Prima di oltrepassare il confine lunedì sera con tank e blindati, i corpi speciali delle Israel Defense Forces avevano già messo piede nel sud del Libano, effettuando “limitate incursioni” nei tunnel di Hezbollah. Lo hanno fatto nelle scorse settimane per raccogliere informazioni in vista di una più ampia incursione di terra, che tra i suoi obiettivi principali ha la distruzione delle infrastrutture sotterranee con le quali il Partito di Dio ha innervato il sottosuolo del Paese. Distrutta in buona parte quella che a Gaza l’esercito chiama la “Hamas Metro“, ora l’obiettivo è il sud della cosiddetta “Terra dei tunnel” libanese.

Dalla Seconda guerra del 2006 Hezbollah ha avviato un progetto per costruire una rete “interregionale” con l’aiuto dell’Iran e della Corea del Nord. Non una semplice ragnatela di gallerie scavate nelle vicinanze dei villaggi come quella palestinese, ma una struttura complessa che collega l’area di Beirut (quartier generale di Hezbollah), la valle della Bekaa (la base operativa dell’organizzazione nelle retrovie) con il sud del Paese. Una rete che, secondo un report pubblicato nel 2021 dal think tank israeliano Alma Research and Education Center, si estende per centinaia di km e consente a Hezbollah di spostare armi e miliziani da un’area all’altra, lontano da occhi indiscreti e in relativa sicurezza. “Gli aerei da guerra non possono colpire queste strutture”, ha detto ad Afp Hisham Jaber, generale libanese in pensione, e Israele potrebbe “continuare a distruggere il Libano per mesi senza mai raggiungere” i bunker.

Come quelle di Hamas, le gallerie di Hezbollah sono dotate di sale di comando, depositi di armi e rifornimenti, cliniche da campo e possono essere usate per trasportare motociclette, quad e altri mezzi di piccole dimensioni. Sono quasi impossibili da rilevare dall’alto perché vengono aperte per brevi lassi di tempo per lanciare ordigni di ogni tipo (razzi, missili superficie-superficie, anticarro e antiaerei) e poi immediatamente richiuse per ricaricare i lanciatori. A differenza di Gaza dove la maggior parte dei tunnel sono stati realizzati in terreni sabbiosi, quelli libanesi sono stati scavati in profondità nella roccia. “Sono molto meno accessibili e ancora meno facili da distruggere“, ha spiegato a Reuters Andreas Krieg, docente della School of Security Studies del King’s College di Londra.

Per costruire la rete Hezbollah sarebbe stata addestrata e aiutata da funzionari e ingegneri della Corea del Nord a partire dalla fine degli anni ’80, quando – secondo un rapporto presentato nel 2008 al Congresso Usa da Larry A. Niksch, ricercatore ed esperto di sicurezza sull’Asia orientale, – una rappresentanza del Partito di Dio visitò Pyongyang. In quell’occasione, i libanesi presero parte a un programma di formazione finalizzato alla costruzione di tunnel, nella quale Pyongyang aveva accumulato esperienza a partire dagli anni ’50. In quel decennio l’esercito aveva costruito un sistema di gallerie dotate di energia elettrica, illuminazione, posti letto e depositi di armi lungo la Zona Demilitarizzata, una striscia di terra larga circa 4 km che corre per 250 km al confine con la Corea del Sud.

Secondo gli israeliani, per costruire la “Terra dei Tunnel” Pyongyang aveva messo a disposizione di Hezbollah un’azienda specializzata, la “Korea Mining – Development Trading Corporation”. Nota con l’acronimo di KOMID, è una società statale con sede a Pyongyang, sottoposta nel 2005 alle sanzioni degli Stati Uniti e nel 2009 e nel 2014 a quelle dell’Onu con l’accusa di aver avuto un ruolo nei tentativi di acquisire armi nucleari fatti dalla Corea del Nord. Non si occupa solo di estrazione mineraria, “ma commercia armi in tutto il mondo e sarebbe collegata a una serie di entità sciite radicali guidate dall’Iran, come ad esempio banche e istituti di sviluppo missilistico in Iran e Siria“. Ancora nel 2020 “aveva rapporti commerciali con l’Iran e in passato ne aveva avuti anche con Pakistan, Iraq e Yemen“.

Nell’ambito di questa collaborazione nel 2000 istruttori nordcoreani arrivarono nel sud del Libano per istruire il personale locale. Uno di loro, tale Myung Liu Doo, all’inizio del 2005, si spostò anche in Iran per assistere i suoi ingegneri nella costruzione di strutture sotterranee per il suo programma nucleare. La costruzione vera e propria dei tunnel libanesi, invece, sarebbe opera della Jihad Construction Foundation di Hezbollah, che secondo Alma è un ramo della Construction Jihad, società statale fondata nel 1988 da Teheran per riparare i danni causati dalle guerre al sistema di infrastrutture iraniano.

Di questa triangolazione tra Beirut, Pyongyang e Teheran si trova traccia nella giurisprudenza statunitense. “La Corea del Nord ha fornito a Hezbollah sostegno e risorse – scrive nel 2014 Royce C. Lamberth, giudice del distretto di Columbia, nella sentenza di una causa civile intentata dai residenti di Safed, città del nord di Israele -, compresa l’addestramento militare, l’addestramento dell’intelligence e l’assistenza nella costruzione di un vasto sistema di infrastrutture militari sotterranee, tunnel, bunker, basi e siti di stoccaggio nel sud del Libano” ovvero “nell’area a sud del fiume Litani e al confine con Israele. Questa struttura si è rivelata preziosa per Hezbollah nel corso della guerra del 2006”, durante la quale Hezbollah usò i tunnel per nascondere circa 1.500 lanciarazzi ed effettuare attacchi a sorpresa contro le forze israeliane penetrate nel territorio.

La collaborazione tra i tre paesi sarebbe proseguita anche dopo il conflitto. Nell’aprile 2007 fonti del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica riferivano al sito specializzato Intelligence Online che l’Iran e la Corea del Nord avevano raggiunto un accordo in base al quale circa 100 operativi dell’organizzazione sciita sarebbero stati addestrati all’uso dei tunnel in Corea del Nord. Un knowledge che potrebbe essere risultato utile agli ingegneri del Partito di Dio per costruire i 6 tunnel scoperti dalle Idf in territorio israeliano nel dicembre 2018 durante l’operazione “Northern Shield” e attribuiti a Hezbollah.

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