Il numero di donne e bambini uccisi nell’ultimo anno a Gaza è il più alto rispetto a qualsiasi conflitto degli ultimi 20 anni, considerando lo stesso lasso di tempo. È la denuncia diffusa da Oxfam, di fronte all’allargamento del conflitto in Libano e Cisgiordiana (compresa Gerusalemme est) e all’ulteriore massacro di civili che ne sta conseguendo. Secondo stime prudenti, si tratta di più di 6mila donne e 11mila bambini. Un numero che non tiene conto le circa 20mila persone non identificate, disperse o sepolte sotto le macerie.

Fino a oggi, riferisce l’organizzazione, il numero più alto di donne uccise in un solo anno era di 2600 in Iraq nel 2016, secondo i dati relativi al periodo 2004-2021, forniti dallo Small Arms Survey. Il numero più alto di bambini uccisi era stato registrato in Siria, dove nei primi 2 anni e mezzo di guerra ne erano morti 11mila, ossia circa 4.700 all’anno.

“I rapporti delle Nazioni Unite degli ultimi 18 anni confermano che in nessun altro conflitto era mai stato ucciso un numero così alto di minori. Nell’ultimo anno a Gaza, questo numero indicibile è stato di cinque volte superiore a quello registrato tra il 2005 e il 2022. – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Cifre scioccanti che impongono la necessità di un cessate il fuoco immediato e permanente, soprattutto di fronte all’escalation regionale a cui stiamo assistendo. Gli orribili attentati del 7 ottobre di un anno fa, che hanno causato 1.200 vittime tra cittadini israeliani e stranieri – tra cui 282 donne e 36 bambini, con 250 persone prese in ostaggio – hanno costituito gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, ma niente giustifica la morte violenta di innocenti. A questo si aggiunge la complicità dei Paesi più influenti nel contesto internazionale, che hanno continuato a rifornire Israele di armi, senza chiedere conto del massacro di civili”.

Alle uccisioni di donne e bambini si aggiunge la distruzione sistematica delle infrastrutture civili, fotografata dall’analisi di Action on Armed Violence. Israele ne habombardata in media una ogni tre ore dall’inizio della guerra. A parte la pausa umanitaria di sei giorni dello scorso novembre, ci sono stati solo due giorni in tutto l’anno senza bombardamenti. I bombardamenti israeliani colpiscono in media una o più abitazioni ogni 4 ore, tende e rifugi temporanei ogni 17 ore, scuole e ospedali ogni 4 giorni, punti di distribuzione degli aiuti e magazzini ogni 15 giorni.

“Le violazioni del diritto internazionale umanitario compiute da Israele nell’ultimo anno sono di una gravità tale da poter essere considerate come crimini contro l’umanità. – aggiunge Pezzati – Il livello di devastazione causata a Gaza è indicativo di un uso del tutto sproporzionato della forza in relazione agli obiettivi militari, e della sistematica assenza di discriminazione tra obiettivi militari e popolazione civile. L’esercito israeliano ha infatti preso di mira senza sosta le infrastrutture indispensabili alla sopravvivenza della popolazione. In questo momento solo 17 dei 36 ospedali della Striscia sono parzialmente funzionanti e tutti soffrono per la mancanza di carburante, forniture mediche e acqua potabile. Migliaia di famiglie sono state sfollate con la forza decine di volte per essere indirizzate verso le cosiddette “zone sicure”, che però a loro volta vengono bombardate”.

Una catastrofe confermata da un ulteriore dato: a oggi circa il 68% dei terreni coltivati e delle strade di Gaza sono state completamente distrutte o danneggiate.

LA PETIZIONE – Oxfam ha lanciato una raccolta firme (si può aderire qui) per “fermare tutti i trasferimenti di armi, componenti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza”. Un appello rivolto ai governi perché non siano “complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente al più presto”.

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