chiamato per dirmi che se avessi fatto votare la fiducia al governo conte il Pd mi avrebbe appoggiato per la corsa a sindaco di Roma. Si trattava chiaramente di un sensale. La trovo una pratica indegna e indecorosa e lo ho liquidato. La telefonata sembrava quella dei venditori di un elenco telefonico…”. “Io conosco Calenda da 20-30 anni – aveva detto Mastella – Era lui che mi mandava le segnalazioni quando era consulente del Cis di Nola”. “Nella mia telefonata non gli ho detto di votare per il governo, gli ho chiesto che avrebbe fatto: gli ho chiesto? ‘voti per Renzi?’ e lui mi ha risposto: ‘Sono contro Renzi, sono contro il Pd, che deve venire su di me a Roma’. Allora la telefonata è finita lì”. La vicenda ha avuto altri strascichi con minacce di querele incrociate, che non si sa che fine abbiano fatto.

Ma i nervi tesi tra i due combattenti avevano già prodotto scintille ancora prima. A un certo punto con estrema sintesi Calenda disse che Renzi non somigliava a Macron ma a Mastella. Mastella rispose: “Non so quanto Renzi possa somigliarmi, avendo età e cultura diversi. Quanto a Calenda, per fortuna dei sosia politici, non somiglia a nessuno. Un pariolino vanitoso che pensa di essere Napoleone ma è solo e soltanto Calenda”. Infine l’ultima sfida che ora si avvicina un po’ di più all’aula giudiziaria. A giugno Mastella, tra il serio e il faceto, rispondendo a una domanda del programma di Radio1 Un giorno da pecora disse: “Se vuol fare il centro ritiro anche la mia querela, civile e penale, a Carlo Calenda. Più di questo non posso davvero fare”. Sembra chiaro che a questo punto la missione è impossibile.