In piazza a Cagliari contro quella che in Sardegna viene ormai percepita come l’invasione delle rinnovabili e, in particolare, delle pale eoliche (leggi l’approfondimento). Le ragioni della manifestazione, che partirà alle 10.30 e prevede un flash mob finale, le ha spiegate alla vigilia della protesta il sindaco di Orgosolo, Pasquale Mereu, alla guida del comitato promotore dell’iniziativa di legge popolare Pratobello 24. La stessa manifestazione, infatti, si svolgerà in occasione della consegna in Consiglio regionale delle firme per l’iniziativa presentata lo scorso 30 luglio a Orgosolo, con l’adesione iniziale di circa trenta sindaci. “L’obiettivo di Pratobello 24 – spiega il primo cittadino – non è bloccare la transizione energetica, ma contribuire a una transizione energetica che rispetti il territorio e sia a favore del popolo sardo e non delle multinazionali”. Tutto questo avviene in un clima di tensione e dopo l’approvazione di un disegno di legge con cui la giunta regionale ha indicato le aree idonee, con circa tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza prevista dal ministero dell’Ambiente. Una misura contro cui si sono schierati Legambiente, Kyoto Club, Greenpeace e WWF Italia.

Raccolte oltre 210mila firme. In piazza – “Siamo di fronte a un risultato eccezionale”, ha commentato invece Mereu rispetto alla mobilitazione dei comitati. Ed è un fatto che, in 45 giorni, dal 1 agosto al 16 settembre, sono state raccolte oltre 210mila firme certificate, un numero ampiamente superiore a quello necessario per la presentazione di iniziative di legge di iniziativa popolare (10mila). Secondo il primo cittadino “un dato di partecipazione popolare che va molto oltre le previsioni iniziali e rappresenta un segnale forte alla politica: i cittadini sardi vogliono contare nelle decisioni che riguardano il destino della loro terra”. Quella di Cagliari non è la prima manifestazione contro quello che i comitati di base definiscono l’assalto delle rinnovabili ma – rispetto alle proteste che si sono svolte durante l’estate – arriva dopo il ddl sulle aree idonee approvato di recente dalla giunta regionale. Il ddl supera anche la ‘moratoria’ che aveva già bloccato i nuovi impianti per 18 mesi. Il disegno di legge, infatti, non riguarda solo quelli nuovi, ma anche i progetti che aspettano l’autorizzazione o che l’hanno già ottenuta ma per i quali non sono iniziati i lavori.

La posizione delle associazioni ambientaliste – “Pur apprezzando e riconoscendo lo sforzo della giunta della Regione Sardegna nell’affrontare un tema troppo a lungo lasciato in sospeso, Sardegna Rinnovabile ritiene che il disegno di legge sulle aree idonee e non idonee allo sviluppo di energie rinnovabili approvato dalla giunta confermi le forti preoccupazioni di chi crede in uno sviluppo diverso”, è stato il commento di Legambiente, Kyoto Club, Greenpeace e WWF Italia. Di fatto, la presidente, Alessandra Todde, ha dichiarato che la quasi totalità del territorio sardo è stato classificato come non idoneo per gli impianti rinnovabili. “Di sette allegati al testo della legge regionale, solo uno, piuttosto sintetico, riguarda la selezione delle aree idonee – spiegano le associazioni – mentre i restanti sono lunghi elenchi di aree non idonee e di ulteriori requisiti urbanistici ed edilizi richiesti per tipologia di impianto”. Ma se la selezione delle aree idonee avrebbe dovuto portare a iter autorizzativi semplificati e snelli in quelle aree particolarmente vocate all’installazione degli impianti, secondo le associazioni “la preoccupante assenza di criteri validi, strutturati e uniformi a livello nazionale” non ha certo favorito questo scopo. Il risultato? “La Regione Sardegna si sta apprestando a tradurre in legge, anche con effetto retroattivo per gli impianti con procedura autorizzativa in corso, le diffuse preoccupazioni determinate anche dalla martellante campagna mediatica contro le rinnovabili, spalleggiata da forti interessi legati ai combustibili fossili”.

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