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Altro che stop all’invio di armi, Leonardo continua con le forniture a Israele nonostante la guerra: “7 milioni nel solo 2024”

Sulle armi a Israele il governo ci ricasca. Dopo aver dichiarato che ogni esportazione di armamenti era stata sospesa il 7 ottobre e dopo aver rettificato, di fronte alle evidenze giornalistiche, spiegando che le spedizioni effettuate facevano parte di casi valutati singolarmente, dall’inchiesta pubblicata nel numero di ottobre di Altreconomia emerge che non è stata […]

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Sulle armi a Israele il governo ci ricasca. Dopo aver dichiarato che ogni esportazione di armamenti era stata sospesa il 7 ottobre e dopo aver rettificato, di fronte alle evidenze giornalistiche, spiegando che le spedizioni effettuate facevano parte di casi valutati singolarmente, dall’inchiesta pubblicata nel numero di ottobre di Altreconomia emerge che non è stata congelata alcuna fornitura, come dichiarato invece dai ministri Crosetto e Tajani, e Leonardo ha continuato a vendere i propri prodotti allo Stato ebraico, nonostante i bombardamenti a Gaza vadano avanti in maniera incessante, l’apertura di un nuovo fronte di guerra in Libano e le operazioni “mirate” in Yemen, Cisgiordania e Iran.

A confermarlo alla rivista è proprio l’azienda del settore della Difesa, spiegando che si tratta di “assistenza tecnica da remoto, senza presenza di personale nel Paese, riparazione materiali e fornitura ricambi” per la flotta di velivoli addestratori M-346 prodotti da Alenia Aermacchi. Gli M-346 sono, come detto, mezzi da addestramento e non vengono impiegati direttamente sul campo di battaglia, ma usare questa scusa per giustificare l’invio di materiale d’armamento ha poco senso, come spiega la rivista: questi mezzi sono utilizzati dai piloti della Israeli Air Force come addestratori che permettono loro di condurre poi i caccia operativi sui teatri di guerra come Gaza, dove il loro utilizzo è stato massiccio, Libano e Siria. In tutto, anticipa Leonardo, “per l’anno 2024 è previsto un valore complessivo di circa 7 milioni di euro per le attività di supporto logistico per la flotta di velivoli da addestramento M-346”.

Le rassicurazioni fornite da Tajani e Crosetto, quindi, sono state smentite. Il ministro degli Esteri, a gennaio, aveva affermato che “da quando sono iniziate le ostilità abbiamo sospeso tutti gli invii di sistemi d’arma o materiale d’armamento di qualsiasi tipo. È tutto bloccato”. Lo stesso aveva fatto mesi prima il titolare della Difesa, salvo poi ricalibrare le sue parole durante un question time a Palazzo Madama, dopo le rivelazioni sugli armamenti che sono continuati ad arrivare in Israele: in quell’occasione riconobbe l’export di materiale d’armamento dopo il 7 ottobre ma solo dopo una attenta “valutazione caso per caso” da parte dell’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama), avendo cura di non esportare “materiali che possono essere impiegati con ricadute nei confronti della popolazione civile di Gaza”. Lo stesso aveva fatto Tajani, affermando che bisognava “capire cosa sono cose militari e cosa sono armi”, sostenendo che “una radio non è un missile né una bomba”, come se la comunicazione, nei conflitti odierni, non fosse altrettanto importante.

La nota di Leonardo inviata a Altreconomia, oggi, toglie ogni dubbio. Sentiti dalla rivista, la Difesa ha spiegato che la manutenzione non rientra nelle sue prerogative, mentre la Farnesina ha dovuto riconoscere l’evidenza, pur declinando una richiesta d’intervista al ministro.