Giustizia & Impunità

Luca Richeldi, il pneumologo del Gemelli a processo per violenza sessuale. I legali: “No a condanne mediatiche prima del processo”

Il giudice preliminare di Roma ha rinviato a giudizio il professore Luca Richeldi, primario di pneumologia del Policlinico Gemelli, accusato di violenza sessuale ai danni di una paziente. Dopo il no al patteggiamento il giudice ha reso noto, in apertura di udienza, anche la decisione del presidente del tribunale che non ha accolto la richiesta di astensione del gup avanzata dai difensori del medico. Il processo è stato fissato al prossimo 3 giugno.

Una paziente aveva denunciato che il professore l’aveva palpeggiata e baciata sulla bocca nonostante i tentativi della donna di sottrarsi cingendola “alle spalle con le mani, appoggiandosi con il corpo contro di lei”. Tutto sarebbe avvenuto in una delle stanze dell’enorme complesso ospedaliero del Gemelli. Da parte sua Richeldi aveva confermato di aver visitato la donna, ma aveva respinto per intero tutta la ricostruzione. In due occasioni sono stati respinti i patteggiamenti. La parte offesa contro i patteggiamenti si era opposta perché, stando alla legale, “l’accordo con il pubblico ministero prevede esclusivamente una pena pecuniaria peraltro sospesa”.

La difesa: “No a condanne mediatiche”
A parlare con una nota è l’avvocato di Richeldi, il professor Carlo Bonzano. “Mi pare si sia deciso di dare a questa vicenda per via mediatica una dimensione diversa da quella che le è propria sul piano giudiziario – commenta -. Non a caso, molti dimenticano che la richiesta di patteggiamento aveva trovato la piena condivisione da parte della Procura, che aveva manifestato incondizionato consenso dapprima alla richiesta scritta e poi in udienza, peraltro per il tramite di magistrati diversi, i quali hanno tutti espressamente condiviso la congruità della proposta: evidentemente essa non era così stravagante come molti si affannano ad affermare”. “La stravaganza, viceversa, – prosegue il legale – mi pare si annidi nel sottolineare come non vi sia stata assunzione di responsabilità e conseguentemente non siano state formalizzate delle scuse: peccato che il patteggiamento sia stato concepito senza alcuna ammissione di responsabilità, sicché – peraltro in spregio alla presunzione di innocenza che tutti invocano per sé, ma pochi riconoscono al prossimo – si pretende qualcosa che è incompatibile con la legge prima ancora che con la ferma presa di distanza da parte del prof. Richeldi rispetto ai fatti addebitatigli”. L’avvocato sottolinea che “al contempo il provvedimento di rigetto si diffonde su profili che corrono il rischio di apparire del tutto estranei al vaglio di congruità della pena e talvolta persino alla ipotesi accusatoria descritta nella imputazione. Evidentemente anche questa iniziativa non era così irrituale come taluni hanno inteso dipingerla: il pubblico ministero, in persona di un magistrato ancora diverso dai precedenti, non si è opposto (a differenza della parte civile) e, soprattutto, il giudice, invece che restare insensibile al tema, ha avanzato una propria richiesta di astensione al presidente del tribunale

Il legale prosegue spiegando che “il conseguente rigetto (alla richiesta di astensione, ndr) ci ha proiettato oggi nella peculiare condizione di dover celebrare l’udienza preliminare davanti allo stesso giudice che si era già diffusamente espresso sul merito, poi chiedendo di potersi astenere dalla decisione che è invece stato chiamato ad assumere. Mi chiedo e vi chiedo: quante possibilità ci sono che quello stesso giudice potesse ora pronunciare una sentenza di proscioglimento? Per parte nostra, quindi, non possiamo fare altro che prendere atto della conclusione della fase dell’udienza preliminare e prepararci finalmente alla celebrazione del processo davanti al tribunale, nella certezza che in quella sede potrà esserci un contraddittorio serio e rigoroso ed il fatto sarà giudicato nella sua obiettività. Sta di fatto che vi è un unico dato certo ed inconfutabile: il giudizio deve ancora iniziare, inizierà il 3 giugno 2025. Almeno per quanti credono nella giustizia, è davvero troppo presto per pronunciare condanne mediatiche! Visto che, a quanto pare, ci si sta appassionando ad aspetti di questa vicenda che vengono rappresentati come estranei alla fisiologia del confronto processuale, confido si abbia la curiosità di approfondire anche quegli aspetti che invece emergono con tutta evidenza come peculiari”.