Tristemente si deve ancora precisare quanto uno studente con disabilità incontri molti più ostacoli per reperire un alloggio vicino l’università La Sapienza di Roma e non solo. Abbiamo la capacità di gestire un giubileo ma non di accogliere adeguatamente uno studente con disabilità motoria che da mesi non riesce a trovare una camera in affitto, con un bagno singolo e praticabile e un’accessibilità anche di fatto, con un piano terra e una struttura congrua.

Esistono residenze universitarie, esistono i cosiddetti studentati, eppure nonostante bandi punteggi tabelle e quant’altro si rivelano assolutamente incapaci di svolgere la loro funzione dove questa è la più necessaria.

Mi giunge una richiesta di aiuto da parte di una studentessa iscritta al primo anno di Giurisprudenza che non riesce a trovare un alloggio né attraverso i canali della pubblica università e né tantomeno sul libero mercato. Ci riempiamo la bocca di tutela delle donne e poi discriminiamo una ragazza semplicemente perché utilizza la sedia a rotelle. Orazioni di decenni sull’importanza della cultura come strumento di emancipazione, di civiltà, di libertà e di crescita. Le stesse bocche rispondono no alla ricerca di un semplice dovuto alloggio.

Non si chiede che sia gratuito, non si chiede che sia perfettamente a norma, non si chiede che sia di lusso. Si richiede che sia fruibile e, nonostante le tante barriere, Roma è piena di possibilità teoriche. Mi sono sorti tanti dubbi sia in merito agli studentati e alle residenze universitarie, sia alla gestione di questo libero mercato universitario che offre agli studenti condizioni davvero inaccettabili; quando poi, di fronte a una disabilità che costringe a maggiori richieste e a maggiore partecipazione della famiglia, tutto stranamente si fa più difficile.

Parliamo di inclusione e ci vantiamo di avere la normativa perfetta quella che è in grado di risolvere qualunque tipo di problema fin dalla scuola dell’infanzia e poi però sbattiamo fuori dalle aule di Giurisprudenza una ragazza con disabilità. Una studentessa meritevole al pari di chiunque altro di frequentare l’università di Roma e di essere fuori sede. È drammatico dover sbattere la testa il cuore contro queste discriminazioni mascherate da burocrazia, scuse inverosimili, e tantissima totale indifferenza.

Vorrei che si diffondesse questo appello e che Roma si dimostrasse pronta non solo al Giubileo ma anche a vivere una quotidianità degna di una capitale europea: si cerca in zona università La Sapienza, facoltà di Giurisprudenza, camera singola con bagno che sia accessibile ad una sedia a rotelle; nulla di più di questo è richiesto. Serve semplicemente la possibilità che una carrozzina possa entrare nel palazzo e poi che sia a piano terra o con un ascensore dove la carrozzina possa salire.

Sono sicura che, se davvero questo appello diventerà una necessità per ognuno di noi affinché il diritto allo studio sia accessibile per tutti, ci sarà una studentessa in più quest’anno a Giurisprudenza che potrà affermare che per una volta essere in sedia a rotelle non è stato un problema. Rimane fermo che i posti delle residenze universitarie dovrebbero essere assegnati prima di tutto a studenti in difficoltà reale e concreta e dimostrata. E magari incrementare migliorare l’accessibilità delle stesse residenze o prevedere un contributo extra per questi studenti che necessitano di accessibilità. La studentessa rimane anonima ma tutta Roma non lo è.

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