“Confermiamo il nostro impegno in Unifil fin quando l’ONU sarà in grado di operare” ma “nell’interesse dei nostri militari siamo pronti a rivedere ad horas le decisioni di lasciare il contingente nazionale schierato”. Ma anche che la decisione di lasciare la missione “non può essere una decisione unilaterale perché è una missione ONU”, e inoltre, un sì ad “un rafforzamento del contingente – perché – o ci sono le forze dell’ONU nel sud del Libano o ci sono i soldati israeliani e la differenza è chiara a tutti”. Queste le principali dichiarazioni del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, prima nell’audizione in Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, sui più recenti sviluppi in Medio Oriente, e poi fuori da Montecitorio. “La difesa – afferma Crosetto – è pronta a fare la sua parte, qualora necessario, è in grado di condurre operazioni di estrazioni del contingente nazionale anche in modo autonomo”. Anche se per i mille militari italiani al confine tra Libano ed Israele “il livello di rischio per quanto avvenuto negli ultimi giorni non è aumentato poiché loro non sono obiettivo di attacchi diretti da parte di nessuna delle due parti, cionondimeno la situazione rimane molto difficile, preoccupante per la possibilità di incidenti non voluti che non possono essere mai esclusi”.
Sulla risoluzione delle Nazioni Unite, da cui nasce la missione internazionale di peacekeeping a cui partecipano cinquanta nazioni, il titolare della difesa del governo Meloni aggiunge che “dobbiamo riconoscere che Unifil non ha raggiunto gli obiettivi previsti della risoluzione 1701 dell’ONU – risoluzione sottolinea Crosetto – disattesa nel corso degli anni sia da Hezbollah che da Israele”.

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