A un mese dall’inizio dell’anno scolastico la cosiddetta Carta docente – il bonus di 500 euro che i docenti di ruolo possono spendere in libri, cinema, musei, software – non è partita. Non solo. Da quest’anno – a detta di tutte le organizzazioni sindacali – c’è il rischio che venga ridotta a 425 euro. Un taglio già previsto dal governo Draghi e confermato dalla nuova maggioranza. Le risorse per finanziarla sono state impegnate per altre finalità così come previsto dal Dl 36/2022: 19 milioni di euro per il 2024 e 50 milioni per il 2025 saranno utilizzati per retribuire i docenti impegnati nelle attività di tutoraggio nei percorsi di formazione iniziale per l’accesso al ruolo dei futuri maestri e professori. Altri quaranta milioni di euro saranno utilizzati dal 2027 per finanziare i corsi di formazione per il “docente stabilmente incentivato”, un percorso selettivo e premiale rivolto ad un’esigua minoranza di insegnanti che riceverà un “premio” a seguito di valutazione positiva al termine di un percorso articolato in tre cicli triennali successivi. Resterà sempre meno da spendere con la carta mentre per i precari sembra non esserci speranze: tanti i docenti a cui è stato riconosciuto il diritto alla carta anche a seguito di sentenza legale ma che a oggi ancora non hanno riscosso alcun beneficio.

“A questo punto – spiega la segretaria nazionale della Flc Cgil, Gianna Fracassi a IlFattoQuotidiano.it – ci domandiamo se è tagliando drasticamente le risorse a loro disposizione che si realizza il tanto decantato rilancio del ruolo degli insegnanti. Chiediamo di escludere il taglio di queste risorse ed estendere la carta a tutti i precari a cui è stato riconosciuto il diritto al bonus”. Dello stesso parere Giuseppe D’Aprile, segretario nazionale della Uil Scuola: “È ora necessario intervenire attraverso il primo strumento legislativo utile in grado non solo di prorogare il finanziamento per i precari con contratto al 31/8, secondo quanto contenuto nel decreto “Salva infrazioni” valido per il solo 2023, ma anche per ripristinare la riduzione operata dal governo precedente. La Suprema Corte ha sostanzialmente ribadito quanto sostenuto da tempo dalla Uil Scuola, riconoscendo che i ricorsi avanzati dai docenti precari per l’ottenimento della carta docente, vanno accolti integralmente sia per coloro che hanno contratti al 30 giugno che per quelli che hanno contratti al 31 agosto”. D’Aprile va oltre: “Investire per estendere il beneficio della card docente a tutto il personale a tempo indeterminato e determinato – educatori e Ata compresi– significherebbe riconoscere e valorizzare il loro ruolo. Un primo passo verso un tipo di formazione continua e retribuita, necessaria per rafforzare l’intero sistema scolastico sotto ogni punto di vista”. Con Cgil e Uil si schiera anche Marcello Pacifico dell’Anief: “Se non si assegna al supplente la card annuale lo si costringe all’auto-formazione producendo in questo modo una chiara discriminazione”.
A giorni si terrà un incontro tra il ministero e le organizzazioni sindacali e la questione sarà tra le priorità in agenda.

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