Puff Daddy ha sguinzagliato gli avvocati per un nuovo appello contro la decisione del giudice federale di tenerlo in prigione, in attesa del processo per accuse di traffico sessuale. Gli avvocati del magnate dell’hip-hop hanno presentato un avviso di ricorso lunedì alla seconda Corte d’appello degli Stati Uniti dopo aver precedentemente affermato che avrebbero chiesto alla corte d’appello di annullare la sentenza del giudice Andrew L. Carter e di rilasciarlo. Nella nuova richiesta c’è scritto nero su bianco che Puff Daddy “si sottoporrà a test antidroga settimanali, vedrà poche selezionate persone che non sono considerate complici e nessuna donna al di là dei membri della famiglia e delle madri dei suoi figli”.
Il giudice Andrew L. Carter aveva respinto la proposta della difesa che avrebbe consentito all’artista di passare agli arresti domiciliari nella sua villa in Florida con monitoraggio del braccialetto elettronico e rigidi limiti alle visite. Il giudice ha affermato che il piano, che includeva un’offerta di cauzione di 50 milioni di dollari, era “insufficiente” per garantire la sicurezza della comunità.
L’avvocato dell’indagato, Marc Agnifilo, aveva suggerito di trasferirlo dalla prigione di Brooklyn, nota per problemi legati a violenze e condizioni orribili, a una nella contea di Essex, nel New Jersey. Di certo Puff Daddy dovrà comparire in tribunale il 9 ottobre. Intanto spunta una dodicesima denuncia di violenze da parte di una modella e imprenditrice della Florida, che al momento ha preferito rimanere anonima.
Il produttore è stato rinchiuso al Metropolitan Detention Center di Brooklyn da quando si è dichiarato” non colpevole”, il 17 settembre scorso. Daddy avrebbe usato il suo “potere e prestigio” per indurre alcune ragazze ad esibizioni sessuali sotto l’effetto di droghe assieme ad escort maschili in eventi soprannominati “Freak Offs”.